(si consiglia di leggere ascoltando Experience di Ludovico Einaudi che trovate qui sopra)
*Malfoy Manor*
Non appena si furono smaterializzati Voldemort lasciò immediatamente la presa e si allontanò dalla donna.
Era voltato di spalle, stava riflettendo, si fidava di lei e invece aveva fallito la missione, una missione importante come quella, in cui vi erano le sorti della guerra, le sorti della sua vittoria o della sua sconfitta, come aveva potuto, lei che era la migliore tra tutti quegli insulsi scansafatiche che si ritrovava attorno?
"Bellatrix, sai perché ho affidato a Lucius questa missione?" chiese atono e duro come era solito fare.
La donna stette in silenzio, sapeva che l'avrebbe punita per ciò che era successo e sicuramente non aveva voglia di peggiorare la sua situazione.
"Bellatrix sai che quando faccio una domanda voglio che tu mi risponda" continuò e la mora trasse un profondo respiro
"Sì mio signore, me lo avevate già detto" si limitò a rispondere, non sapeva cosa fare, la paura la stava bloccando, aveva sbagliato tutto, si sentiva in colpa, il signore oscuro aveva bisogno di quella profezia e lei era riuscita a farsela togliere di mano da dei quindicenni e mezzo ordine della fenice, come era potuto succedere?
"Me lo chiedo anche io Bellatrix, avevo affidato a tuo cognato la missione poiché sai benissimo che nell'ultimo periodo la sua fedeltà nei miei confronti è venuta a mancare sempre di più, soprattutto da quando sono arrivato qui a casa vostra, non lo vedevo molto entusiasta della cosa"
Si era voltato e le aveva letto nella mente, un'altra volta, quando era con lui le sue difese calavano, non aveva deluso solo il suo padrone, aveva deluso l'uomo che amava e lui era venuto a salvarla, aveva fatto saltare la sua copertura solo per lei, perché? Contava veramente così tanto ai suoi occhi?
"Si Bellatrix, ti ho salvata perché sei la migliore, la più leale e fedele, ma non cominciare a farti strane idee, sai quanto odio quando ti fai pervadere da cose futili come i tuoi sentimenti"
"Ottimo, eccolo che ricomincia" pensò lei, sapeva tutto di Voldemort, conosceva cose su di lui che gli altri nemmeno immaginavano, sapeva il suo nome prima che chiunque altro oltre a Silente ne fosse a conoscenza, sapeva degli horcrux, sapeva della sua infanzia ma soprattutto conosceva il suo punto debole, l'essere un mezzosangue, perché però spesso, soprattutto nell'ultimo periodo la ignorava, spesso era distaccato, non le parlava neanche?
"Questo non vuol dire che non sia deluso da te" riprese l'uomo riferendosi a quanto aveva detto prima, la riccia non avrebbe mai e poi mai voluto sentire quelle parole riferite a lei
"A differenza degli altri però una cosa buona l'hai fatta, hai ucciso tuo cugino Sirius a cui il ragazzo teneva molto"
Alla dona sfuggì un piccolo verso divertito, suo cugino Sirius, forse sarebbe stato meglio dire "il cane", quell'essere spregevole che aveva tradito la sua famiglia, da quando aveva iniziato a frequentare quel Potter e quei suoi amici babbani e sangue sporco non aveva fatto altro che diventare la pecora nera dei Black insieme ad Andromeda.
"Non ti avevo comunque chiesto di risolvere i tuoi disguidi familiari, quelli avresti potuto lasciarli anche per dopo, avevi notato che la situazione non era delle migliori e da te mi aspettavo che prendessi il comando e no che ti mettessi a giocare a tiro al bersaglio col padrino di Potter, più che una missione fallita questa la definirei letteralmente un fiasco" fece una pausa e la guardò dritta negli occhi, la donna si perse in quelle pupille rosse come il fuoco che ardeva nell'animo del suo signore, come la rabbia che in quel momento gli ribolliva nelle vene, avrebbe amato essere gettata in quelle fiamme ardenti, non aveva per niente paura di bruciarsi, sapeva che da quel dolore ne avrebbe potuto trarre solo soddisfazione.
L'oscuro si avvicinò alla donna e con due dita le sollevò il mento per osservarla meglio nei suoi di occhi che invece erano due pozzi neri e senza fondo, oscuri come la sua anima "E come se brucerà, la tua punizione farà male a differenza di quanto immagini"
La lasciò e si allontanò da lei puntandole la bacchetta contro e poi pronunciò quella parola che Bellatrix conosceva fin troppo bene, che tante, troppe volte, aveva amato usare sulle sue vittime "Crucio"
Erano forti le cruciatus del signore oscuro, più di quanto immaginasse, sembrava che prendesse tutta la sua rabbia e la gettasse fuori dalla punta della bacchetta.
La donna cadde a terra, in ginocchio, senza dire una parola, era l'unica in grado di resistere alle torture e lui lo sapeva bene, voleva portarla allo stremo ed aumentò l'intensità della maledizione, andava avanti così ormai da minuti; la riccia si morse il labbro inferiore per trattenere un urlo fino a quando non ne uscì fuori una piccola goccia di sangue, quel sangue puro che scorreva nelle vene di lei e che Voldemort aveva sempre ammirato e poi, il dolore divenne insopportabile, come migliaia di coltelli incandescenti che ti attraversano la pelle fino a colpirti negli organi, e lì, infine accasciata sul pavimento Bellatrix con le lacrime agli occhi urlò a pieni polmoni.
Poi tutto avvenne in fretta, la donna non ebbe neanche il tempo di focalizzare ciò che era appena avvenuto, non appena emise il grido vide il signore oscuro ritrarre istintivamente la mano ed interrompere quella punizione.
Stette in silenzio alcuni secondi, gli occhi rossi che la scrutavano in maniera strana, sconosciuta, lui la stava guardando come mai aveva fatto prima, non sapeva dire cosa stesse provando Voldemort in quel momento, ma sembrava come qualcosa di nuovo.
"In piedi e va via, lasciami solo" le ordinò andando oltre la donna e dandole le spalle.
La riccia riuscì a stento ad alzarsi e senza proferir parola si smaterializzò via, in camera sua, lo aveva deluso era chiaro, sentiva ancora il dolore delle cruciatus addosso e non appena si chiuse la porta alle spalle pianse. La famigerata Bellatrix Black stava piangendo per un uomo, un'altra volta, per lui.
Le lacrime le solcavano silenziosamente il volto, non una parola, non un singhiozzo, un pianto liberatorio, l'amarezza del dolore che si mescolava alla dolce sensazione della sua illusione, del suo illudersi che un giorno l'avrebbe amata.
"Lui non ama Bella, ricordalo, smettila di pensare, lo hai deluso e basta" si disse mentre era seduta a terra, appoggiata alla porta e con le braccia attorno alle gambe, a stringersi da sola in quella gelida notte, continuando a sognare l'impossibile come una bambina, come quando era una bambina, come quando era nata la sua ammirazione per quell'uomo che si faceva chiamare Lord Voldemort, come quando era diventata una mangiamorte.
Illusioni sopra altre illusioni, inutili sogni, solo questi erano i suoi, ma intanto l'unica cosa che riusciva a nutrirla, che in quei quattordici lunghi anni le aveva permesso di rimanere in vita era l'amore per lui, la consapevolezza che l'avrebbe salvata, che un giorno il suo signore l'avrebbe liberata portandola lontano, come ai vecchi tempi.
La fiamma di quell'amore l'aveva tenuta in vita fino a quel giorno e lei continuava ad alimentarsi di essa, di quel fuoco che ardeva incessante, lo stesso fuoco dei suoi occhi, le stesse fiamme che lui portava dentro, quelle fiamme erano simili, formate di sentimenti contrastanti, odio e amore, "odi et amo" avrebbe detto Catullo.
Da piccola sognava una di quelle belle storie come quelle babbane, un principe col suo cavallo, che ti prendeva e ti portava via per farti diventare la sua principessa, ed un giorno eccolo lì il suo principe; uno fuori dal comune e fuori dagli schemi, lui era oscurità, la portava con se ovunque andasse, aveva visto quelle tenebre anche in lei e le aveva sistemate, fatte crescere e col tempo si erano fortificate, l'aveva resa potente, l'aveva resa la Bellatrix che oggi era, le ripeteva sempre di non amare, di non lasciarsi andare a sentimenti così inutili ma in realtà era grazie a lui che era nata quella fiamma, quella passione, quella devozione, quel modo di adorarlo, lui la custodiva rendendola una strega sempre più dotata e potente e allo stesso tempo la faceva innamorare, sempre di più. Lo sapeva benissimo, non l'avrebbe mai ricambiata, ma per lui ci sarebbe sempre stata, lei era la sua pupilla, la sua allieva, la più leale e la più fedele o come diceva lui, lei era la sua Bellatrix, la sua guerriera e lei lo aveva promesso, avrebbe sempre combattuto per lui e affianco a lui, per tutta la sua vita, finché non sarebbe morta.
Poco più tardi Bellatrix si addormentò con questi pensieri nella testa senza sapere che poco lontano qualcuno, invece, era ancora sveglio, con un pensiero a tormentargli l'anima e il cuore, un pensiero fisso che non lo faceva dormire da mesi, che lo faceva sentire strano ... quel pensiero era lei e quella persona era l'ultima al mondo che avrebbe immaginato, Lord Voldemort.spazio autrice
eh si amici ho revisionato il capitolo 1 della storia, spero vi piaccia
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Bellamort || The True Story Never Told - La Vera Storia Mai Raccontata
Fiksi Penggemar*(in fase di riscrittura totale)* Premessa *flashback* Un lampo attraversò la stanza, Silente corse verso Harry che era disteso sul pavimento e Voldemort capì: gli Auror stavano arrivando. Prese Bellatrix per mano e insieme si smaterializzarono.* (È...