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«Potresti dire al tuo carceriere che stasera c'è una festa da urlo e che la tua magnifica, perfetta e bellissima sorellina ti ha invitato» sono in chiamata con Esmeralda da circa dieci minuti, che continua ad inventarsi scuse pur di vedermi questa sera.
«Secondo te...» provo a parlare ma mia sorella mi interrompe.
«No» dice alzando la voce «Niente secondo te, non ti vedo da tre settimane» la sento sospirare e poi prosegue «E questa è la prima volta che riesco a sentirti, non ho idea di come stai fisicamente e psicologicamente, non so se Simon ti sfama oppure hai perso peso, magari ti fa pure dormire in una stanza fredda e il tuo letto è uno straccio poggiato sul pavimento» sorrido per quanto è drammatica. 
Mi guardo attorno e noto che Simon ha lasciato la stanza, probabilmente per lasciarci la nostra privacy. Al momento sono costretta ad utilizzare il suo cellulare per fare qualsiasi chiamata, ma farò in modo che questa situazione da prigioniera duri ancora poco. 
La vita a casa di Simon non è poi così male, ha un bellissimo giardino in cui passo la maggior parte delle giornate, leggo, mi esercito in cucina, guardo le mie serie tv e quando voglio fare conversazione parlo con le guardie o con gli animaletti, che ogni tanto passano nel grande prato di questa casa, almeno questi ultimi non possono rispondermi e sono più che sicura che manterranno ogni segreto che gli ho raccontato. 
«Esme» la chiamo con il tono più dolce che riesco ad usare «Stasera ci vediamo, te lo prometto» la tranquillizzo.
Bene, ora devo capire come convincere Simon a farmi uscire. 
Esco dalla sala da pranzo e raggiungo il mio carceriere che si trova seduto sul divano ad angolo.
Mi siedo sulla poltrona che è posizionata accanto alla tv e lo fisso.
Ha la testa poggiata sullo schienale e in suo sguardo è rivolto verso il soffitto, indosso ha una maglietta nera e dei pantaloni della tuta grigi che gli fasciano le cosce alla perfezione.
«Dimmi Nina»
Posa lo sguardo su di me.
Non faccio troppi giri di parole, sono una persona molto diretta.
«Voglio uscire da qui, voglio vedere mia sorella» inizio a sudare freddo quando passa più tempo di quanto immaginassi per avere una risposta.
Si passa una mano tra i capelli, mentre continua a guardare il soffitto.
Sospira. 
Non ero così agitata neanche durante la maturità.
«Va bene» si mette seduto diritto sul divano e io suoi occhi si inchiodano nei miei «Ma non mi devi dare problemi» annuisco contenta e alzo il mignolino in segno di promessa. 
Simon sorride, ha il viso stanco ed è tutto spettinato, ma questo non significa che sia meno bello rispetto al solito. 
«Va tutto bene?» gli domando, pentendomene un secondo dopo.
«Si, ci sono solo dei problemi in famiglia» mi irrigidisco all'istante, se parla di famiglia intende anche la mia, ormai è una cosa sola, anche se non è ancora del tutto ufficiale.
«Chi riguarda?» chiedo, non penso sia Esme, lei me ne avrebbe parlato subito e non credo sia Kevin. 
«Non ti preoccupare, non è un tuo problema» il suo tono è scocciato, forse non dovevo fargli questa domanda?
Ma che si fotta!
Scoprirò da sola di cosa si tratta. 
«Usciamo tra un'ora, ceneremo a casa di Enea» mi avvisa.
Perfetto, quindi devo prepararmi psicologicamente.

Puntuali come un orologio svizzero, un'ora dopo ci troviamo davanti alla villa di mio papà. Abbiamo deciso di spostarci con due macchine, Simon era solo sulla sua Lexus nx, mentre io sono seduto nei sedili posteriori del range rover, che Enea ha dato a disposizione alle guardie che mi sorvegliano.
«Siamo arrivati signorina» mi avvisa Costantine, ci scambiamo uno sguardo dallo specchietto e mi sorride leggermente. 
«Per qualsiasi cosa sono qui fuori, la scorterò tutta la sera» prosegue. Sono mortificata, queste persone stanno facendo straordinari su straordinari solo per assicurarsi che io non faccia cazzate e che non venga uccisa. In questo momento Costantine, così come tutti gli altri potrebbero essere a cena con la loro famiglia. 
«Mi dispiace» ammetto «Non dovresti essere qui» 
La guardia mi sorride e alza le spalle con fare non curante. 
«Non si preoccupi, non mi pesa. Io amo il mio lavoro» 
Lo ringrazio prima di scendere dall'auto. 
Mi guardo attorno per cercare Simon, ma la sua auto è vuota e nel cortile non c'è anima viva.
Perfetto! Speravo di varcare l'ingresso di casa di Enea insieme al mio coinquilino, ma a quanto pare lui non ha avuto la mia stessa idea. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 16 ⏰

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