-1-

657 32 44
                                    

-MARINETTE!- la voce stridula della sorellastra riportò la ragazza alla realtà. Smise di canticchiare la ninna nanna che la madre le cantava sempre quand'era piccola, legò i capelli corvini in due rapidi codini e si precipitò dalla sorellastra.

-Hai chiamato, Chloè?-
-Quei tuoi esseri sono entrati in casa. Falli sparire prima che decida di farci una frittata. Degli animali in casa mia? Ridicolo, assolutamente ridicolo!- la ragazza indicò verso il divano, ai piedi del quale tre piccoli anatroccoli zampettavano tranquillamente.
Marinette sospirò. Si avvicinò agli animaletti e si inginocchiò.
-Ehi- sussurrò dolcemente, portando le mani a coppa vicino agli anatroccoli -che ne dite, usciamo da questa brutta casa? Andiamo a farci un bel giretto in giardino, che ne dite?- la corvina ridacchiò quando gli animaletti le zampettarono sulle dita per poi accomodarsi nelle sue mani.
Chloé sollevò un sopracciglio -Stai parlando con gli animali?-
-Sai, gli animali ci ascoltano e ci parlano se solo abbiamo le orecchie per ascoltarli. Solo in questo modo possiamo imparare a prendercene cura- disse Marinette, ripetendo le parole che tanto tempo prima le aveva detto sua madre. Ricacciò indietro una lacrima al pensiero della donna meravigliosa che era stata.
Chloé si lasciò sfuggire una risata denigrante e si allontanò.
-Ah, ricordati che devi riparare i vestiti di Lila e preparare il pranzo-
disse prima di sparire dietro la porta.
Marinette dovette trattenere la rabbia.
"Sii gentile e abbi coraggio" si ricordò mentalmente portando fuori gli anatroccoli.
Li adagiò delicatamente sul prato, prese  un po' di mangime e glielo porse.
-Ecco qui. Mangiate, e state lontani dai guai. Lo sapete che le mie sorellastre non sopportano che voi entriate in casa-

Marinette si alzò, spolverandosi il grembiule. Prese un po' di fieno e andò nella stalla, dove la sua cavalla, Belle, stava bevendo tranquillamente dall'abbeveratoio.
-Ehi Belle, come andiamo? Ti ho portato il pranzo- esclamò la ragazza, poggiando il fieno, che la cavalla iniziò subito a divorare.

Marinette entrò nella locanda in cui lavorava Alya, la sua migliore amica. 
La cercò con lo sguardo e la vide intenta a servire un tavolo. Le dava le spalle. Perfetto.
Marinette le si avvicinò di soppiatto, aspettò che non avesse più nulla sul vassoio e poi la salutò.

-Hey Alya!-
La mora sobbalzò, facendo cadere il vassoio.
-Marinette!- se uno sguardo avesse potuto uccidere, Marinette sarebbe già morta.
-Scusa- disse tra le risate la corvina.
Alya osservò l'amica. -Che ci fai qui in paese? Le streghe ti hanno lasciato una giornata libera?-
-No, dovevo passare a comprare gli ingredienti per il pranzo e son passata a salutarti.-Spiegò mostrando il cestino contenente gli acquisti che teneva in mano -a proposito, ora vado che devo ancora sistemare i vestiti di Lila e pulire la casa-
-Oh, ragazza, quando la smetterai di farti mettere i piedi in testa da quelle streghe? Ribellati un po', Mari. Lascia la casa! Vattene! Io potrei ospitarti-
-Io non mi faccio mettere i piedi in testa. E ribellarsi non servirebbe a nulla. Inoltre non voglio lasciare la casa dei miei genitori in mano loro. In quella casa sono stata felice. Tutto ciò che devo fare è continuare ad essere gentile e...-
-E con un po' di magia verrai ricompensata, sì. Però...-
Le campane della chiesetta vicino al locale iniziarono a suonare.
-Ora devo andare, si sta facendo tardi. Arrivederci, Alya!-

La corvina corse fuori dalla locanda prima che l'amica potesse replicare. Si era fatto veramente tardi. Corse per il piccolo sentiero nel bosco che portava a casa sua.
Ad un certo puntò sentì il rumore del fiume. Era tardi, ma forse una piccola sosta non avrebbe cambiato molto. Giusto il tempo di dissetarsi.
Deviò per un sentiero che svoltava a destra e dopo poche decine di metri raggiunse la riva ciottolosa del fiume. Si accovacciò, poggiò il cestino accanto a lei e prese un po' d'acqua con le mani a coppa, per poi portarsele alla bocca.

-Salve!- una voce maschile fece sobbalzare Marinette e l'acqua che aveva nelle mani le finì in faccia. Marinette si trovò davanti un ragazzo più o meno della sua età. Aveva dei bellissimi capelli biondi pettinati con cura, lineamenti definiti e con un che di regale ma soprattutto due meravigliosi occhi verdi. Il corpo tonico e snello era coperto da eleganti vestiti. Doveva appartenere ad una classe sociale nobile.
-Oh, perdonatemi, non volevo spaventarvi- si scusò l'estraneo.
Marinette sorrise.
-Non si preoccupi. Mi andava proprio una rinfrescata- disse ridendo e asciugandosi la faccia con il grembiule sporco di cenere, sporcandosi senza accorgersene la faccia.
Il ragazzo scoppiò a ridere.
-Che... che succede?- domandò inconsapevole la ragazza.
-La tua... la tua faccia- rispose lui tra le risate. Marinette guardò il suo riflesso nell'acqua e arrossì quando si accorse di avere mezza faccia nera.

Si abbassò e si lavò il più velocemente possibile la faccia nell'acqua, poi si rialzò e osservo imbarazzata il biondo, che continuava a ridere.
Lui si accorse del silenzio della ragazza e smise di ridere.
-Mi scusi io... sono stato inappropriato.
É solo che... non ho mai parlato con persone che non vivono a palazzo e...-
-Lei vive a palazzo?- lo interruppe la corvina.
Il biondo parve stupito -Lei... lei non sa chi sono?-
La ragazza abbassò lo sguardo.
-Mi... mi dispiace. Dovrei?-
Il ragazzo la guardò, sorrise e scosse la testa.
-No, immagino di no. Sono solamente un'apprendista. Mio padre lavora a palazzo e mi sta insegnando il mestiere-

Marinette annuì e sentì delle gocce d'acqua colarle lungo le guance. Aveva ancora la faccia bagnata, ma non poteva asciugarla con il grembiule se non voleva ritrovarsi di nuovo piena di cenere.
Il biondo si accorse del suo disagio e le porse un fazzoletto.
Marinette lo prese, ringraziandolo. La stoffa era molto delicata, e su un bordo erano ricamate in una scrittura elegante le lettere A.A. Dovette trattenersi dall'annusarlo.
-A.A.- sussurró -mi ricordano qualcosa- il ragazzo impallidì.

Marinette si asciugò la faccia.
-Non so ancora il tuo nome...-
Il ragazzo parve pensarci un po'
-Chat Noir. Puoi chiamarmi cosí-
La ragazza si accigliò.
-Chat Noir? Che nome strano-
-Oh, è solo un soprannome-
Un rumore di zoccoli e delle voci catturarono l'attenzione dei ragazzi.
-Oh no. Mi hanno trovato- sussurrò Chat.
-Cosa?- Marinette non aveva sentito le parole del biondo.
-Oh, niente. Ma ora devo andare, si sta facendo tardi e mio padre mi aspetta per insegnarmi nuove... cose-

Senza lasciarle nemmeno il tempo di dire qualcosa, Chat corse verso gli alberi e scomparve dalla vista di Marinette, lasciandola sola e perplessa, con il cestino in una mano e il fazzoletto del misterioso ragazzo nell'altra.
Marinette stava per voltarsi e tornare a casa quando il biondo tornò indietro e le si fermò davanti.
-Non potrei trovare pace senza conoscere il suo nome, signorina...-
Marinette esitò. Il ragazzo non le aveva detto il suo vero nome.

Una coccinella si posò sulla mano della ragazza. Trovato!
-Ladybug. Chiamami Ladybug-
Il ragazzo sorrise, consapevole  che anche la corvina aveva mentito sul suo vero nome.
-Bellissimo nome, My Lady. Allora... alla prossima, Ladybug!-
Poi corse di nuovo nel bosco e scomparve.

SPAZIO ME:
Wela! Agata è tornata! Eeee niente, questa è la mia versione miraculosa di Cenerentola. non si era capito?

Spero che la storia vi piaccia, è la prima che provo a scrivere... fatemi sapere.
Ciauuuuu.

Cenerentola || MiraculousDove le storie prendono vita. Scoprilo ora