Capitolo 14

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Draco mi trafisse con i suoi occhi chiari, facendomi barcollare mentalmente.
E se le mie parole lo avessero spaventato? Magari lui vedeva la nostra attrazione fisica come un piacevole passatempo. Una cosa da niente che faceva casualmente parte della sua vita. Cosa avrei fatto se sentendo quella mia confessione, lui  avesse deciso di non avere più nulla a che fare con me? Infondo, non era da escludere... Una relazione seria tra un capo ed un suo sottoposto poteva compromettere entrambe le nostre vite, per non parlare del fatto che fosse un rapporto "scomodo" da qualsiasi punto di vista. 
Ero ancora in tempo a tirarmi indietro?
- Scherzavo, Draco! - Dissi ad un certo punto. Potevo cadere più in basso di così?
Scoppiai a ridere con leggerezza, mantenendomi il viso con le mani. Volevo farmi vedere ironico, ma la verità era una ed una soltanto: stavo tentando di non piangere. 
Il biondo tentò di toccarmi un braccio, allungando la sua mano attraverso il tavolo, per raggiungermi. Mi scansai, fulminandolo. 
- Non toccarmi. - Mormorai. 
Se prima era confuso, adesso non aveva davvero la più pallida idea di che cosa stesse succedendo. Era palese dal modo in cui mi guardava, spaesato e leggermente ferito. Ferito? Quello ferito avrei dovuto essere io, non lui. Mi ero arrampicato su una montagna della quale non vedevo la cima, e adesso stavo scivolando giù, in caduta libera. Inutili erano tutti i miei tentativi di trovare un appiglio al quale reggermi. Riuscivo a vedere solo il fondo del dirupo avvicinarsi velocemente. Mi alzai, allontanandomi a passo svelto. 
Fortunatamente, ero io ad avere le chiavi. Presi la macchina, e con le lacrime agli occhi, misi in moto, sgommando via.
Era come se in un attimo fossi tornato ad essere il ragazzino immaturo e senza vita che ero stato quando c'erano ancora i miei genitori. Non capivo cosa ci fosse nella mia testa, ne tantomeno nel mio cuore. Sapevo solo di aver commesso un errore dopo l'altro. Come avevo fatto a ridurmi in quello stato? Il mio stato mentale era come un'altalena impazzita, che ondeggiava da un'emozione ad un altra, tramutandosi in qualcosa che non riuscivo ad identificare. 
Avevo bisogno di trovare un equilibrio con me stesso. Avevo bisogno di capire cosa volessi davvero. Sirius mi aveva proposto di finire la scuola da privatista, per trasferirmi in un altro paese, dove i miei possedevano un hotel di lusso, e gestire da lì gli affari di famiglia.
All'inizio avevo rifiutato, credendo di poter gestire tutto nel migliore dei modi, ma adesso non ne ero più così convinto. Forse cambiare aria mi avrebbe fatto bene. 
Cosa mi tratteneva lì? I miei genitori e le loro idee su come crescermi erano morti; avevo dovuto troncare i rapporti con il mio migliore amico, ritenuto "pericoloso" e  "opportunista"; avevo lasciato la mia ragazza per lo stesso motivo... 
Guidai fino a ritrovarmi sullo spiazzo dove Draco mi aveva portato tempo prima. Non avrei voluto andarci, ma prima che il mio cervello collegasse quello che le mie mani stavano facendo, il volante si era già girato. Accostai e parcheggiai con un sospiro. 
Mi sentivo come se io e Draco avessimo vissuto una relazione complicata per un intero decennio, come se ci fossimo innamorati molto tempo prima, e avessimo affrontato una valanga di problemi insieme. Come facevo a sentirmi in quel modo, quando la verità era che io e Draco probabilmente non ci conoscevamo neppure? Erano passati diversi mesi, certo, ma alla fine quello che avevamo condiviso era una manciata di baci e un sacco di fraintendimenti. 
Ero frustrato, confuso, e più di tutto ferito. Più da me stesso che da lui. 
Scesi dalla macchina e mi avviai per la strada che ricordavo portasse alla casa sull'albero. 
Come un sogno, quest'ultima mi si parò davanti, ancora più rovinata e cadente dell'ultima volta. Una settimana prima, infatti, un forte temporale aveva attraversato la regione, creando un po' di scompiglio in città. Doveva essere per quel motivo che il sentiero che avevo percorso, ormai non si vedeva neppure, coperto com'era dal fango e dai detriti. Persino la scaletta che portava sulla casa non era nella sua posizione originaria, e se ne stava buttata su un ramo più alto, incastrata tra le foglie secche. Sospirai pesantemente, ancora più frustrato. 
Non volevo tornare indietro, non volevo rimettermi alla guida ed affrontare quello che mi aspettava. Mi sedetti, quindi, a terra, ignorando la sgradevole sensazione della fanghiglia secca che si scontrava con il tessuto dei miei vestiti. Mi strinsi le ginocchia al petto e ci affondai la testa dentro. Nel migliore dei casi sarei morto lì da solo. Chissà quante persone ne sarebbero state felici... una lacrima bagnò la mia guancia, inondandomi di una strana sensazione di fragilità.
Avevo davvero creduto di essere cambiato, da quando avevo scoperto la verità, eppure eccomi lì: solo e disperato in un bosco, a piangere lacrime di coccodrillo. 
Ogni mio pensiero mi buttava sempre più giù. C'era fine al peggio? 
- Harry? HARRY? - Probabilmente no. Riconobbi la sua voce anche senza alzare la testa. Pensai velocemente a quante possibilità avessi di cominciare a correre e seminarlo, ma alla fine constatai che erano troppo esigue per un tentativo, così mi limitai a tenere la testa tra le gambe, rifiutandomi di dare un qualsiasi segnale di vita. 
- Allora sei qui? Ho visto la macchina lì sopra e ho pensato al peggio. - Il suo tono sembrava allarmato, mentre annaspava come in cerca di aria. Aveva corso. 
Si era preoccupato per me? Si era sentito in colpa per come ero andato via? O magari aveva solo paura della reazione del mio padrino se gli avesse detto di avermi perso chissà dove? 
- Harry? Stai bene? - Chiese ancora il biondo. Questa volta riuscii a percepire il peso della sua mano che si appoggiava leggera sulla mia spalla. Come un riflesso incondizionato, mi divincolai, strisciando fuori dalla sua portata. 
- Sì, sto bene. - Dissi guardandolo apertamente. Forse se lo avessi guardato direttamente negli occhi mentre lo dicevo, lui mi avrebbe creduto. 
- Harry? - Maledizione, perché continuava a chiamare il mio nome con quel tono disperato? 
Mi stava facendo salire il sangue al cervello. Dovette capire che il mio fastidio stava aumentando, perché il suo viso, intriso di tristezza, di un attimo prima, si trasformò nel suo solito viso imperturbabile e privo di espressione. Mi calmai un po'. Non mi piaceva vederlo malinconico, soprattutto se lo era a causa mia. 
- Mi dispiace di essere scappato in quel modo. - Non sapevo dove mi avrebbero portato quelle parole, ma sapevo che ormai era troppo tardi  per pentirmi dei pensieri che sarebbero usciti di lì a poco dalle mie labbra. Dovevo fare qualcosa per me stesso, e qualcosa per Draco. Dovevo farlo prima che fosse troppo tardi per entrambi, prima che ne fossimo troppo coinvolti. 
- E' solo che...- Stetti per continuare il mio discorso, ma la voce di Draco mi interruppe bruscamente, facendomi zittire. 
- Smettila. Smettila, per favore. - Sbarrai gli occhi, sorpreso e agitato dalla sua supplica improvvisa. - Sono io quello che dovrebbe essere dispiaciuto. Ti ho baciato, ti ho promesso un appuntamento, e ho lasciato che ti dichiarassi apertamente, senza neppure degnarti di una risposta. Mi dispiace, Harry. Mi dispiace davvero tanto. Devi credermi. - Che cosa? 
Draco era in ginocchio, avvolto dalla stessa fanghiglia che avevo sotto di me. I suoi occhi mi stavano pregando, lucidi e privi di qualsiasi barriera. Riuscivo a vedere dentro di lui. 
Perché si stava riducendo in quel modo per me? Che cosa gli saltava in mente? Dove era finito il Draco cinico e sarcastico? Come avevamo fatto a cambiarci entrambi in quel modo? 
Ero in un vortice di strane domande, che continuavano a girare e rigirare vertiginose nella mia testa, senza permettermi di trovare una risposta anche ad una sola di esse. 
Non riuscii a parlare. Non riuscii a dire neanche una parola. 
- Sento anche io quello che senti tu. - Faceva ancora più male del rifiuto. 
Draco si avvicinò a me, cauto, come fossi stato un animale selvaggio pronto ad attaccare. Vidi le sue labbra farsi vicine alle mie come in un video a rallentatore. Avrei potuto farmi indietro in qualsiasi momento. Avrei potuto troncare così, il dolore bruciante che sentivo dentro al petto quando i suoi occhi mi guardarono come fossi la cosa più preziosa al mondo. 
Avrei potuto farlo, eppure chiusi gli occhi, e lasciai che il tocco leggero della sua bocca mi invadesse i sensi, insieme all'inebriante odore di muschio che aleggiava nell'aria fresca del bosco. Il sapore salato di quel bacio mi fece rendere conto che le lacrime non avevano ancora smesso di rigare il mio viso, talmente silenziose che anche io non vi avevo prestato attenzione. 
Draco mi prese in braccio, tenendomi stretto. Lasciai che la mia testa si appoggiasse alla sua spalla, senza fiatare, mentre lui percorreva il sentiero al contrario, riportandoci allo spiazzo principale. 
- Andiamo a casa. - Ormai era come se Draco stesse mettendo in scena una specie di monologo, ed io non mi sforzi neppure di interromperlo. Qualsiasi cosa avessi potuto dire, non sarebbe stata minimamente quella che pensavo. Mi rannicchiai sul sedile del passeggero, guardando fuori dal finestrino. Draco era venuto in moto, la vidi parcheggiata accanto all'auto, non appena lui mi lasciò, ed io mi staccai volentieri da quella presa troppo intima che ci aveva legato. 
Il viaggio sembrò interminabile. Lasciai che i pensieri scorressero liberi dentro di me, insieme agli alberi e alle case che si muovevano veloci fuori dal finestrino. 
- Harry, puoi parlarmi per favore?- Solo quando arrivammo a casa, e mi chiusi il portone alle spalle, Draco riprese parola. Sospirai. 
- Cosa vorresti che dicessi? - Chiesi, sedendomi sul divano con le gambe incrociate. 
- Qualsiasi cosa. Non sono abituato a vederti in silenzio. - Mi venne da ridere. Parlava come se mi conoscesse da una vita. Sentiva anche lui quella sensazione di familiarità che sentivo io, quindi? 
- Devo chiederti scusa per quello che ti ho detto al ristorante. - Dissi alla fine, riprendendo in mano il discorso. Draco aggrottò le sopracciglia, scuotendo la testa. Mi prese le mani, inginocchiandosi sul pavimento, per essere alla mia altezza. Era la seconda volta in meno di mezz'ora che lo faceva. 
- Ti ho già detto che io provo... - Questa volta fui io a troncare il suo discorso. 
- NO, ascolta. - Quasi urlai. - Sono stato un'ipocrita. Ti ho detto quelle cose, ma in realtà...- Mi fermai. Sapevo che le prossime parole che sarebbero uscite dalle mie labbra lo avrebbero ferito irrimediabilmente, o fatto arrabbiare come poche volte era capitato. Lo sapevo, ed era proprio quello che avevo intenzione di fare. Io e Draco dovevamo allontanarci. Cominciavo a crederlo sempre di più. 
- Stai per tirare fuori una scusa, Harry.- Mi bloccai. 
- Cosa? - Sussurrai. Lui strinse un po' più forte le mie mani. 
- Stai per dire qualcosa che mi faccia allontanare da te, lo so. E lasciati dire una cosa, Harry. L'unico motivo per il quale mi sono sempre comportato da duro nei tuoi confronti, era proprio perché sapevo di dover mantenere le distanze tra noi. Ci abbiamo provato. Abbiamo tentato entrambi di sopprimere quello che proviamo, ma non ci siamo riusciti. Non è vero? - Avevo appena smesso di piangere, e adesso lui cominciava a dire cose simili... era un disastro. 
- Non sai quello che stai dicendo. - Provai a ribattere. 
- So esattamente quello che sto dicendo. Lascia che te ne dia una dimostrazione.- Le sue mani presero il mio viso, avvicinandomi al suo. Le sue labbra premettero di nuovo sulle mie, questa volta più dolcemente, così leggere da farmi dubitare che si stessero toccando davvero. 
- Draco. - Sospirai. Una delle sue mani scese sul mio petto, poi più in basso, sul mio ventre, facendomi rabbrividire e tremare. 
- Per favore. - Fu la sottile risposta del biondo. Mi stava supplicando di lasciarlo fare. Mi stava pregando di lasciare che i nostri corpi facessero quello che noi con le nostre parole non riuscivamo a fare. Le mie dita si mossero in automatico, incastrandosi nei suoi capelli setosi.
Il divano diventò presto il letto, e i nostri sussurri strozzati lasciarono il passo a gemiti sommessi, mentre il mio cuore esplodeva in mille pezzi.
Non sarei più riuscito a togliermi le immagini di Draco sopra di me, che mi accarezzava il volto, che mi coccolava e mi guardava dritto negli occhi. Non lo avrei mai dimenticato. 

Draco dormiva profondamente, nudo al mio fianco. Lo osservai per qualche minuto: alla luce della luna sembrava ancora più pallido. Ne accarezzai la pelle, imprimendo sulle mie dita il ricordo della sua dolcezza, poi mi alzai e mi vestii. 
- Credo proprio di essermi innamorato di te. - Sussurrai, dandogli un ultimo sguardo dalla porta. 
Mi ci volle più di un minuto per decidermi ad allontanarmi. Presi le chiavi della macchina e con la borsa in spalla, riempita velocemente con tutto quello che avevo trovato di mio in giro nei cinque minuti precedenti, me ne andai. 
Sul tavolo lasciai un bigliettino. 
Malfoy, grazie per la tua ospitalità. Sei ufficialmente licenziato dal tuo incarico, qualunque esso fosse. Per favore tieniti fuori dai miei affari e soprattutto da Sirius. Ti auguro il meglio. 
- Harry 


Angolino autrice: 
Okay, sinceramente non so quale senso logico abbia questo capitolo, la verità è che questo lato caotico, incoerente e confusionario di Harry mi piaceva. La sua mente è piena di drammi e dubbi, e spero che leggere questo capitolo vi dia l'idea di come si sia sentito a non capire nemmeno quali fossero i suoi reali sentimenti. Fatemi sapere cosa ne pensate. 
Un bacione e alla prossima. 

Together alone || Drarry (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora