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Marinette sorrise. Annusò il fazzoletto, inebriata da suo profumo di nocciole e dolci appena sfornati.
Lo mise in tasca, mentre le voci e gli zoccoli si facevano sempre più vicini.
La ragazza si voltò verso la direzione da cui provenivano i rumori. 
Tre uomini a cavallo avanzavano verso di lei.
Quando le furono davanti si fermarono e Marinette notò che al petto portavano uno stemma rappresenante una G sulla quale era posata una farfalla viola. Era lo stemma di Gabriel Agreste, il re.

Il ragazzo al centro prese parola -Ha per caso visto il principe passare da queste parti?-
La ragazza negò. Non aveva mai visto il principe, ma se l'avesse incontrato avrebbe capito che si trattava di un principe, no?

Gli occhi del ragazzo caddero sulla tasca della corvina, dalla quale sbucava l'angolo del fazzoletto sul quale erano ricamate le lettere A.A.
Fece un cenno agli altri uomini di proseguire e poi scese da cavallo. Si avvicinò a Marinette, che lo osservò meglio: aveva la carnagione abbastanza scura e indossava degli spessi occhiali.
Fece per prendere il fazzoletto ma la ragazza lo bloccò e nascose il fazzoletto sul fondo della tasca. Non sapeva perché ma considerava quel fazzoletto come un piccolo tesoro che non voleva condividere con nessuno.

-Dove l'hai preso?- domandò la guardia indicando la tasca della ragazza.
-Io... me l'ha dato un ragazzo che passava di qui- 
-E chi era questo ragazzo?-
-Ha detto di chiamarsi Chat Noir. Cioè, ha detto che era un soprannome-
-Non ti ha detto il suo vero nome?-
La ragazza scosse la testa. -Però forse lo conosci: ha detto di lavorare a palazzo: suo padre è un artigiano e lui sta imparando il suo lavoro. Aveva gli occhi verdi e dei bei capelli biondi pettinati accuratamente-

Il ragazzo rimase in silenzio, mentre sulla sua faccia si dipingeva un'espressione di consapevolezza.
-Ah sì... hai incontrato il figlio del vecchio Gio. Ragazzo fantastico. Bene, ora è meglio che io vada- disse lui, prima di salire a cavallo con una risatina nervosa.
Quando anche lui sparì al galoppo tra gli alberi, Marinette raccolse il cestino.
Non aveva capito bene cosa fosse successo, ma una cosa la sapeva: fra il misterioso Chat Noir e le guardie del re, si era fatto estremamente tardi e sarebbe stata in grossi guai se non fosse arrivata a casa in fretta.


-Non uscirai più dal castello senza il mio permesso-
-Ma padre!-
-Non si discute, Adrien! Hai idea della vergognosa e intollerabile figura che mi hai fatto fare con i sudditi? Ho dovuto mandare guardie per tutto il regno per cercarti-
-Certo padre, come desidera- Adrien s'inchinò mestamente e voltò le spalle al trono sul quale suo padre stava seduto, dirigendosi a grandi passi verso l'uscita.
Raggiunse la sala in cui le guardie si allenavano e prese una spada, poi raggiunse Nino, che stava duellando contro tre guardie contemporaneamente.
Adrien fece un cenno ai tre sfidanti e loro, dopo un veloce inchino, se ne andarono.
-Ehi! Mi mancava poco così e li battevo!- protestò Nino -ma meglio così. Tu sei un degno sfidante e poi dobbiamo parlare di quello che è successo oggi-
Il biondo sospirò e sollevò la spada. Nino imitò il suo gesto.
-Senti, non mi va di dare altre spiegazioni. E poi dovresti benissimo sapere perché sono fuggito-

Nino provò un affondo, che venne prontamente parato dal principe.
-Ehi, amico, io non intendevo quello. Io parlavo della ragazza del fiume-
Adrien s'irrigidì.
-Come fai a sapere di Ladybug?- disse, iniziando una rapida sequenza di finte e affondi.
-Tuo padre ha mandato anche me a cercarti e ho avuto il piacere di fare la sua conoscenza-
Adrien non disse nulla, ma le sue guance si arrossarono appena.
-Chat Noir, eh? L'apprendista di un artigiano? Perché le hai mentito?-
-Lei non sa che io sono il principe. Ed è stato bello essere trattato come una persona normale-
-Non sa che tu sei il principe? Comunque è una ragazza graziosa-
-Graziosissima. Ma... ehi! Che intenzioni hai Nino?-
Il ragazzo scoppiò a ridere nel vedere la faccia arrabbiata del compagno.
-Rilassati amico! Lo sai che io ho occhi solo per Alya- lo rassicurò.
-Alya, eh? La ragazza della locanda? Quella che non ti degna di un solo sguardo?-
-Ah ah. Divertente- disse, prima di essere disarmato dal biondo.


Era passata una settimana dal giorno in cui Marinette aveva incontrato Chat Noir e da allora ogni giorno trovava delle scuse per trascorrere più tempo possibile al fiume.
Si guardò intorno un ultima volta prima di sospirare sconsolata e di raccogliere i panni che quel pomeriggio aveva lavato almeno dieci volte per prendere tempo, nella speranza che il ragazzo comparisse. "Illusa" si disse. Raggiunse il sentiero che passava in mezzo agli alberi e che portava a casa sua.

-Ladybug! Aspetta!- Marinette si bloccò di colpo e un sorriso si fece strada sul suo viso. Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille.
-Chat Noir!- il ragazzo era davanti alla ragazza, bello come la prima volta che l'aveva visto.
-Perché non sei più venuto? Sono stata qui tutti i giorni per una settimana e...- Marinette si pentì subito di aver detto quelle parole. Adesso chissà cosa avrebbe pensato il ragazzo. Lui però non disse niente, ma il sorriso che gli increspava le labbra si fece ancora più largo.

-Diciamo che... mio padre non ha preso bene la mia ultima uscita di nascosto e quindi ha deciso di chiudermi nel castello. Ho dovuto far calmare le acque un po' prima di poter uscire nuovamente- 
Marinette annuì, poi raggiunse un masso e ci si sedette sopra. Chat si sedette accanto a lei, con le gambe incrociate.
-Perché tuo padre non ti lascia uscire?-

Chat esitò. Non amava raccontare questa storia, ma sentiva di potersi fidare di Ladybug.
La ragazza interpretò male il suo silenzio e arrossì.
-Scusami scusami scusami. Non volevo essere inopportuna, io...-
-Non fa niente. Stai tranquilla- la rassicurò lui.
-Mio padre... lui non vuole che io vada in giro perché ha paura che possa succedermi qualcosa, credo. Sai, da quando mia madre venne assalita da alcuni briganti e uccisa lui ha limitato i miei spostamenti-

Il biondo fissò la ragazza accanto a lui. Ladybug se ne stava immobile come una statua, con lo sguardo fisso nel vuoto e gli occhi lucidi.
-My Lady? Tutto bene?- Chat Noir si maledisse mentalmente: che domanda stupida, era ovvio che non stesse bene.
La ragazza si riscosse.
-Oh, sto bene. È solo che... anche io ho perso mia madre, quand'ero bambina. E poi anche mio padre, due anni fa. Per malattia-

-Oh- fu il commento del ragazzo.
-Giá-
-Quindi vivi da sola?-
-No. Mio padre morì durante un viaggio di lavoro. Prima di partire si era risposato con una donna vedova e con due figlie. Adesso vivo con loro-
-E come sono?- Chat spero di non sembrare troppo invadente, ma voleva sapere il più possibile sulla ragazza.
-Oh, loro sono... particolari. La mia matrigna, Audrey, è una donna molto... severa. Lila e Chloé, le sorellastre... beh, sono particolari. Quando mio padre morì Audrey capì che bisognava correre ai ripari, perciò licenziò tutta la servitù. Pare che licenziare le persone le piaccia davvero tanto. Comunque da allora svolgo io tutti i compiti che prima spettavano al personale. Loro mi trattano... come riescono-

-Mi dispiace- 
-Non è colpa tua. E poi, sono sicura che ci siano persone in situazioni peggiori della mia, quindi sono abbastanza fortunata-

Chat Noir rimase a bocca aperta. Ladybug era una ragazza meravigliosa e non riuscì a trattenersi dal dirglielo.
-Sei meaw-ravigliosa, purrr-incess-
La ragazza arrossì al complimento e rise al gioco di parole del biondo.
Chat si sentì felice come non lo era da molto tempo: vedere la corvina ridere e sapere che la causa di quella risata era lui lo faceva stare bene. Per non parlare di quanto fosse meraviglioso il suono della sua risata.
Il ragazzo si alzò. Prese sotto braccio la cesta con i vestiti della ragazza e porse la mano libera a Ladybug.
Lei l'afferrò senza esitazione e domandò al biondo che intenzioni avesse.
-Ovvio, ti accompagno a casa, purrrincess-

Lei rise.
-Non so neanche il tuo nome e tu non sai il mio. Vorresti davvero accompagnarmi a casa?-
Lo disse in tono scherzoso, ma Chat era tremendamente serio.
Posò lo sguardo negli occhi azzurri della ragazza e, nel modo più sincero e significativo possibile, disse tre semplici parole: -Sì, lo voglio-

ANGOLO ME:

So che il capitolo è un po' lungo ma non riuscivo a dargli una conclusione decente abbreviandolo. Comunque... mi sono accorta solo ora che l'ultima frase di Chat Noir fa pensare che si stiano sposando ma shhh, dettagli. Non voglio cambiarlo perché mi piace così.

Detto questo... spero che la storia  vi stia piacendo. Fatemi sapere cosa ne pensate :)

AGATA

Cenerentola || MiraculousDove le storie prendono vita. Scoprilo ora