parte 7

1.4K 51 7
                                    

Mi stavo vestendo per andare al lavoro quando Lucifer si svegliò.

"Che fai?" Mi chiese mentre si alzava dal letto.

"Tra dieci minuti dobbiamo essere in ufficio, vestiti."

"Beh buongiorno anche a te." Prese una camicia bianca e un completo blu e li indossò in poco tempo. "Sono troppo sobrio per lavorare." Detto questo si avvicinò al bancone e si versò il solito alcolico. Non l'avevo mai visto bere dell'acqua da quando lo conoscevo.

"Ma l'acqua ti fa così schifo?"

"Credo di non averla mai assaggiata."

"Ma-" Lo guardai a bocca aperta, com'era possibile? Evitai di farmi domande e mi sistemai i capelli. "Dai andiamo"

Entrai nell'ascensore e lui mi seguì, mi girai verso di lui e mi resi conto di non averlo ancora salutato per bene. Lo tirai per un braccio per farlo voltare, mi alzai sulle punte dei piedi e gli lasciai un bacio a stampo sulle labbra.

Mentre le porte dell'ascensore si chiudevano lui mise una mano sulla mia guancia e mi ribaciò, una volta, due volte e poi altre. Ogni volta il bacio aumentava di intensità e quando sentimmo il suono che ci avvisava che eravamo arrivati ero ormai senza fiato, le sue mani erano scese fino al mio di dietro e il mio corpo era totalmente attaccato al suo.

Lui fece come se nulla fosse successo ed uscì dalla struttura infilandosi in macchina.

"Detective?" Ero ancora ferma lì, pensavo solo a quanto lo desiderassi in quel momento, ma sapevo che mi sarei dovuta trattenere, ci sarebbe stato un tempo per tutto.

Salii in macchina e lui se ne rese conto. "Va che se facciamo tardi non succede niente." Mi sussurrò all'orecchio per poi mettermi una mano sulla guancia opposta alla sua posizione e iniziare a baciarmi il collo scendendo sempre più giù.

"Lucifer, no. Dopo."

"Mh, va bene, aspetterò." Cercai di trattenere i gemiti che mi aveva provocato e, stranamente, ci riuscii.

Si rimise composto e partí per la centrale.

Quando entrammo in ufficio c'erano poche persone: solo Dan e altri tre nostri colleghi, non era un periodo particolarmente pieno di casi così molti si erano presi una piccola vacanza.

Stavamo ancora camminando per raggiungere il mio ex marito quando lucifer mise una mano sotto il mio cappotto, inizialmente pensai volesse solo circondarmi i fianchi con un braccio ma poi sentii la sua mano stringermi il sedere. "Lucifer!"

Lui ridacchiò. "Tanto nessuno se ne accorge."

"Io sì, però" Mi allontanai.

"Dai detective lasciati andare."

"Lo sai che non sono così e non lo sarò mai, se mi hai presa come una di quelle che ti porti a letto tutte le sere hai sbagliato." E me ne andai affiancando il padre di mia figlia.

"Chloe! Dai stavo scherzando!" Mi raggiunse sbuffando.

Avevo ancora una voglia assurda di lui, ma non ero il tipo da fare ste cose in pubblico, o almeno lo pensavo, perché tutto questo mi stava eccitando un sacco e gli avevo detto quelle cose solo per non pensarci sperando che la smettesse con tutto quel teatrino.

Mi sedetti alla mia scrivania dopo aver appurato con Dan che per quel giorno avremmo dovuto solo sistemare alcune cartacce.

Lucifer si sistemò su di essa iniziando a mettere tutto in disordine e guardandomi.

"Non puoi sederti su una sedia come tutte le persone normali?"

"Io non sono una persona infatti, sono il diavolo."

"Si, lo so, ma almeno al lavoro potresti cercare di non sembrare uno squilibrato."

"Lo prendo come un complimento." Si alzò e rubò la sedia della scrivania di Dan che lo guardò male. Ormai ci aveva perso le speranze pure lui.

A proposito di Dan, lui non sapeva ancora niente di me e Lucifer e non avevo idea di quando e come glielo avrei detto, non era un segreto che non gli stesse così simpatico.

Sentii una sedia avvicinarsi sempre di più a me e, poco dopo, il diavolo in persona si sedette sopra di essa standomi il più appiccicato possibile.

"Non ti facevo uno di quelli che ha bisogno di affetto fisico sai?"

"Ma cosa stai dicendo?" Si mise subito sulla difensiva.

"Non ti stacchi un secondo da me."

"In realtà mi sono avvicinato per fare questo." E mi mise una mano sulla coscia. "Abbiamo la scrivania davanti, nessuno ci vede."

Sbuffai, ma non dissi niente, era inutile contestarlo, avrebbe fatto quello che voleva nonostante tutto.

Prese il mio silenzio come un consenso e iniziò ad alzare sempre di più la mano. Quando era vicinissimo al punto a cui voleva arrivare scattai e gli misi la mano sopra la sua per bloccarlo. Stavo già entrando in iper ventilazione e non avrei resistito oltre.

Lui mi guardò compiaciuto, "Ok, ho capito, la smetto." Fece una risatina, l'ennesima della giornata.

"No" Risposi. Gli presi la mano e mi alzai obbligandolo a seguirmi, lo trascinai per un po' finché non entrammo in una stanza vuota, un vecchio ufficio che nessuno usava, chiusi la porta a chiave e, dopo pochi istanti le sue mani erano sui miei fianchi, la mia schiena appoggiata alla porta e la sua fronte sulla mia.

"Sei sicura? Non pensavo ti piacessero ste cose." Mi baciò senza darmi il tempo di replicare, mi staccai.

"Neanche io lo pensavo." Gli sfilai la giacca e iniziai a sbottonargli la camicia mentre lui riprendeva a baciarmi.

Quando fu a petto nudo appoggiai le mani sui suoi addominali e scesi a baciarli. Lui mi sollevò la maglia che finì sul pavimento con la sua camicia e, successivamente, con il mio reggiseno.

"Muoviti, ti prego, non ce la faccio più." Ansimai.

Mi stavo trattenendo da troppo e avevo finito la pazienza.

"Certo detective, tutto quello che vuoi."

Mi lasciò i fianchi per andare a sbottonarsi i pantaloni e se li tirò giù in pochissimo tempo.

Le sue mani finirono a tirar giù la zip dei miei jeans e il mio fiatone aumentava sempre di più, non credevo lo avremmo fatto così per la prima volta, ma non potevo immaginare di meglio in quel momento.

Non abbassò neanche un poco i pantaloni, ma entrò con la mano, iniziò ad accarezzarmi da sopra le mutande e le mie gambe iniziarono a tremare talmente tanto che dovette tenermi su con un braccio per non farmi cadere per terra.

Con un unico movimento mi tirò giù tutti i vestiti che avevo ancora addosso e, dopo avermi guardata negli occhi lo sentii entrare, era una sensazione bellissima, finalmente capivo cosa volesse dire avere "la notte più bella della mia vita" come avevano detto le sue amanti che avevo interrogato qualche anno prima.

L'avrei fatto durare per sempre, ma ci dovemmo staccare dopo una ventina di minuti, non mi sarebbe dispiaciuto farlo altre volte, con lui avrei avuto le forze di farlo anche tutto il giorno, ma eravamo in una centrale di polizia.

Quando uscì da me ero sudata e tremavo ancora, lui mi spostò i capelli dalla fronte e mi baciò un ultima volta. "Mi sa che dobbiamo andare, Chloe." Mi sussurrò dopo aver sentito il mio telefono che squillava: sarà stato Dan che mi cercava.

"Sí, si vede tanto?"

"Cosa? Che abbiamo appena scopato?" Mi chiese mentre si allacciava il bottone dei pantaloni. "Se guardano me no, se guardano te mi sa di sì." Rise.

Si avvicinò di nuovo e mi passò una mano tra i capelli per sistemarmeli. "Ok così va meglio." Mise le mani intorno al mio viso e mi lasció un altro bacio. "Muoviti, ti aspetto fuori." Aggiunse infilandosi la camicia.

Tutto vero - DeckerstarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora