parte 3

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Bussammo alla porta, non potevamo entrare senza un mandato e, anche se la tentazione era forte, dovevamo rispettare le regole.

"LAPD, c'è qualcuno in casa?" Urlai.

Sentimmo dei tacchi picchiare su un pavimento di legno e poi la serratura scattare.

"Oh eccovi, vi aspettavo." Ci aprí una donna che era esattamente come l'aveva descritta Dan.

Feci per entrare, ma Lucifer mi mise un braccio davanti per fermarmi. "Tu stai fuori. Duth che vuoi? Perchè hai preso Trixie?" Chiese rivolgendosi alla sorella con tono minaccioso.

"Se entri ne parliamo con calma." Sorrise in modo squallido, mi prudevano le mani, avrei voluto tirarle un pugno, ma non sarebbe servito, a quanto pare era un angelo, era immortale.

"Ne parleremo con calma se Trixie sta bene, sennò ti conviene sperare che nostro padre ti richiami a casa prima che io ti faccia del male." Minacciò avvicinandosi sempre di più a lei.

"Non ti preoccupare sta benissimo." Non si era scomposta neanche per un secondo, non aveva per niente paura di lui.

"Chloe aspettami in macchina" Lo guardai sperando cambiasse idea, non mi sentivo sicura stando fuori con loro due lì dentro. "Vai." Mi ordinò.

Solitamente non lo avrei ascoltato, ma c'era in ballo la vita di mia figlia e dovevo fidarmi.

Nel momento in cui chiuse la porta dietro di se mi guardò e mi sorrise per tranquillizzarmi, non era mai stato così premuroso e la cosa iniziava a piacermi.

Non passò neanche un minuto quando mi accorsi che da quella posizione avevo una visuale perfetta della finestra e potevo tranquillamente vedere all'interno della casa.

Vidi lui, aveva gli occhi rossi e stava urlando qualcosa alla sorella, smisi di respirare per un secondo.

Era ancora più bello.

Non ho mai negato che fosse attraente, ma non l'ho neanche mai ammesso, in quel momento però non riuscivo a pensare ad altro.

Ad un certo punto mi alzai in piedi sull'auto per riuscire a veder meglio e iniziai a vedere anche un pezzo di pavimento dov'era posizionata mia figlia: aveva i vestiti rosa che le avevo preparato sul letto quella mattina, prima di uscire, e stava piangendo, stringendo al petto il suo zaino di scuola.

"Scimmietta" Dissi come se potesse sentirmi.

Non pensai più ed iniziai ad avvicinarmi alla finestra, fu una cosa automatica.

Neanche tempo di arrivarci che Duth e Lucifer iniziarono a lottare tra di loro, così corsi ancora di più e, arrivata lì, vidi la ragazza che prendeva in braccio mia figlia.

Nonostante la presenza delle pareti molto spesse sentii un urlo "Lasciala!", era stato lui, ma non era la sua voce, era più profonda e forte e, nello stesso istante in cui finí di dire quella parola diventò come il giorno prima: era rosso, la camicia si era strappata sotto i muscoli che erano cresciuti notevolmente, ma, in più, gli erano sputate delle ali, non ali normali, non da angelo, ma ali da diavolo, come quelle dei cartoni o dei costumi di halloween.

Feci un passo indietro.

Ne ebbi finalmente la conferma, quello che avevo visto non era un sogno, me lo aveva detto poco prima, ma ancora non ci credevo al cento per cento.

Le urla di Trixie si fecero più forti, aveva paura di lui, ma sapevo che dopo pochi secondi si sarebbe ricordata del bene che voleva a Lucifer e tutto sarebbe passato.

Non ce la facevo più a stare a guardare, presi coraggio e sfondai la porta con un calcio.

"Detective, ti avevo detto di stare fuori!" Mi urlò con la stessa voce che aveva usato con la sorella.

"Non sto fuori a guardare, Lucifer!"

Non mi ascoltò e si avvicinò tirando un pugno, che avrebbe tranquillamente ucciso un umano, alla sorella, prese mia figlia in braccio e me la passò.

Stringerla ancora tra le mie braccia era la cosa più bella del mondo, non avevo mai provato niente di così forte.

Scoppiai a piangere cercando di tranquillizzare lei, mentre cercavo, inutilmente, qualcosa da fare per aiutare Lucifer che stava ancora lottando con la donna.

"Perché lo hai fatto?" Le chiese in un momento di pausa.

"Perché dovevo farti capire che ti stai rammollendo, devi tornare come prima, non riesci a capirlo? Ti sei messo in pericolo per una bambina, una bambina insignificante!" Gli urlò contro.

"È inutile, non sei la prima che cerca di farmi cambiare idea, ma tanto non ci riuscirete, ormai queste persone sono la mia famiglia, voi non lo siete mai stati."

A quelle parole mi commossi, non mi aspettavo di sentirle, ci aveva appena definiti la sua famiglia.

"Mammina, ma quindi Lucifer è davvero il diavolo?"

Mi chiese con vocina tremante mia figlia, lo aveva visto trasformarsi quindi non avrebbe avuto senso inventarsi scuse.

"Si tesoro, ma non aver paura, è sempre lo stesso, quello a cui vuoi bene, non cambia nulla." Credevo che nessuno ci avesse sentiti dato che avevo sussurrato ma, subito dopo, sentii lui da dietro di me dire a bassa voce, in modo sorpreso, "Detective".

Probabilmente si aspettava una reazione esagerata, che io avessi paura di lui, ma non successe niente di tutto questo.

Era tornato alle sue sembianze umane e la sorella ci stava guardando "Non ci credo. Che schifo, ci penso io, te ne pentirai della tua scelta, Lucifer."

"Prova a toccarle e quella a pentirtene sarai tu" E con velocità ci accompagnò fuori dalla porta.

Portammo Trixie a casa e, quando arrivammo, ci trovammo Dan, al quale dovemmo spiegare il motivo dell'indirizzo falso, era arrabbiato e aveva tutte le ragioni per esserlo.

Lucifer gli rispose con "Detective stronzo, non ti basta che ti abbiamo riportato tua figlia?" gli tirai una gomitata, di solito era divertente, ma non in quel momento.

Stranamente lui non replicò e tornò ad abbracciare la bambina.

"Senti Chloe, non é che potresti venire da me stasera? Per parlare di tutto questo."

"Va bene, tu ora vai a riposarti però." Non sapevo se avesse realmente bisogno di riposare, insomma, era il diavolo, ma volevo fargli capire che mi interessava di lui.

Mi sorrise e tutto iniziò a tremare quando alzò la mano verso il mio viso per accarezzarmi la guancia con una dolcezza che non credevo gli appartenesse.

Il mio stomaco era sottosopra ed era come se tutto fosse sparito, chiusi gli occhi appoggiandomi ancora di più alla mano e sentii lui ridacchiare "Non pensavo di farti questo effetto, detective."

Gli diedi una spinta che non lo fece muovere neanche di un millimetro e se ne andò.

Tutto vero - DeckerstarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora