Capitolo 10

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La nostra conversazione fu più lunga e noiosa di quanto mi sarei potuto aspettare, e si protrasse tanto a lungo da farmi chiedere se fossero necessarie tutte le parole che Sirius continuava a mitragliarmi contro. Infondo, tutto quello che stava raccontando, si riduceva a pochi ed essenziali punti forti:
I miei genitori avevano diverse proprietà sparse per il mondo, ma tutto quello che avevano dovuto fare per mantenerle, era andare a visitarle di tanto in tanto, e allo stesso tempo, percepire i guadagni. Niente di troppo entusiasmante. Eravamo solo ricchi sfondati.
Per quello che riguardava Tom Riddle, lui era una specie di zio acquisito, al quale a quanto pare avevo rubato l'eredità. Questo perché anche se Sirius era quello che gestiva adesso gli affari, i soldi che incassava, erano comunque di mia proprietà.
Questo spiegava il perché mi volesse morto, e non spiegava affatto il perché i miei genitori mi avessero tenuto tutto nascosto... Me lo sarei aspettato da dei trafficanti di armi, o da un gruppo mafioso, ma loro... Quale fosse stato il loro obiettivo, non riuscivo proprio a capirlo.
Sospirai, scuotendo la testa. Dov'era Draco? E perché Sirius continuava a parlare?
Mi stava venendo l'emicrania.
- Sirius? Ho capito. Davvero. - Lo bloccai. In realtà avevo smesso di prestargli attenzione diverse decine di minuti prima, ma lui non sembrava essersene accorto.
- Voglio solo che tu non prenda tutto questo come un gioco. - Mi rimproverò.
Mi massaggiai le tempie, annuendo impercettibilmente, poi senza rispondere, mi avviai verso la porta d'ingresso. Il vetro era opaco e rifletteva la mia immagine, così lo aprii e guardai verso l'esterno. Il sole si stava abbassando e l'aria era diventata più fresca, scuoteva i capelli biondi del ragazzo che stavo cercando. Per qualche secondo lo rimasi a guardare, consapevole che stesse prestando attenzione a qualcosa che non fossi io. Era corrucciato, era ovvio, anche se gli occhiali da sole gli coprivano gli occhi e ne celavano l'espressione. Le rughe gli si arricciavano sulla fronte, e la mascella tesa rifletteva tutto il suo nervosismo. Spinsi un po' di più la porta, facendo forza sulla maniglia. Draco si voltò nella mia direzione.
- Cominciavo a preoccuparmi. - Disse sommesso.
- Saresti dovuto venire dentro a controllare che andasse tutto bene, allora. - Risposi io, deciso, avvicinandomi. Il suo volto parve rilassarsi un po'.
- Sì, forse avrei dovuto. - Fu una specie di confessione, nella quale mi crogiolai.
- Sirius? - Chiese un attimo dopo, come imbarazzato dal silenzio che si stava creando. Mi strinsi nelle spalle.
- Non lo so, l'ho lasciato lì dentro. Cominciava a stufarmi. - Dissi sincero, lasciandomi andare ad un sospiro teatrale. Draco sorrise per metà. Allungai le mani e afferrai i suoi occhiali, alzandoli in modo che il mio sguardo si incatenasse al suo. I suoi occhi grigi erano velati di sorpresa.
Ero certo che non si sarebbe aspettato un gesto del genere da parte mia, soprattutto perché continuavo a tenergli piantate le dita tra i capelli, facendo finta di mantenere gli occhiali in equilibro sulla sua testa. Era così vicino che se avessi fatto un passo verso di lui, mi sarei trovato spalmato sul suo petto.
- Stai dicendo che non avevate finito di parlare? - Chiese furbamente. Ripresosi dall'attimo di meraviglia, era tornato imperturbabile e mi fissava, come a farmi capire che non sarebbe stato il primo a cedere e arretrare. Voleva farmi sentire a disagio in quella posizione.
Voleva che mi allontanassi di mia spontanea volontà. Sorrisi.
- Sì, è proprio quello che sto dicendo. Credi che dovrei tornare dentro? - Il mio tono era intriso di ironia, supportato dal sorriso sghembo del biondo. Le sue mani, che fino a quel momento aveva tenuto nelle tasche dei pantaloni, si appoggiarono sui miei fianchi, facendomi rabbrividire.
- Credo che dovremmo andarcene, prima che gli venga in mente di uscire e continuare a parlare.- Sussurrò. Il suo fiato si scontrò con il mio volto, e la sua mi sembrò una proposta indecente, piuttosto che una semplice risposta alla mia domanda.
Probabilmente era l'inizio di un gioco al quale sarebbe stato molto difficile giocare senza creare dei danni permanenti, eppure in quel momento a nessuno dei due sembrava importare più di tanto.
- Potresti aver appena detto qualcosa di intelligente, Malfoy.- Lo idolatrai. Per qualche altro interminabile secondo lasciai che i nostri occhi rimanessero incollati l'uno sull'altro, poi riabbassai con una smorfia divertita gli occhiali del biondo.
- Che ne dici? Scappiamo in moto e poi torniamo a prendere l'auto? - Chiesi divertito. Draco alzò un sopracciglio.
- Mi stai chiedendo un consiglio, ''Mr Leader con il suo scagnozzo''? - La sua era una presa in giro in piena regola, e il fatto che in quel momento fosse l'unico a potermi rivolgere un affronto del genere, mi fece ridere. Feci per rispondere, ma con la coda dell'occhio vidi la porta del locale riaprirsi.
- Cazzo metti in moto. - Urlai. Lui alternò lo sguardo tra me e il bar per quello che mi parve un secolo, poi, capendo quello che stavo cercando di dirgli, montò sulla sua moto e fece come gli avevo detto. Io lo seguii, arpionandomi alla sua schiena, mentre il veicolo scattava in avanti e io per poco non venni sbalzato lontano dal biondo.
Scoppiai a ridere, voltandomi indietro. Sirius aveva un'espressione non troppo allegra, con le mani puntate sui fianchi e la testa che si piegava in un moto di dissenso.
- Questo sì che è divertente. - Gridai per farmi sentire da Draco, anche se il vento riecheggiava nelle nostre orecchie in un fischio fastidioso.
Il biondo spalancò di poco gli occhi, buttandomi un'occhiata incredula prima di ritornare a concentrarsi sulla guida.
- Mi stai dicendo che non hai mai fatto nulla del genere? - Chiese.
- Che cosa intendi? - Dissi io di rimando.
- Intendo qualcosa di stupido: uscire di nascosto, frequentare qualcuno, bere, fumare, scappare di casa... insomma quello che farebbe un ragazzo normale. - Mi spiegò. Non seppi per quale motivo, ma su quella moto, abbracciato a lui, in quel preciso momento, era come se quella domanda fosse qualcosa di estremamente importante e pregna di significato.
- Te l'ho già detto, Draco. Sono cresciuto con dei valori... suppongo che questo faccia di me un ragazzo anormale. - Perdemmo di velocità, forse perché stavamo attraversando una strada più trafficata, o soltanto perché il biondo si era distratto, e aveva smesso di accelerare.
Non riuscii a capirlo, ma esattamente due minuti e quarantacinque secondi dopo, nei quali rimanemmo completamente in silenzio, e che contai attimo per attimo, quasi ne dovesse dipendere la mia stessa vita, ci fermammo.
Davanti a noi nient altro che uno spiazzo di cemento. Forse un parcheggio rimasto inutilizzato. Aggrottai le sopracciglia, eppure scesi lo stesso dalla moto, seguendo il biondo, che intanto si era incamminato verso una recinzione in marmo, che delimitava l'area.
- Siamo qui per un motivo in particolare? - Chiesi, non riuscendo a trattenere la mia curiosità, ed anche un po' della mia ansia. Era come se Draco tirasse fuori la parte più forte e più debole di me. Era stressante e allo stesso tempo dannatamente piacevole.
- In realtà volevo solo fermarmi. - Rispose freddamente, accrescendo il mio nervosismo.
Non stavamo ridendo e scherzando fino a pochi attimi prima?
Rinunciai a cercare anche solo di capire cosa gli stesse passando per la mente, e mi appoggiai alla moto, pigramente. Qualsiasi cosa avesse avuto intenzione di fare, io non gli avrei dato la soddisfazione di farmi vedere interessato. Presi, quindi il mio cellulare e cominciai a guardarlo attentamente, muovendo le dita di qua e di là in modo casuale.
- Potresti smettere di far finta di essere impegnato? - La voce irritata di Draco non tardò ad arrivare. Sbuffai e lo fulminai con lo sguardo.
- Cosa dovrei fare, scusa? Guardare l'asfalto insieme a te? - Chiesi stizzito. Lui mi prese per la mano e mi trascinò con sé. Riuscivo a percepire chiaramente il suo fastidio, e seppi che con tutta probabilità aveva preferito afferrarmi e trascinarmi insieme a lui, piuttosto che dire qualcosa di cui avrebbe potuto subito dopo pentirsi.
Mi limitai quindi a mettere i piedi sulla scia dei suoi, stando attento a non inciampare. L'asfalto, infatti, aveva lasciato il posto ad un vicolo sterrato, che scendeva sotto il piano di cemento e si gettava su un bosco ombroso, fitto di alberi di tutte le forme e tipi.
Un paio di volte rischiai di schiantarmi al suolo a causa di rami caduti e sassi non troppo piccoli,eppure Draco fu sempre in grado di rimettermi in piedi, evitandomi di esternare tutti gli insulti mentali che gli stavo rivolgendo.
- Eccoci qui. - Il biondo si fermò, lasciando la presa su di me, soltanto per guardare in un punto lontano. Tutto quello che riuscivo a vedere io era esattamente quello che avevo guardato per tutto il tragitto fino a lì: un mucchio di alberi.
- Stai cercando di farmi diventare un boy scout, o qualcosa del genere? - Chiesi ironico. Lui sbuffò, guardandomi male.
- Se non fossi così concentrato a fare della inutile ironia, avresti già capito quello che sto cercando di mostrarti. - Borbottò lui di rimando. Il suo volto aveva assunto una sfumatura di tenera disapprovazione. Mi imbambolai per qualche secondo a guardarlo.
Perché mai sarei dovuto essere interessato a qualsiasi cosa ci fosse in quel bosco, quando davanti a me c'era lui? Mi morsi il labbro e supplicai me stesso di calmarmi, e concentrarmi su quello che voleva disperatamente farmi vedere.
Fu proprio in quel momento che mi resi conto che non erano solo gli alberi a riempire la mia visuale. Sulla mia destra, su un secolare cipresso dall'aria magica, c'era una specie di casetta di legno. Non proprio una di quelle su cui lasceresti giocare tuo figlio, ma era comunque qualcosa.
- Cos'è? Il tuo posto segreto? - La risata gutturale che mi uscì dalle labbra sembrò scuotere Draco, che voltandosi verso di me, arrossì impercettibilmente. Smisi di ridere.
- Sul serio? - Chiesi sorpreso. Non mi aspettavo che un tipo del genere avesse un posto in cui rifugiarsi e di cui nessuno sapeva l'esistenza. Avrei immaginato più un garage pieno di droga, o una sala da biliardo per la vendita illegale di bevande alcoliche a minori...
ma una casetta su un albero? Era così romantico.
- Ci vengo da quando sono piccolo. Era l'unico posto in cui nessuno è mai riuscito a trovarmi. Per anni è stata la mia seconda casa. - Confessò, grattandosi la nuca. Lo sorpassai, e mi avviai verso la struttura. L'albero che ne costituiva la base era piuttosto alto, ma una scaletta dall'aria usurata rendeva l'arrampicata meno complicata. Non chiesi neppure il permesso al biondo, semplicemente mi issai sul primo piolo della scaletta e passo dopo passo raggiunsi la casetta. Da vicino era ancora più dissestata di quanto non sembrasse dal basso. L'edera e le erbacce avevano preso il pieno possesso delle pareti esterne ed interne, le porte e le finestre erano soltanto dei buchi di diverse grandezze che costeggiavano le quattro mura, mentre tutto il resto era solo un cumulo di polvere e animali morti. Sospirai e feci finta di nulla.
- So a cosa stai pensando, Biancaneve. - Mi sgridò Draco, salito dopo di me. Repressi una smorfia e lo guardai, cercando di non essere offensivo nemmeno nell'espressione facciale.
- Cosa intendi? - Chiesi forzatamente. Non avrei mai avuto il coraggio di dirgli che mi aveva portato in una catapecchia che cadeva a pezzi. Insomma, lui si era fidato e mi aveva fatto vedere un pezzo del suo passato e un posto a lui caro. Non potevo di certo buttarlo a terra in quel modo...
- Non ti piace, vero? - Questa sì che era una domanda diretta. Sarebbe stato difficile aggirarla. Pensai ad un modo carino per addolcire la pillola, abbassando lo sguardo schifato per non ferire i suoi sentimenti.
Draco scoppiò a ridere. Aggrottai un sopracciglio. Cosa c'era di così divertente?
- Mio Dio dovresti guardare la tua faccia in questo momento. Sembri così afflitto! - La sua risata riecheggiò ancora nell'aria, confondendomi palesemente.
- Ti sei davvero bevuto la storia del posto segreto? - Chiese retoricamente. Boom. Il mio cervello fece due più due e fui certo che il mio sguardo passò velocemente dall'afflitto all'infastidito. Persino Draco dovette accorgersene, perchè smise di ridere e si fece un po' più vicino a me, quasi temesse che sarei scappato via da un momento all'altro.
Incrociai le braccia al petto e aspettai che mi spiegasse che diavolo aveva nel cervello.
- Volevo solo farti sentire le brezza di fare qualcosa di stupido. - Si giustificò. - Ecco, tieni. - Continuò aprendo il suo pacchetto di sigarette e porgendomelo. Per qualche secondo lasciai che i miei occhi si spostassero dalle sigarette al suo viso, indeciso sul da farsi.
- Avanti, leader. So che vuoi farlo, ti si sono illuminati gli occhi. - Draco avvicinò ancor di più il pacchetto, placando i miei dubbi con i suoi occhi color ghiaccio. Era un angelo tentatore, bellissimo e pericoloso.
Presi una sigaretta e la misi tra le labbra, aspettando che il biondo facesse lo stesso. Lui prese l'accendino e accese la sua, poi si mise a meno di un palmo da me, la sua mano intorno alla mia sigaretta per evitare che il vento spegnesse la fiamma che l'avrebbe accesa.
Furono degli attimi interminabili in cui sentii il cuore quasi uscire dal petto, e mi chiesi se Draco lo stesse sentendo. Mi sentii avvampare le guance, ma diedi la colpa al calore dell'accendino.
- Aspira. - Probabilmente sarei morto in quella squallida casetta sull'albero. Draco non si era spostato di un millimetro, e la sua voce calda era così piacevole sentita da quella stretta distanza...
Seguii le sue indicazioni e respirai a fondo, sentendo la strana sensazione del fumo che entrava nei miei polmoni, soffocandomi. Cominciai a tossire, facendo qualche passo indietro. Draco ridacchiò, così lo guardai male per quella che mi sembrava l'ottantesima volta nell'arco di qualche ora. Lui non smise, però, di sorridere sornione.
Dio, era così bello. E il suo modo di fumare lo rendeva, se possibile, ancora più sensuale: il suo modo di mantenere la sigaretta tra le dita sottili, il modo elegante di avvicinarla alle labbra pallide, il fumo che riempiva l'aria, facendogli socchiudere delicatamente gli occhi chiari...
- Ti sei imbambolato. - Draco sorrideva, accusatorio e soddisfatto. Alzai gli occhi al cielo, e anche se mi sentii arrossire dalla testa ai piedi, provai a fare un altro tiro dalla mia sigaretta. Fortunatamente questa volta riuscii ad aspirare ed espirare senza morire o tossire bruscamente. Draco annuì fiero.
- È divertente. Anche io ho fumato la mia prima sigaretta qui dentro. - Mormorò.
- Non è divertente, Malfoy. Si chiama premeditazione. Insomma, sarebbe stato divertente se fosse stata una casualità, ma sei stato tu a portarmi qui, quindi non è divertente, è solo un gesto del quale sei responsabile. - Probabilmente non era la risposta che il biondo si aspettava, dato che la sua faccia mi sembrò a dir poco sorpresa. Scossi la testa. Quindi non era stato del tutto uno scherzo. Mi aveva portato lì, perché c'era davvero un ricordo al quale teneva.
- Comunque sono contento che tu abbia preso a cuore questa questione. Insomma, è un punto a tuo favore, considerando che lavori per me. - La traduzione di quella frase infelice era: "sono felice di essere qui insieme a te, in un posto importante del tuo passato. E sono felice che tu me l'abbia mostrato e lo voglia condividere con me."
Ovviamente sarebbe stato troppo da dirgli, ma sperai che lo avesse capito ugualmente.
Lui annuì.
- Nessun problema, Capo. -

Angolino autrice:
Eh sì, sono esattamente l'1:37 di notte e sto finalmente aggiornando seriamente questa fanfiction. Sfortunatamente non ricordo nemmeno più di cosa parla, considerando il fatto che sono passati secoli dall'ultima volta che ho scritto un capitolo, ma spero ugualmente che abbia un senso.
Mi impegnerò a rileggere i passaggi principali dei capitoli precedenti, in modo da poter continuare senza intoppi. Come tutti già saprete queste fanfiction al momento non sono il mio progetto principale, e proprio per questo motivo, anche se ho deciso di portarle a termine per voi, non saranno molto lunghe, ed al contrario, credo di concluderle nel giro di al massimo una decina di capitoli. Detto questo, spero proprio che la mia sorpresa vi abbia reso felici. Fatemi sapere cosa ne pensate e se vi sono mancata ;)
Vi voglio bene.
Un bacione e alla prossima.

Together alone || Drarry (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora