Padremadre

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Mi sveglio sereno dopo tanto tempo. È domenica mattina, c'è il sole e accanto a me nel letto c'è Cesare ancora addormentato. 

Allora è tutto vero, non ho immaginato nulla. I ricordi della giornata di ieri mi tornano prepotentemente alla mente e ancora una volta mi ritrovo a sorridere come un idiota, ma non riesco ad evitarlo. Il ragazzo di cui sono innamorato ricambia i miei sentimenti e ieri ci siamo baciati e ora dorme al mio fianco. Non era successo nulla la scorsa notte, anche se una parte di me avrebbe voluto, ma non volevo affrettare le cose e probabilmente nemmeno lui. Dopo il nostro "appuntamento" al sushi, che avevamo passato a ridere e a guardarci come due ragazzini, gli avevo chiesto di tornare a casa con me e lui aveva accettato. Ci eravamo messi a giocare come al solito, solo che nessuno dei due riusciva a vincere perché continuavamo a baciarci e allora a un certo punto abbiamo abbandonato la partita per dedicarci completamente l'uno all'altro. Così ci siamo baciati, accarezzati, abbracciati e baciati ancora finché non abbiamo deciso di andare a dormire prima di portare la cosa ad un punto di non ritorno. Volevamo goderci i momenti senza catapultarci. Mi volto verso Cesare e inizio a lasciargli dei baci sulla mascella e sulla spalla finché non lo sento mugolare. Si sveglia sorridendo e con una voce ancora roca mi dice "Vorrei essere svegliato così tutte le mattine, grazie"

"Questo vuol dire che dovresti fermarti a dormire ogni sera" gli rispondo accarezzandogli i capelli e sentendolo praticamente fare le fusa sotto i miei tocchi.

"Potrei anche farlo" mi dice un po' incerto, forse temendo di spaventarmi, ma in realtà il mio cuore perde un battito al solo pensiero di lui che si aggira per casa mia non come ospite ma come coinquilino. Evito di dirglielo e mi limito a lasciargli un ultimo bacio sulla tempia per poi alzarmi e andare a lavarmi, il tutto senza riuscire a smettere di sorridere.

Quando finisco vado in cucina e lo trovo a preparare la colazione "Io invece vorrei qualcuno che cucinasse per me ogni mattina, grazie" gli dico facendogli il verso e lui mi risponde "Ah! Sono solo un servetto per te quindi" e io rido e vado ad abbracciarlo da dietro, affondando il mio viso nel suo collo e inalando il suo profumo. Ho sempre amato il profumo di Cesare e ora posso sentirlo da vicino ogni volta che voglio.

Cesare mi serve la colazione con un bacio e tutto ciò è così cliché da essere perfetto. Ci mettiamo a chiacchierare mentre mangiamo e mi rendo conto che aveva ragione: non è cambiato assolutamente nulla tra noi. Siamo sempre Nelson e Cesare, migliori amici che parlano di tutto e si prendono in giro e si capiscono con un solo sguardo, solo che ora si è aggiunto qualcosa in più al nostro rapporto, che è la ciliegina sulla torta per renderlo perfetto.

Ad un certo punto mi squilla il telefono e vedo che è mia madre, che mi propone di pranzare con loro. Quando chiudo la chiamata Cesare si accorge che qualcosa non va perché mi chiede "E' successo qualcosa?" Che vi avevo detto? Ci capiamo con un solo sguardo. "No, va tutto bene, mamma mi ha chiesto di andare a pranzo da loro"

"E non ti va? Se è per me guarda che non ci sono problemi, possiamo vederci stasera, ci vedremo domani in studio, adesso abbiamo tutto il tempo che vogliamo" e lo dice in un modo così limpido da farmi credere che davvero lui sarà al mio fianco per sempre e non potrei desiderare di meglio. Ma il problema non è questo.

"No non è questo, è che... Mi sento un ipocrita a presentarmi dalla mia famiglia fingendo di essere quello che non sono"

"E allora diglielo" mi dice Cesare e lo fa sembrare così semplice.

"Non è così semplice, io..."

"Nelson guardami, non hai niente da temere. Conosco la tua famiglia e posso dirti con certezza che non ti tratterebbero mai in modo diverso, anzi ti accetterebbero a braccia aperte. So che hai paura di deluderli, ma non puoi farlo, non c'è niente di brutto in quello che sei o che fai, niente per cui rimaner delusi. Sei stato così coraggioso a uscire allo scoperto con tutti i tuoi amici e addirittura a confessare i tuoi sentimenti a me, anche se avevi paura. Puoi essere coraggioso altrettanto per dire la verità ai tuoi genitori" mi dice e mi guarda in quel modo, quello che mi fa tremare le gambe e io corro ad abbracciarlo. Cesare mi stringe a sé e mi accarezza la schiena e io penso che abbia ragione, ho ritrovato il mio coraggio e devo andare fino in fondo, non sarò mai libero davvero se la mia famiglia non conosce il vero me. Cesare mi dice all'orecchio "Se vuoi ti accompagno e possiamo anche dirglielo insieme, a me non importa che sappiano di noi, anzi!"

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