A volte, spesso in realtà, pensavo al mio rapporto con Giorgia.
Ci conoscevamo da 4 anni, ne avevamo passate tante, troppe direi.
Pensavo a come sarebbe bello un 'noi', ma poi mi rassegnavo.
Lei era troppo bella per me, e lo era per davvero. Aveva tanti ragazzi che le andavano dietro. Tutti morti di figa. Ma lei, fortunatamente, preferiva passare il tempo con me.Forse questo voleva dire qualcosa, o forse no, magari lo faceva solamente perché eravamo migliori amici, o forse mi trovava interessante.
Aaaah!
Dovevo smetterla di farmi tutte queste paranoie, era inutile.
Eravamo solo amici. O forse qualcosa di più. Non lo sapevo nemmeno io. Sapevo solo che quando stavo con lei ero felice e tutti i problemi sparivano. Era in grado di farmi cambiare umore con un semplice sorriso. Ed io amavo il suo sorriso. E forse, amavo anche lei.
«..Allora?» la domanda di Giorgia inturruppe i miei pensieri.
«Emm, cosa?» risposi sorpreso.
«A che piano dobbiamo andare?»
«Il terzo.» le dissi.Le porte dell'ascensore si chiudettero ed iniziammo a salire.
«A cosa pensavi?» chiese voltandosi nella mia direzione.
«Nulla di che.»
«Sicuro che non sia altro? Sai che a me puoi dire tutto.» disse prendendomi la mano.
«Nulla davvero, solo pensieri su nonna.»
«Ok!» Mi abbracciò forte.
Uno di quegli abbracci che li senti fino a dentro le ossa.
Si avvicinò al mio orecchio «andrà bene» sussurrò.Il bling dell'ascensore ci avvertì che eravamo arrivati al nostro piano. Ci incamminammo lungo il lungo corridoio alla ricerca della stanza 351.
Non mi piaccevano gli ospedali, sono troppo tristi. Lunghi corridoi azzurri e porte bianche. Un via vai infinito di infermiere e pazienti che si spostavano di tanto in tanto da una stanza all'altra per gli accertamenti.
Ed un silenzio che metteva i brividi.«Eccoci!» esclamò Giorgia
La guardai, sospirai e aprii la porta lentamente.
«Disturbiamo?» domandai a bassa voce, evitando di svegliare nonna nel caso stesse dormendo.
«No no, entrate pure.» disse mamma.La stanza in cui avevano ricoverato nonna non era grandissima, ne troppo piccola. Era bianca con qualche quadro appeso alle pareti. Una finestra dava luce alla stanza. Si poteva vedere tutta la città da lì. Mi chiedevo quanto sarebbe stato bello osservare il tramonto.
«Come sta nonna?» chiesi.
«I medici le hanno detto di riposare, stasera avrà un'altra visita, ma nulla di preoccupante.»Nonna stava dormendo, aveva molti tubetti collegati alle braccia e al resto del corpo, evitai di fare domande. Mi sedetti semplicemente vicino a lei e poggiai la mia mano sopra la sua. Giorgia mi si avvicinò, mi disse che forse era il caso di lasciarla riposare.
Faceva male vedere nonna così.
«Quando potrà tornare a casa?» chiesi a mamma.
«Tra un paio di giorni, presumo.»
Dal suo tono di voce non ne rimasi molto convinto.Venne presto ora di tornare a casa, salutammo nonna e uscimmo dall'ospedale.
Guardai fuori dal finestrino per tutto il viaggio. Troppi pensieri.
Portammo Giorgia a casa sua dopodiché, una volta arrivati a casa nostra, andai diretto in camera mia a dormire, senza nemmeno cenare.
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Oltre i confini dell'amore
RomanceAlex Martini, uno studente quattordicenne, vive la sua normale vita da adolescente inseme a Giorgia, la sua migliore amica della quale è pazzamente innamorato. Viene da un'infanzia poco felice avendo subito la perdita del padre alla tenera età di u...