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Nina

Sorseggio il mio thè verde dalla tazza, è caldo, come la mia pelle in questo momento. Il sole di fine giugno riscalda questa giornata monotona e mi costringe a togliermi la felpa dal troppo caldo che emana.
Esme mi guarda sbuffando, sistemandosi gli occhiali da sole sulla testa.

«Forse dovresti smettere di bere thè caldo, in piena estate» dice facendo passare i suoi grandi occhi azzurri sulle mie braccia ormai scoperte.

«Come siamo acide stamattina» la prendo in giro, sapendo già che è di cattivo umore per l'incontro che avremo fra qualche ora.

Lei in tutta risposta si limita a lanciarmi un'occhiataccia e a riportarsi gli occhiali da sole sul naso.

«Non tutti sono solari come te, Nina» mi dice mentre finisce di fare colazione. «Davvero, non so come fai ad essere così piena di energie di prima mattina» rido a quelle parole.

Prima mattina? Ma se sono le dieci.
La osservo mentre mangia la sua brioche e controlla i messaggi sul cellulare, i suoi capelli castani sono raccolti in una coda alta, mentre le punte rosa le solleticano il collo, il suo viso è perfetto, senza neanche l'ombra di una goccia di sudore, la carnagione olivastra risalta in contrasto ai suoi occhi azzurri, mentre il suo nasino alla francesina con un piccolo anellino la rende ancor più particolare.

«Non ti dà fastidio che si sposi?» mi domanda mia sorella pulendosi la bocca con un tovagliolino del bar.
Mi perdo a pensare alla sua domanda, osservando il campanile dietro di lei.
In effetti, non mi entusiasma l'idea che mio papà si risposi, ma se lui è felice non ha senso impedirglielo.

«Contento lui, contenti tutti. No?» le rispondo facendole un sorriso, uno dei sorrisi più dolci che riesco a fare.

Esme sospira e questo mi fa venir voglia di abbracciarla, ma non siamo fatte per queste cose.

«Dai Esme. Andiamo o faremo tardi!» mi alzo dal tavolino, facendo cenno al cameriere che ce ne stiamo andando.

Dopo circa venti minuti di cammino ci troviamo davanti ad una villa, sembra antica, ma ben tenuta.
Qui dovrebbe abitare nostro padre, penso.
Guardo mia sorella, che sta scrutando gli uomini davanti al cancello.
«È questa» indica con un cenno del capo la Villa che stavo guardando poco fa «qui vive papà con loro» finisce la frase, calcando sul pronome loro, quasi indignata.
Capisco a chi si riferisce.
Loro, sono la nuova compagna di mio papà e presto moglie, e i suoi tre figli.

Non vedo mio papà da un anno, credo, forse anche di più. Le uniche volte che ci siamo visti era perché avevo del lavoro da svolgere per lui, ma poi è quasi scomparso.

Mi decido ad avvicinarmi al cancello, anche se quegli uomini mi inquietano parecchio.

«Salve, vive qui Enea Sirani?» domando a uno dei due, gli uomini si scambiano un'occhiata veloce, borbottano qualcosa tra loro e poi annuiscono in sincronia.

«Avremmo un appuntamento con lui» dico dando una spiegazione alla mia domanda.
I due scimmioni si guardano, indossano entrambi degli occhiali da sole quindi mi è difficile guardarli negli occhi, il loro contatto visivo dura solo pochi secondi, poi ritornano a guardarmi.

«Come vi chiamate?» ci chiede uno dei due, indicando mia sorella e me. 
Mi guardo attorno per vedere dove sia finita mia sorella e la trovo a qualche metro di distanza accanto ad un albero.
Le faccio segno di avvicinarsi e lei con la velocita di un bradipo ci raggiunge. 

«Siamo Nina ed Esmeralda Sirani» rispondo.
L'uomo davanti a noi estrae un cellulare dalla tasca dei pantaloni neri, digita un numero e si sposta di lato per farci passare. 

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Ciao a tutti,

Vi ringrazio per leggere la mia storia. 

Non è il massimo, ma sono solo i primi capitoli, poi cambierà.

Spero vi piaccia, se vi va votatela.


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