Capitolo 3

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Continuo a guardare la strada scorrere sotto il mio penny, è incredibile come un oggetto possa essere fonte di emozioni...

È stato il primo regalo di mio padre.

Ricordo la scena come se fosse incisa nella mia mente.

"Continuavo a guardare l'orologio nell'attesa delle tredici, l'ora in cui mio padre sarebbe rientrato dal suo viaggio a New York, sentivo e risentivo quel suono lo assorbivo memorizzando il numero dei rintocchi passati ad attendere il ritorno di mio padre...
Ancora, ancora e ancora.
All'improvviso sento la porta d'ingresso aprirsi, distolgo lo sguardo dall'orologio e corro per scoprire la causa di quel rumore...
Arrivata alla porta vedo un uomo con dei capelli neri , occhi azzurri e molto alto...
Mio padre con un pacchetto rosso e verde sotto il braccio,ha una forma strana.
Mi alzo sulle punte per farmi notare, lui subito mi avvolge in un abbraccio, forte e confortante come solo lui sa dare, si stacca da me e si piega sulle ginocchia.
-Giulia questo è per te, spero ti piacerà.- mi porge quel paccheto rosso e verde, con molta foga ed entusiasmo lo scarto e ci ritrovo qualcosa di mai visto prima, una tavola gialla con delle ruote, ha una forma strana si restrige a un'estremità"

È uno dei pochissimi ricordi con mio padre, lui è sempre in viaggio, non mi chiama mai...

Probabilmente ha dimenticato di avere una figlia adolescente, probabilmente.

O semplicemente non gli importa di me.

Sposto lo sguardo dall'asfalto a Lux, è confusa, lo capisco; ha le sopracciglia aggrottate e lo sguardo che sfreccia su tutti gli oggetti che sorpassa.

Decido di parlare, per spezzare questo silenzio assordante.

-Lux?- attiro la sua attenzione verso di me.

-Si?- chiede con un sorriso e voce dolce.

-Nulla, odio questo silenzio... tutto qui.- sputo.

-Beh, è un momento di riflessione per me, per te lo è? - è agitata.

-Si, ma preferirei parlare con te. -

-Stavo pensando a Louis...-

-Precisamente a cosa?- sono abbastanza curiosa.

-A tutto.-

-Ti odio.- sbuffo in una risata.

-Perché?-

-Perché sei sempre cosí negativa...- le rivelo con voce stridula.

-Questa non è essere negative signorina!- si gira verso di me con uno sguardo ridicolo.

-Lo so, ma ti conosco abbastanza bene da sapere che stai pensando alla parte negativa della questione, o sbaglio?- mi rivolgo a lei con voce presuntuosa.

-No...- Sta mentendo.

-Okay, si ma non è essere negativi sai?È osservare tutti gli aspetti della questione. -

-Lux sei negativa ammettilo, non puoi negarlo è evidente.- insisto.

Cederà.

-Okay forse un pochino...- ecco.

-Solo un pochino...-sbuffo in una risata.

-Muoviti, Alcott non aspetta i nostri comodi sai?!- mi toglia il penny dai piedi, mi afferra il braccio e inizia a correre frettolosamente facendomi inciampare un paio di volte.

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