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Simon

«Potevi avvisarmi che tua sorella fosse così fuori di testa» dico a Kevin mentre siamo seduti al tavolo a fare colazione.
Lui ride e poi continua a mangiare, seriamente, quella ragazza è pazza. 

«Io ti ho avvisato, non volevo rovinarti la sorpresa» dice, fa un cenno con la testa verso la porta e sento una voce che mi è nuova.
Mi giro per vedere la fonte di quel saluto e vedo Esme in piedi sulla soglia della porta.
La saluto e poi riprendo a mangiare, tra poco devo andare in ufficio da Enea, non posso arrivare tardi. 

«C'è qualche esame in vista per caso?» chiede Esme raggiungendoci al tavolo.
Kevin scuote la testa e io faccio lo stesso. 

«Allora mi potete spiegare per quale motivo Nina è rimasta sveglia fino alle 6:00 a leggere dei fascicoli?» chiede scocciata «e parlava anche da sola, il che mi inquieta parecchio» continua.
Kevin inizia a ridere, ancora. Non ci trovo nulla di divertente, con tutte le cose che ho fatto, belle e brutte che siano, lei mi mette i brividi.
Come fa una ragazza dal viso così dolce a mettere i brividi, ed essere così inquietante?

«L'apparenza inganna Simon, ricordatelo» Dice Esme, la guardo sbalordito, oltre a essere una sensitiva può anche leggere nei pensieri?

«Come fai a sapere quello che sto pensando?»

«È palese che tu pensi cose strane sul conto di Nina, è per questo che è sempre stata sola»
Nina è sempre stata sola? Non ho mai sentito niente a riguardo.
Diciamo che ho sentito parlare veramente poco di Nina, ma il fatto che sia sempre stata sola non l'avevo mai sentito. 
Sentiamo dei passi provenire dalla cucina, poi Nina compare sulla porta e cala il silenzio nella stanza.

«Nonostante io sia sempre stata sola, non mi sono mai sentita tale. Lo dico così, tanto per puntualizzarlo» dice, si avvicina a sua sorella, le ruba un morso alla brioche e poi si allontana.
«Come sto?» domanda facendo una piroetta su sé stessa. 

«Sembri una ladra. Dove stai andando conciata in quel modo?» domanda Kevin con il suo solito tono da stronzo.
Nina sbuffa e io mi godo la scena dei due fratelli che litigano, mentre sorseggio il mio caffè.

«Adoro i tuoi complimenti Kev, comunque ho un appuntamento con un uomo e sono anche in ritardo»
Un uomo? Chi è?
Kevin diventa rosso, segno che si sta incazzando e io sento una sensazione che non ho mai provato prima.
Gelosia. 

«Tranquillo Kevin, ho ventisette anni, so cavarmela da sola e poi è questione di minuti, ci metterò un'ora al massimo» dice per tranquillizzare il fratello, ma la sua frase sembra solo renderlo ancora più arrabbiato di quello che già è. 

«Lo vedi per una scopata?» domanda lui alzandosi di scatto e facendo stridere la sedia.
Nina si mette una mano sul cuore.

«Così mi offendi, fratellino» Apre la borsa e ne estrae una fotografia «Ho trovato quest'uomo, se così posso chiamarlo, nei fascicoli che mi sono stati dati ieri sera, è un imprenditore, si chiama Fiorello Solca ed oltre a svolgere questo lavoro è anche uno stupratore nel tempo libero. Quindi lo incontrerò per ucciderlo» dice, dandoci una spiegazione.

«E come fai a sapere dove si trova?» le domanda Esme con uno sguardo divertito. 

«Sono riuscita a localizzarlo e dai suoi social ho scoperto la via in cui abita e dove va a fare colazione» Si ferma controllando il cellulare «Ed è iscritto a diverse siti di incontri, se vi può interessare» Finisco il caffè che sto bevendo e guardo Nina, che non mostra nessuna emozione, è la ragazza più apatica di questo mondo. 

«E adesso, se volete scusarmi, ho delle faccende da sbrigare» dice ed esce dalla stanza.
Kevin non proferisce parola e si risiede al suo posto.
Non ci credo, non credo a quello a cui ho appena assistito.


Questa riunione non finisce più, guardo l'orologio appeso alla parete per la decima volta nell'ultima ora e quando mi accorgo che tra meno di cinque minuti sarò libero di uscire da questo ufficio, tiro un sospiro di sollievo.
Kevin ha lo sguardo fisso sulla porta, probabilmente anche lui non vede l'ora di andarsene. 

«Bene, potete andare» dice Enea e tutti si alzano dalle sedie «tranne Kevin, tu fermati qui» dice guardandolo con sguardo serio.
Esco dalla stanza e aspetto appoggiato al muro, chissà cosa starà facendo Nina.
Penso a lei da quando stamattina, una volta uscita di casa, ha preso in prestito senza chiedermelo, la mia macchina e mi sono incazzato come una bestia.
Stronza egoista. 

«Chiama Nina» dice Kevin, ero talmente immerso nei miei pensieri che non mi sono accorto fosse uscito dalla stanza «Dille che ti serve la macchina» 

Omicidio alla CondéDove le storie prendono vita. Scoprilo ora