6° Capitolo - La gelosia

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Marina mi prende il braccio per portarmi dentro, così da evitare ogni genere di reazione davanti a lui

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Marina mi prende il braccio per portarmi dentro, così da evitare ogni genere di reazione davanti a lui.

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Sono appena entrata in casa, i miei genitori sono seduti in soggiorno sul divano, ma io scappo in bagno per darmi una sistemata.
«Ele, me li fai vedere o no i tatuaggi?», mia mamma urla dalla cucina.
«Sì, Mà... dammi un attimo e arrivo.»
Controllo che sia tutto ok, che non ci siano segni strani in giro... va bene che sono adulta, ma farmi beccare a 29 anni con dei succhiotti, anche no!
Una volta pronta, faccio vedere i tatuaggi ad entrambi che annuiscono in segno di approvazione.
Vado in camera mia e scrivo a Beatrice.

Message to: Beatrice Cameri

Bea, ti prego vieni subito sotto casa mia... ho bisogno di parlati!

Inviato

Risponde subito che sta arrivando. Mi sdraio sul letto e cerco di calmarmi.
Cosa diavolo ho combinato? Cosa abbiamo combinato? Adesso sarà tutto diverso, anche a lavoro. Se prima potevamo ridere e scherzare, guardarci, forse posso dire anche flirtare... ora non possiamo più farlo, o perlomeno non lo faremo, perché lui ha chiaramente detto che non vuole nulla da me se non amicizia - pur avendolo dimostrato in modo alquanto inappropriato.
Cosa dovrei fare? Sono spiazzata, scossa. Vorrei essere arrabbiata con lui, ma prevalgono più la delusione e la confusione.
Sento il telefono suonare e penso sia Bea per dirmi che è arrivata.
Ah, no.

Message from: Edoardo Quarti

Come stai?
Scusami...

Ricevuto

Lo leggo e decido di non rispondere. Come diavolo pensi che stia? Razza di idiota.
Usata da un ragazzino. Bravissima Eleonora, ti sei decisamente superata!

Ore 21.00

Sono a cena con le mie solite amiche più una ragazza di Roma, Valeria, amica di Anna. Loro stanno parlando, non so nemmeno di cosa, e mi sento un po' in colpa, ma il mio cervello non c'è proprio. Mi perdo a fissare il vuoto da quando l'ho salutato. Avete presente quando sapete perfettamente che una cosa è sbagliata, ma non potete farne a meno e c'è qualcosa dentro di voi che vi dice che comunque ne vale la pena e quello che state facendo ha un senso? Ecco, dentro di me c'è tutto questo caos senza limiti. Ho duemila domande. Duemila dubbi. Duemila cose che vorrei dirgli. Duemila ragioni per dimenticarlo, ma duemila e uno per non smettere di provare questo sentimento.
Questa volta sì che mi sono presa una bella cotta, eh!
«Ele, tutto ok?», chiede Anna.
«No... Sì. Cioè...» e sbuffo.
Si guardano tutte, tranne Beatrice che scuote la testa.
«Valeria, perdonami, non sono sempre così. È che oggi è successa una cosa con uno che un po' mi piace.»
«Cosa è successo? E poi, dille le cose come stanno: ne sei follemente innamorata!», precisa Camilla.
«Dai, Cami...» la imploro.
Mi guardano tutte e quattro - sì, anche Valeria - con fare minaccioso e braccia conserte.
«Muoviti, racconta!», esclama Anna.
Inizio a raccontare dalla cena aziendale, così da far capire a Valeria com'è la situazione, e quando arrivo alla parte della macchina non mancano i commenti.
«Cosa ti ha chiesto? Ma è demente?», domanda Anna.
«Eh, lo so...» le rispondo.
«Ma poi la risposta: lo hai fatto in discoteca?», aggiunge Valeria.
«Ele, scusami, ma perché cazzo non sei scesa dalla macchina? A parte che io gli avrei tirato un ceffone... anzi, col cazzo che mi torturi con quelle mani di merda! Chi è, Edward mani di forbice?» Anna è sempre molto diretta e noi la amiamo per questo.
«Poi cos'è successo?», Valeria mi incita a proseguire.
«Ho iniziato a pressarlo con delle domande. So che è il modo perfetto per far scappare un ragazzo, ma non può pensare di infilarmi le mani dove vuole da fidanzato e senza darmi uno straccio di spiegazione. Solo che non ha saputo darmene: ha farfugliato cose sull'essere amici, per poi contraddirsi e quando stavo andando via ha preteso un bacio come saluto.»
Le ragazze si guardano, cecando di capirci qualcosa, ma il verdetto finale è tutto fuorché positivo - strano, no? Posso solo dare loro ragione, mi sembra chiaro, e vorrei tanto dare ascolto a questa parte razionale di me, così da evitarmi tante sofferenze che già sono sicura arriveranno.
«Senti ma, invece lui si è eccitato?»
«Sinceramente non lo so, Anna... penso di sì, ma non ho certezze.»
«Scusami, ma lo avresti notato...»
«Ma ero sdraiata su di lui, non potevo ved...» mentre dico la frase mi rendo conto che effettivamente ero proprio appoggiata con tutto il corpo sopra ciò che avrei dovuto sentire.
«È cretino, incapace e ha pure un pavesino. Ele, ma che ci perdi tempo a fare?», domanda Anna.
Alla parola pavesino, siamo letteralmente morte dal ridere tutte quante. E finalmente mi posso godere la serata, mettendo per un po' da parte il pensiero di Edoardo Quarti.

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