Nina
Ignoro per l'ennesima volta la vibrazione proveniente dal mio cellullare e mi concentro sull'uomo seduto davanti a me.
Fiorello mi guarda, poi si guarda attorno. Sono consapevole del suo voler fuggire da questa situazione, fa parte di un essere vivente cercare una via d'uscita dalle situazioni di pericolo, ma purtroppo oggi le vie di fuga non ci sono.«Allora Fiore, cosa abbiamo imparato oggi?» mi controllo le unghie con fare annoiato, ho bisogno di una manicure, saranno mesi che non ci vado.
Rivolgo di nuovo la mia attenzione a Fiorello, che sta per mettersi a piangere.«Eh no, non vale piangere» gli dico porgendogli un fazzoletto «quando violentavi quelle ragazze e loro piangevano, cosa hai provato? Compassione?» gli domando e lo schifo che provo verso i suoi confronti aumenta sempre di più «Non mi sembra, perché non ti sei fermato. Quindi per farla breve, ti uccidi tu o ti uccido io?» finisco di parlare, mentre Fiorello ha iniziato a piangere come un bambino.
Non provo niente, nessuna emozione.
Fiorello strattona i polsi cercando di slegare le corde. Gli ho legato i polsi e le caviglie in caso di una possibile fuga, anche se dubito riesca a muovere un muscolo. Ha troppa paura.«Chi sei?» mi domanda tra i singhiozzi.
«Non è importante chi sono io, l'importante è che oggi è il tuo giorno fortunato»
Prendo il mio zaino e lo apro, sotto lo sguardo attento dell'uomo davanti a me, ne tiro fuori una corda, una pistola e un sacchetto trasparente sistemandoli sul tavolino che ci separa.«Cosa preferisci?» chiedo senza ricevere nessuna risposta.
Personalmente preferirei il cappio.«Allora? Non ho tutto il giorno» dico con tono scocciato e finalmente Fiorello alza lo sguardo, incontrando i miei occhi.
Lo vedo. Vedo che non si fermerà qui. Se riuscirà a liberarsi, mi violenterà e mi ucciderà.
Mi alzo dalla poltrona e prendo la pistola poggiata sul tavolino.
Non prenderà mai una decisione e non voglio essere io la sua prossima vittima.
Gli punto la pistola alla tempia.«Ti prego, non lo farò più» Mi supplica tra le lacrime.
«Stronzate, tu lo farai e rifarai ancora. Sei una piccola parte della feccia che c'è in questo mondo» Metto il dito indice sul grilletto e faccio alzare Fiorello, conducendolo al mobile più alto che ha in salotto.
«Fai un cappio e mettitelo al collo» Fiorello spalanca gli occhi, è nel panico e sta iniziando a tremare. Mi assicuro che la corda sia ben salda e appena ne son certa gli faccio stendere le gambe in avanti «Ci vediamo all'inferno Fiore.» Dico quando lo sento esalare il suo ultimo respiro.
È strano come le persone possano andare avanti a vivere, ignari di quello che è appena accaduto.
Mi sono occupata di sistemarlo in maniera adeguata, gli ho slegato i polsi e l'ho lasciato vicino alla finestra dove ho legato la corda che ha ancora al collo, ovviamente facendo sembrare tutto questo un suicidio.
Salgo in macchina e finalmente rispondo alle chiamate incessanti da parte di Simon e Kevin.«Dimmi» dico inserendo il vivavoce e immettendomi nel traffico.
«Sono ore che ti chiamo, lo sai?» mi viene da ridere a pensare a Simon incazzato, non lo conosco nemmeno e già l'ho fatto arrabbiare.
Beh impossessarsi delle auto altrui non è il miglior modo per iniziare un possibile rapporto di amicizia.«Scusa avevo da fare» rispondo, sono sinceramente dispiaciuta e soprattutto gli ho rubato la macchina.
«Ti aspetto a pranzo, sono con Kevin in un ristorante vicino agli uffici di tuo papà» mi dice e riattacca la chiamata.
Ora sono diventata una maga? Non so né il nome del ristorante né dove si trovino gli uffici di mio papà.
Stupido Simon.«Cosa?» mi risponde dopo che l'ho richiamato.
«Non so come funziona con le ragazze con cui esci, magari ti ritengono un Dio greco perché fai lo stronzo e non saluti quando chiudi una chiamata, ma di sicuro non ti stanno dietro per il tuo intelletto» dico prima che lui possa interrompermi.
La sua risata rimbomba nella macchina.«Mi hai appena definito Dio greco?» chiede in tono divertito, non rispondo e cambio argomento.
«Dove si trova il ristorante?» domando e appena ottengo una risposta sono io a riagganciare.
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Omicidio alla Condé
RomanceNina si è trasferita in una nuova città per aiutare suo padre con l'azienda di famiglia. Tornare dal padre significa: - conoscere la sua nuova compagna e i suoi figli, soprattutto il maggiore, Simon; - fare i conti con i drammi del passato. Una c...