7:30 di mattina, nessuno davanti scuola. Vivo solamente il paradiso.
Amavo stare in solitudine, anche se avevo pianificato di fare nuove amicizie venendo a scuola.
Ma ovviamente la frittata si è rigirata.
Misi le mani nelle tasche del giubbotto per il freddo, eravamo in pieno gennaio, e la neve era caduta da poco.
Potreste pensare che sono pazza a venire quarantacinque minuti prima che inizino le lezioni, ma lo faccio per evitare i bulli che ce l'hanno con me, perché appena inizia ad arrivare qualcuno vado nel corridoio. Tutti i professori e le bidelle sanno della mia situazione, così mi fanno entrare prima degli altri.
Ore 8:00
Gli altri studenti stavano iniziando ad arrivare, la paura salì immediatamente. Anche se andavo nel corridoio, prima che ci arrivassi, Justin (uno dei tanti bulli), faceva sapere che era a scuola salutandomi con uno schiaffo o peggio.
Ehi ma, parlando del diavolo spuntano sempre le corna??
"Ehi puttanella" non fate caso a come mi chiama, perché 1 non sono puttana, 2 sono più timida di chiunque altro.
"Ti devo salutare, stronza" uno schiaffo dato sulla guancia destra. Ormai ero abituata all'intensità di essi, quindi non facevano nemmeno tanto male.
"Stamani, visto che mi girano i coglioni, il saluto non è finito" disse serrando la mascella e sferrandomi un pugno sul naso, quello si che faceva male.
Mi toccai il naso e vidi che usciva sangue, molto sangue.
Iniziai a mostrare la mia debolezza piangendo e correndo via. Più che si scappa via dai problemi, più che diventano grandi. Lo so, ma non riesco ad affrontarlo.
Corsi dalla bidella che, vedendo la mia mano piena di sangue, mi portò in infermeria.
"Chi è st-? Non ce n'è nemmeno bisogno di chiederlo" si affrettò a dire mentre mi medicava il naso.
"Fa molto male?" chiese continuando a tamponare. Secondo lei?!
"Nemmeno poco" dissi con un fil di voce, non sono di molte parole.
"È troppo grave per tenerti a scuola. Aspetta, e tieni la testa in sù" disse in preda al panico. Dedussi che sarebbe andata a chiamare l'ambulanza, ma Dio bellissimo, per un cazzotto?
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Mi portarono all'ospedale e mi dissero che mi ero rotta un ossicino della narice sinistra. Non avevo nemmeno i genitori da avvertire. Questo è il brutto di essere orfani.
Non mi fecero andare via da li, volevano tenermi sotto controllo per almeno qualche ora.
Giorno dopo
"Holli, alzati dai" mi sussurrò Alex, la figlia della poliziotta che mi ospita. Non mi hanno adottato, non potevano.
Mugugnai qualcosa, penso un no, ma non ne sono sicura.
"Vuoi andare a scuola o vuoi restare a casa?" la risposta è ovvia: CASA.
"Secondo te?" chiesi sarcastica alzandomi. Tanto sapevo che mi ci avrebbero portata lo stesso.
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Erano già le 8:00, segno che Justin stava arrivando. Corsi velocemente verso l'entrata e mi feci vedere dalla bidella, la quale si chiamava Pattie.
"Come stai, Hollis?" mi chiese accarezzandomi la guancia.
"Abbastanza bene, se non fosse per il fatto che non riesco a respirare nel modo corretto" dissi marcando le ultime parole. Forse le persone scambiano rompersi una gamba, un braccio o cos'altro per un dramma. Ma il mio dramma è non avere i genitori, i MIEI genitori.
"Tranquilla, in due settimane ti rimetterai, fidati. Ho fatto un corso di infermeria, quindi ne so qualcosa" disse accennando un sorriso, uno dei migliori che non aveva mai fatto.
Tra che aveva un bellissimo sorriso e tra che era bella, era difficile quale di tutto ciò fosse la miglior cosa.
8:15
La campanella di inizio lezioni suonò, e io, essendo la prima, mi diressi velocemente in classe. La prime tre ore erano occupate da matematica, io infatti sono un genio in essa. (Da notare la nota di sarcasmo.)
La sfortuna che il giovedì Justin è con me alle prime ore, quindi se non mi vede all'entrata, mi saluta durante l'intervallo.
Mi sedetti all'ultimo banco, solito posto, guardando la gente che entrava da quella maledetta porta.
Non vidi Justin entrare, forse oggi non sarebbe venuto...
Mi sbagliavo, si fece vedere dieci minuti dopo, non sapevo dove fosse stato e non mi interessava.
"Di buon'ora Justin. Vai a sederti accanto a Fenderson" disse il professore guardando verso la mia direzione.
"Io non mi siedo accanto a quella bambina in cerca di latte dai genitori!" tutti scoppiarono in una risata. Certe volte vorrei morire.
"Adesso basta! Fai a sederti accanto a lei se non vuoi prendere un rapporto ed essere sospeso!" esso sbuffò e si sedette accanto a me. Iniziai a tremare, sapete com'è avere il proprio bullo vicino a te non è una gran cosa.
"Ciao, puttanella. Non rompermi i coglioni. Okay?" mi avvertì. Annuii subito per evitare le sue torture.
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Suonò la campanella dell'intervallo, ma io non volevo alzarmi.
"Ti devo salutare, visto che stamani non ho potuto. Quindi alzati" mi prese per un braccio e mi portò fuori con la forza.
Una volta fuori mi buttò per terra provocando una risata tra tutti gli studenti.
"Guardatela, non parla nemmeno! Sembra muta!" rise di gusto. Mi alzai, ero abbastanza stanca, e oggi decisi di non mostrare la mia debolezza davanti a tutti.
Justin sbarrò gli occhi quando mi vide in piedi. Sorpresina?
"Ciao, Justin" lo salutai, mi avvicinai a lui. Eravamo vicinissimi, e lui non si allontanava.
Gli feci un sorrisetto e poi gli pestai un piede con tutta la forza che avevo.
"Ma che ti prende puttanella?" feci spallucce e tornai in classe.
Lasciai tutti a bocca aperta, ma son sicura che continuerà.
Per una volta mi sentivo bene con me stessa.
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Hollis Fenderson
RandomHollis è una ragazza orfana fin dalla nascita. La prese in adozione una donna anziana, Alicia Cher, che morì dopo 10 anni l'adozione. La vita di Hollis cambiò completamente: a 11 anni, una nuova famiglia la adottò, ma pensavano che portasse solo sf...