7° Capitolo - Cosa vuoi da me?

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Con il magone mi avvicino e affondo il viso sul suo petto

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Con il magone mi avvicino e affondo il viso sul suo petto. Mi avvolge tra le sue braccia e inizia ad accarezzarmi, restando in silenzio.

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Lunedì, 19 Febbraio 2018 - Ore 17.30

È stata l'attesa più lunga della mia vita. Ma è normale? Dal momento dell'invio del messaggio, non ho fatto altro che immaginarmi la discussione, le cose da dire, perfino le sue eventuali risposte. Come se fosse un ragazzo prevedibile, no? Ora siamo in auto con Beatrice al voltante che ci sta portando verso casa mia. Lei ci lascerà in macchina e, mentre parlo con Edoardo, andrà al negozio di Anna - che tanto lavora vicino casa mia. Tutto perché il genio non può camminare, visto che ha pensato bene di giocare a calcio con gli amici nel weekend e peggiorare la situazione del ginocchio. Con Beatrice ci siamo messe d'accordo che la avviso io quando tornare.
Ah, ma questo ve lo voglio dire! La raccomandazione fatta dalla mia carissima migliore amica è stata: Eleonora, ti prego, questa è la mia macchina e sai benissimo che sono maniaca del pulito. Fate quello che vi pare, ma non osate sporcarmi la macchina. Ve la faccio ricomprare a tutti e due! E niente... mi ha fatto promettere che non avrebbe trovato nemmeno un pe...capello.
«Ragazzi, vedete di non picchiarvi. Io vado che ho delle commissioni da fare. A dopo!»
Edoardo è appoggiato alla macchina e sta fumando, quindi per ora restiamo fuori.
«Ti fa ancora male?» indico il ginocchio con lo sguardo.
Annuisce ed espira il fumo della sigaretta sul mio viso. Tossisco e scuoto la testa. Come inizio non è male.
«Beh, vuoi iniziare o sono qui per niente?»
Alzo lo sguardo e lo fulmino. Che diavolo significa questa domanda? Tenendo conto che è lui a dovermi dare delle spiegazioni.
«A dire il vero, sei tu che devi parlare e spiegarmi un po' di cose. Partendo dal significato del messaggio che mi hai scritto sabato notte.»
Finge di non ricordarsi di cosa sto parlando, ma non ho voglia di stare al suo gioco.
«Edoardo, hai intenzione di dire qualcosa o no? Perché le discussioni infantili non fanno per me.»
«Mi stai dicendo che sono un bambino?»
«Non travisare ciò che dico. Non avrei mai permesso ad un bambino di fare quello che hai fatto quel pomeriggio. E non terrei così tanto a te, se pensassi tu fossi un bambino. Ti sto dicendo di non comportarti come tale.»
«Entriamo in macchina, per favore» risponde nervoso.
Come quel sabato, lui è seduto dalla parte del conducente, ma nel sedile posteriore, e io al lato opposto... questa volta il più lontano possibile da lui.
«Fammi le domande specifiche, dai. Giuro che ti rispondono seriamente» dice all'improvviso.
«Mi consideri un errore?»
«No.» Risposta secca che può volere dire infinite cose.
«E allora perché hai detto che ti sei pentito? Cosa intendevi?»
«Che mi sono pentito di averti fatto male con quello che ho detto e con il mio comportamento. Non volevo. E mi sono arrabbiato con me stesso perché non dovevo fare quelle cose.»
«Non dovevi farle, perché?» Deve dirmi come stanno le cose. Deve ammettere che voleva solo divertirsi con una più grande e che non conto niente per lui.
«Perché non è stato giusto nei tuoi confronti vista la situazione, ecco perché. E non perché sei un errore, smettila di pensarlo.»
«Allora perché lo hai fatto?»
Mi guarda e sorride. Sì, con quel suo sorriso sghembo che mi fa perdere la ragione. Sospiro e cerco di mantenere il controllo.
«Secondo te?»
«Edo, ti prego... se sapessi cosa pensi, non sarei qui a farti domande.»
«Perché c'è attrazione fisica» risponde, spiazzandomi.
Questo significa che apprezza qualcosa di me, eppure non mi basta. Dannazione, per me non è sufficiente l'attrazione fisica: io provo qualcosa.
«È solo questo per te...» sussurro, ma lui la interpreta come una domanda e infatti risponde: «Al momento, sì.»
Non dico niente. Fisso le mie mani, che nel frattempo si stavano torturando senza che me ne accorgessi.
«Ehi...» dice, cercando di attirare la mia attenzione.
Ele, prova a dire qualcosa. Guardalo e replica! Sei una donna forte e indipendente, forza.
«Ele, dimmi cosa stai pensando.»
«Mi dispiace per te sia solo attrazione fisica, a me non sta bene. Io provo qualcosa, Edoardo, e sinceramente mi fa male questo tuo comportamento.»
Non riesco a credere di averlo detto. Ma perché devo dargli questa soddisfazione?
«Cosa provi per me?» chiede, cercando di farmi alzare lo sguardo.
Non voglio che veda dentro i miei occhi. Non voglio che capisca esattamente quanto sono presa da lui.
«Edo...»
«Dai, vieni qui!», mi fa cenno con le mani di andare tra le sue braccia, ma io scuoto la testa.
Brava, Eleonora, non cedere.
«Dai, Ele, vieni...» insiste.
«No, Edo» resto ferma nella mia posizione.
«Dai...» dice ancora con dolcezza.
Alla fine, con il magone, mi avvicino e affondo il viso sul suo petto. Mi avvolge tra le sue braccia e inizia ad accarezzarmi, restando in silenzio. Seguo il suo respiro e provo a tranquillizzarmi. Solo lui riesce sia a ferirmi che calmarmi nel giro di poco tempo.
Dopo un paio di minuti così, abbracciati come due innamorati, rompo il silenzio con una domanda: «a cosa stai pensando?»
«Uhm... vuoi la verità?»
«Sì...» che cosa dovrei volere altrimenti?
«Mah... pensavo che ci starebbe proprio un bel pompino in questo momento!»
Resto un attimo interdetta e poi mi giro per guardarlo negli occhi. Prima di ritrovare la parola, ci metto qualche secondo.
«Scusa?»
Fa spallucce e prosegue: «la volta scorsa non avresti voluto fare anche tu qualcosa?»
«Edoardo, che cazzo c'entra?»
«Rispondimi, poi ti spiego.»
«Sì, certo... ma diciamo che non mi hai messo nella condizione di sentirmi a mio agio nel farlo. E ti ricordo che non è facile per una ragazza, almeno per me, sentirsi libera e spensierata nel fare certe cose con un ragazzo fidanzato!»
«Ok ok... non era un'accusa. È che non ho capito se ti piaccio... visto che non mi hai toccato.»
«Per te farei entrare nelle mie mutandine chiunque? Pensi sia una puttana, scusa?» Mi sto incazzando.
«No... ma io...»
«Ma tu nulla, Edoardo. E comunque, un pompino non si chiede. E se devo dirtela tutta: va meritato!»
Incrocio le braccia e metto il broncio. Potrà sembrare una reazione esagerata, ma mi fa uscire letteralmente di testa. Mi sembra tutto così surreale.
Cerca di riavvicinarmi a sé, ma lo allontano con il braccio. Non si arrende e con forza porta il mio viso a pochi centimetri dal suo.
«Cosa diavolo vuoi da me, Edoardo?» domando esasperata.
«Il mio tessorooo», risponde, imitando il mostro de "Il Signore degli Anelli".
«Sono seria!»
«Smigol vuole il suo tessorooo...»
Alzo gli occhi al cielo, ma mi viene da ridere.
«Edo...»
«Sono Smigol!»
«Smigol, ti spiace far tornare Edoardo? Eleonora ha bisogno di parlare con lui, grazie.»
Gli do anche corda. Capite a che punto è arrivata la mia cotta per questo idiota?
«Eccomi!» esclama, prendendomi il viso tra le mani.
Mi guarda intensamente negli occhi, facendomi perdere infiniti battiti.
Quanto è bello.
Siamo così: con le labbra che si stanno sfiorando, gli occhi fissi a guardarci e i respiri che piano piano si stanno unendo.
Sto cercando di convincermi ad allontanarmi, ma non riesco a trovare le forze per farlo. In realtà non voglio, lo ammetto... anche se dovrei.
Troppo tardi. Avvicina il suo viso quel che basta per cominciare a baciarmi. Tempo pochi secondi, mi ritrovo con la camicetta sbottonata e le sue labbra sul mio seno. I respiri iniziano a farsi più intensi; mentre abbassa ancora di più il reggiseno e inizia a farmi provare piacere, giocando con i miei capezzoli, gli tocco una delle cose che più amo di lui: i suoi capelli.
Sì, so che non è per niente sexy questo pensiero, ma vi posso giurare che per quei ricci farei follie!
Gli prendo il volto e lo bacio. Solo lui può farmi piacere i baci al gusto di sigaretta.
«Edo...» provo a dire qualcosa, perché il mio inconscio sa che stiamo sbagliando, ancora, ma lui mi zittisce, baciandomi con ancora più passione. Prova a farmi sdraiare sul sedile e mettersi sopra di me, ma il ginocchio gli fa troppo male. Vedo nei suoi occhi il dolore e mi sento malissimo. Lo faccio sedere e mi siedo accanto a lui. Ha lo sguardo basso, mortificato, e questa cosa mi provoca una stretta allo stomaco. Mi dispiace vederlo così, come se avesse fallito qualcosa. Gli accarezzo nuovamente i capelli e, mentre gli lascio dei baci tra collo, viso e labbra, gli slaccio cintura e pantaloni. Il suo respiro si fa molto profondo quando con la mano tocco il suo membro. Con il braccio avvicina il mio corpo al suo e mi bacia come non sono mai stata baciata in tutta la mia vita. Non è un bacio famelico, non è un bacio da mera eccitazione. C'è dentro una valanga di emozioni e sentimenti, disperazione, bisogno. È qualcosa di impossibile da descrivere. Questo bacio rappresenta tutte quelle volte che ci siamo guardati in silenzio: quando avremmo voluto dirci infinte cose, ma vietate dalla situazione; quando abbiamo visto sofferenza negli occhi dell'altra persona e avremmo voluto abbracciarla per farle capire che non è sola; quando ci siamo sfiorati e allontanati, perché sapevamo che quel contatto ci avrebbe portati a perdere il controllo... Questo bacio rappresenta noi, Edoardo ed Eleonora. Due anime incasinate che insieme riescono in qualche modo a creare una magica stabilità... perlomeno nei momenti passati insieme.
Sto continuando a muoverlo, su e giù, cercando di dargli piacere e farlo stare bene. Lui nel mentre non stacca un secondo le sue labbra dalle mie e con le mani mi stringe forte, come a non volermi lasciare andare via. Come se non volesse perdermi e potessi scappare da un momento all'altro. Io non so cosa pensare, vorrei vivere questo momento e godermelo, ma non riesco e questi maledetti pensieri volano senza controllo.
Cosa sto facendo? Perché gli sto dando piacere dopo il suo comportamento? Come posso far questo a me stessa e tutti i miei principi? Sono i suoi occhi, quei suoi maledetti occhi. Lì dentro c'è qualcosa. Ogni volta che li guardo, dentro di me si insidia sempre di più il sentimento che ho per lui.
Non pensate sia stupida, anche se è facile crederlo, ma posso giurarvi che c'è qualcosa tra noi... e non è solo da parte mia.
Lui sta per arrivare al culmine del piacere, così mi riporta alla realtà: «tu ingoi?» chiede, gemendo.
«Perché?»
Ah, beh... non avevi niente di meglio da rispondere, Eleonora?
Mi fissa, in preda al panico e dice: «sto per venire...»
Lo guardo attonita, giusto il tempo di realizzare che lo ha detto davvero.
«Bene, posso rimetterlo dentro allora se non sai gestire la cosa.»
«No no... ti prego...»
Alzo gli occhi al cielo e, mentre lo porto alla fine del suo viaggio di piacere, cerco di prendere un fazzoletto dalla borsa. Glielo passo e, sfoggiando il mio miglior sorriso da stronza, dico: «a questo puoi pensarci da solo!»
Lui molto in imbarazzo inizia a pulirsi.
«Cazzo!» Mi giro per capire che cosa è successo. «Mi sono sporcato...»
Mi viene da ridere, ma cerco di non farmi vedere.
Quando ha finito di sistemarsi aspetto che dica qualcosa, ovviamente non succede.
«Edo... cosa vuoi da me?»
«Non farmi questa domanda.»
«E invece te la faccio. Hai visto cosa è successo anche oggi? Ho bisogno di sapere cosa devo fare.»
«Ele, non devi fare niente.»
«Edoardo, ti ho detto che provo qualcosa per te e subito dopo hai fatto di tutto per avvicinarmi fisicamente. Abbiamo fatto questo... non puoi pensare che non ti chieda di dirmi cosa devo fare ora. Cosa vuoi da me. Cosa siamo io e te.»
Inizio a sentire gli occhi umidi.
«Non voglio niente, Ele. Noi... noi possiamo vederci, qualche volta, usciamo con le tue amiche e...»
«E tutto questo?» Lo interrompo.
«No, questo non va bene.»
Certo, dopo dopo esserci masturbati in macchina due volte, ha deciso che non va bene.
«Perché dici questo?»
«Perché il sesso sarebbe un errore.»
«Vuoi che mi allontani da te?» gli chiedo, guardandolo negli occhi.
«No, non voglio.»
Il suo cellulare inizia a squillare e lui, senza pensarci, risponde alla chiamata.
Ho visto sullo schermo la scritta "Amore ❤️".
«Pronto...»
Sento, dall'altra parte del telefono, la ragazza dirgli "Ma dove sei? Ti ho scritto".
«Sono fuori, ti ho già detto che non mi piacciono le chiamate. Dopo ti scrivo.»
Lei non si accontenta, insiste: "Ma dove sei? Perché non sei a casa?".
«Sara, dopo ti spiego. Adesso lasciami stare. Ciao» e le sbatte il telefono in faccia.
Restiamo in silenzio qualche minuto, finché non lo spezza, dicendo: «devo andare a casa, chiama Beatrice, subito.»
«Edo...»
«Io non ho più niente da dire. Chiama Beatrice.»
«Adesso la chiamo, ma per favore dimmi qualcosa. Non abbiamo finito il discorso...»
Mette il cappuccio della felpa e fissa il vuoto, senza più rispondermi e guardarmi.
«Puoi guardarmi un attimo?»
Non risponde. Non reagisce. Non mi guarda.
Scrivo a Beatrice di tornare e di fare in fretta... e prego che arrivi subito.
«Edoardo, ti prego...»
Continua ad ignorarmi, allora scendo dalla macchina e vado a sedermi nel sedile anteriore, dalla parte del passeggero. Lui è proprio dietro di me, in silenzio e immobile.
Vedo da lontano Beatrice che sta arrivando, allora prendo coraggio e gli faccio l'ultima domanda: «Rispondimi solo a questo. Non te ne frega niente che mi stai facendo male in questo modo?»
Finalmente alza lo sguardo. Nei suoi occhi c'è tanta tristezza e sofferenza.
«Sì.»
Lo guardo in silenzio, con gli occhi pieni di lacrime.
«Sì, mi dispiace», conclude.

Ore 20.30

Appena lasciato Edoardo sotto casa sua, ho iniziato a raccontare tutto a Beatrice. Un po' con le lacrime, un po' sorridendo e un po' arrossendo per l'imbarazzo. Ora sto aspettando la sua opinione, anche se non cambierà ciò che sento dentro.
«Comprendere lui è difficile, Ele. Ora vorrei capire cosa senti tu e cosa hai visto in lui.»
«Io...» non so come tirare fuori ciò che ho dentro senza ricominciare a piangere. Cosa sento davvero?
«Ele, smettila di tenere tutto dentro. Lo abbiamo capito tutti che lo ami, anche se lo neghi da tempo. Adesso però è il momento di aprirti, o rischi di implodere.»
Ha ragione. Cioè, non lo amo, ma ha ragione a dire che devo tirare fuori tutto.
«Non lo amo, non dire questa cosa. Ho un forte sentimento, questo sì... Il problema è che quando stiamo insieme è tutto perfetto. Stiamo bene, Bea, te lo giuro. Anche lui sta bene. Ma c'è qualcosa, qualcosa lo ferma... e non capisco cosa sia. L'ho visto nei suoi occhi. Li ho guardati tantissimo e mai come ora posso dire con certezza che ci sia qualcosa, un sentimento. Eppure lui dice essere solo attrazione fisica. Forse sono io che vedo cose che non esistono. Sono proprio stupida.»
«Come ti ho detto prima, non lo conosco abbastanza per poter comprendere ciò che pensa o prova. Ma se il mio sesto senso ci ha preso, ha paura. Tu sei più grande, Ele, questo lo potrebbe intimorire. Che storie hai avuto? Con chi? Sarà all'altezza? Sarà abbastanza, nonostante i dieci anni in meno? La volta scorsa non ha fatto una grande figura...»
«Lui non lo sa», la interrompo.
«Non glielo hai detto ma, se non è ritardato, lo ha capito da solo.»
Sinceramente non so cosa dire. Guardo le mie dita torturate dal nervoso e resto in silenzio.
«Ele, prova a fare un respiro profondo e calmarti. Non troverai una risposta oggi, probabilmente nemmeno domani o tra una settimana. Devi decidere tu: portare pazienza, aspettare e soffrire per momenti come questo, o lasciar perdere tutto e starci male finché non ti passa.»

***

Sono tornata! 🥳

Questa volta cercherò di non sparire e farò di tutto per andare avanti senza interruzioni di mesi.

Vi sono mancati questi due? A me sì, infatti sono contenta di aver ricominciato a scrivere - sono parecchio più avanti e posso solo dirvi che non vedo l'ora arriviate al mio stesso punto... ci sono delle belle sorprese.

Che pensate di questo capitolo? Quanto è assurdo, per non dire altro, il comportamento di Edoardo? Sta sbagliando Eleonora? 🤔

Fatemi sapere, il vostro feedback è sempre molto importante.

Vi ricordo che da ora pubblico ogni due settimane, quindi ci "leggiamo" il 4 Settembre.

Con amore, 

Elle

Tutto questo sei tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora