Cap. 2: La Mia Prima Esecuzione Come Spettatrice

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Dopo quella gita durante gli anni avevo sempre cercato di eludere la sorveglianza di mio padre, che cercava sempre di allontanarmi quel pensiero dalla testa fallendo miseramente.

Una sera, il 10 ottobre 1929, ero riuscita a introdurmi nel carcere e avevo presenziato a un esecuzione: il detenuto sedeva sulla sedia tremando tutto da capo a piedi, poi mio padre gli si era rivolto con queste parole:

<< Gabriel Cortés sei stato condannato a morire sulla sedia elettrica da una sentenza pronunciata da una giuria di tuoi pari e resa esecutiva da un giudice ufficialmente operante in questo Stato. Dio salvi il popolo di questo Stato. Hai qualcosa da dire prima che sia eseguita la sentenza? >>

Il detenuto aveva negato e Brutal gli aveva messo il cappuccio nero, la spugna bagnata sulla testa e il casco:

Paul al suo segnale aveva dato l'ordine di far partire l'elettricità.

<< Dio abbia pietà della tua anima. Vai con il due >>

Il detenuto aveva iniziato ad avere degli spasmi, muovendosi avanti e indietro e urlava con delle urla terrificanti finché l'elettricità era stata spenta e un medico gli si era avvicinato per auscultare il battito cardiaco che ovviamente non c'era.

Io ero uscita sul giardino correndo a casa con l'immagine di quell'uomo che moriva in un modo orribile nella mente: " come può mio padre essere un mostro! Lo so che quelle persone hanno commesso reati ripugnanti, ma non devono morire a quel modo! Non lo trovo giusto!".

Una volta che ero giunta a casa mi ero rifugiata in camera  piangendo disperatamente.

La mattina successiva appena avevo visto mio padre un forte senso di rabbia mi aveva colpito:

<< Buongiorno mia principessa, dormito bene? >> mi aveva detto sorridendomi e dandomi un bacio sulla fronte

Io ero ancora scioccata da quello che avevano visto i miei occhi e non riuscivo a guardarlo come prima: " come osa parlarmi dopo quello che ha fatto?! E soprattutto perché aveva avuto lo sguardo così freddo?! Quei prigionieri, anche se avevano commesso reati disgustosi, sono comunque degli esseri umani e meritano una fine più giusta!".

<< Non ti voglio parlare! >> gli avevo risposto freddamente senza averlo degnato di uno sguardo continuando a bere il mio latte

<< Ma che hai, stai bene? >> mi aveva chiesto dubbioso

<< Sì, sto bene ma non ti vorrei vedere per il resto della giornata >> gli avevo risposto sempre senza degnarlo di uno sguardo: " possibile che non riuscisse a fare 2 + 2?".

<< Come mai questo tuo comportamento nei miei confronti? >>

" Ma davvero  è così duro di comprendonio?".

<< Posso stare da sola? >>

<< Ma certo, ora vado a lavoro ci vediamo stasera mie donzelle >>

Avevo finito di bere il mio latte e mi ero diretta in bagno per prepararmi mentre lui era uscito di casa .

Una volta pronta avevo preso il mio zaino con i libri che mi erano serviti per le lezioni e mi ero diretta verso la fermata dello scuolabus.

Una volta salita avevo preso posto accanto al finestrino e avevo continuato a pensare: " perché mio padre, un uomo così buono e gentile, uccide a questo modo dei criminali? Avendolo visto ieri sembra che non abbia provato pietà quando nel corpo dell'uomo era passata tutta quella elettricità."

Ero ancora immersa nelle mie riflessioni che non mi ero accorta che Wallace si era seduto accanto a me.

<< Buongiorno Laura, ti vedo un po' pensierosa, a cosa stai pensando? >>

<< Niente >>

<< Ti conosco dalle elementari e so riconoscere quello sguardo, cosa c'è che ti turba? >>

Era vero, lui mi conosceva meglio di tutti, perfino meglio dei miei stessi genitori. Wallace era un ragazzino simpatico ma soprattutto era un amico leale ma con lo scoppio della seconda guerra mondiale e con il compimento dei diciotto anni si era dovuto arruolare. Era morto in battaglia colpito da una bomba.

Lui non era solo bello interiormente ma anche esternamente: aveva dei bellissimi occhi marroni e un sorriso che ti faceva sciogliere, capelli neri riccioluti e un bel fisico.

Ecco questa è l'ultima foto che possiedo di lui, qui aveva diciotto anni ed era una settimana prima che lo chiamassero nell'esercito

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Ecco questa è l'ultima foto che possiedo di lui, qui aveva diciotto anni ed era una settimana prima che lo chiamassero nell'esercito.

Comunque eravamo sul bus avevamo tredici anni e la paura di essere chiamati nell'esercito non c'era.

Io mi ero voltata verso di lui e gli avevo raccontato tutto quello che avevo visto; lui ne era scioccato.

<< Davvero muiono così quei criminali? Capisco che sono delle persone orribili ma non meritano di morire a questo modo. Tuo padre è veramente una persona orribile se era stato veramente impassibile >>

<< Lo so e ho deciso che non gli parlerò più >>

Lui mi aveva sorriso e con solo quello avevo compreso che lui era dalla mia parte.

Una volta a scuola mi ero dedicata alle lezioni allontanando, per un momento, mio padre e il suo volto freddo dalla mia mente.

Il miglio verde ~ born to make history ( FUTURA REVISIONE ) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora