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Nina

Mi sento stanca e senza forze.
Dopo il pranzo con Simon sono tornata a casa e non sono più uscita dalla mia stanza, ho passato l'intero pomeriggio a riguardare fascicoli su fascicoli, domandandomi perchè abbia scelto proprio Fiorello Solca.
Ricordo che quando, per la prima volta, ho visto la sua foto mi sono ritornati in mente flashback del giorno in cui mia mamma è morta.
In che guaio mi sono cacciata? In che casino ho cacciato la mia famiglia?
«Egoista del cazzo» mi dico insultandomi «Hai fatto di testa tua ed ora hai messo tutti in pericolo» Vorrei piangere, ma non è da me, quando sono stressata la mia rabbia repressa si fa sentire e diventa difficile contenerla.

Bussano alla porta e senza che io risponda Esme entra nella stanza tenendo un piatto tra le mani, si avvicina al mio letto e si siede accanto a me.
«Ho saputo della tua splendida giornata» mi prende in giro.
Guardo il piatto fumante tra le sue mani e il mio stomaco inizia a brontolare.
«Questo è per te» mi porge il piatto «Gli altri ed io stavamo pensando di andare in un locale per svagarci un po', ci stai?» domanda unendo le mani come se stesse pregando.
Se solitamente non sono di compagnia, questa sera lo sarò ancora meno, magari uscire mi farà bene. Oppure mi ritroverò con un proiettile in fronte.
«Va bene Esme, ma ti devo dire una cosa..» mia sorella mi guarda e con una sola occhiata al mio viso capisce quello che le voglio dire.
«Nina non fare cazzate» il suo viso si sta arrossando e i suoi occhi diventano lucidi «Non puoi chiamare Giorgio e risolvere sempre le questioni così, esistono psicologi, psicoterapeuti o psichiatri che ti possono aiutare»
Mi sento una merda, so che Esme sta male quando io ricorro ai miei metodi per smettere di pensare, ma è l'unica cosa che al momento mi fa stare bene.

Avendo un rapporto d'amore e odio con le mie gambe, decido di indossare una tuta nera con uno scollo molto profondo in mezzo al seno e delle decolleté glitterate. Non mi trucco troppo, metto solo un po' di mascara ed un rossetto bordeaux, mentre i capelli li lascio sciolti, così che mi ricadano sulle spalle facendo delle piccole onde.
Siamo andati con due macchine diverse, una guidata da Kevin e l'altra da Simon, si sono offerti come autisti e siccome domani mattina devono lavorare hanno deciso di non bere.
L'entrata del locale è affollata, ma non dobbiamo attendere molto perché il proprietario, un amico di Leonardo, ci ha riservato un tavolo abbastanza appartato e ha offerto il primo giro di drink.
Non sono una gran bevitrice, non bevo praticamente mai, soprattutto perchè sono capace di bere uno shottino e poi correre in bagno a vomitare.
Dopo il primo giro di drink sono spariti tutti dalla circolazione, andando in mezzo alla folla a ballare.
Mi guardo attorno per cercare un bagno, ma non trovo nulla, mi alzo dai divanetti e mi dirigo verso il bar per chiedere informazioni, mi sento come un pesce fuor d'acqua.
Sapevo che sarei stata meglio a casa, nel mio bellissimo letto a guardare qualche serie tv.
«Scusa» dico cercando di usare il tono più alto che riesco a fare, con la musica così alta è difficile farsi sentire da qualcuno.
«Scusa» dico per l'ennesima volta al ragazzo che serve al bar, che non mi calcola minimamente.
«È difficile che ti sentano con tutta questa musica» sento dire da una voce maschile, è riferito a me?
Mi giro in direzione di quella voce e vedo un ragazzo che mi sta guardando con un sorriso.
«Io sono Andrea, tu?» mi dice allungando la mano verso la mia, faccio finta di non aver notato il suo gesto e mi presento, non voglio rovinarmi la serata con alcune visioni o merda simile.
«Allora Nina ti offro da bere» dice superandomi e andando dietro al bancone.
Può farlo? Non è illegale?
«Non è un'azione illegale quella che stai facendo?» gli domando, Andrea mi guarda e inizia a ridere scuotendo la testa.
«Non è illegale se sei il proprietario» ah è lui il proprietario, il famoso amico di Leonardo, in effetti Emma non ha tutti i torti a dire che è un bel ragazzo.
Andrea mi porge il mio secondo drink, anche se quello che avrei voluto era solo trovare un bagno.
«Da quanto hai questo locale?» Sono una frana a fare conversazione con persone che non conosco, quindi mi devo sforzare per fare domande abbastanza interessanti per poter portare avanti il discorso, anche se la maggior parte delle volte non funziona.
«Un paio d'anni, è stato un regalo di compleanno dei miei genitori»
Wow, l'ultimo regalo che i miei genitori mi hanno fatto credo sia stata una casa delle bambole.
Andrea è un ragazzo simpatico e molto chiacchierone, me ne rendo conto perché parla solo lui, ma mi fa ridere e sto iniziando a sentirmi a mio agio.
«Una volta ho beccato due ragazzi fare sesso nel mio ufficio e devo dire che disturbarli è stato fortemente imbarazzante, ho dovuto disinfettare tutta la mia scrivania una volta che se ne sono andati» Mi racconta e io inizio a ridere.
Lavorare in una discoteca non deve essere affatto noioso, ma non è il mio genere di lavoro.
Il cellulare che ho in tasca inizia a vibrare, è una breve vibrazione, segno che mi è arrivato un messaggio da qualcuno, prendo il cellulare dalla tasca e leggo.
Appena sceso dal treno
E' Giorgio, penso che andrò a trovarlo in hotel. Mi alzo dallo sgabello su cui sono seduta e dopo aver salutato Andrea, mi immetto nella folla per cercare mia sorella, fortunatamente non devo vagare molto, mi ritrovo a pochi passi Filippo, circondato da ragazze e poco distanti da lui ci sono mia sorella ed Emma.
I miei occhi incontrano quelli di Esmeralda e le mimo con la bocca che me ne sto andando, lei in risposta annuisce e mi mima fare attenzione.

Esco dal locale e finalmente sento il vento caldo di fine giugno sulla mia pelle, dentro stavo soffocando, non è possibile che in un locale così grande ci siano così poche finestre.
Sorpasso un gruppetto di ragazzi riuniti a fumare, al mio passaggio iniziano a fischiare e a chiamarmi come se fossi un gatto.
«Ehi piccola» ignoro il saluto senza neanche voltarmi e continuo a camminare, mi sento prendere per un braccio e una brutta sensazione mi invade il corpo, non faccio neanche in tempo a reagire che sento la voce di Simon alle mie spalle.
«Levale le mani di dosso» mi tranquillizzo in un istante e appena sento la presa del ragazzo allentare mi giro nella loro direzione.
«Scusa amico, non pensavo fosse la tua fidanzata» si scusa il ragazzo.
Simon gli fa cenno di allontanarsi e poi si avvicina a me.
Ha del sudore sulla fronte e sul collo ha un segno violaceo.
«Te ne stai andando?» annuisco e continuo a camminare.
«Non è uno dei miei posti preferiti»
La sua espressione sembra arrabbiata, ma non credo di essere io il motivo e quindi non faccio domande.
«Davvero? Eppure mi sembrava ti stessi divertendo a parlare con Andrea» dice utilizzando un tono infastidito.
Sbaglio o è geloso?
«Non sono affari tuoi. Perchè non torni dalle tue amichette?» gli rispondo e lui fa una breve risata.
Ha un ciuffo di capelli fuori posto, così allungo una mano per sistemarglielo, è più forte di me, quando vedo che qualcuno con cui sto parlando ha i capelli fuori posto, io li devo sistemare, altrimenti non riesco a concentrarmi.
Sorride del mio gesto e prima che possa ritrarre la mano me la prende e mi bacia il polso, la mia pelle si cosparge di brividi, restiamo a guardarci per qualche secondo e sento il corpo andarmi in fiamme.
«Devo andare, non torno a casa» dico ricominciando a camminare, questa volta più veloce.
«Aspetta, dove stai andando?» mi domanda alzando leggermente la voce per farsi sentire vista la distanza che si è creata tra di noi.
«Non ti preoccupare, Esmeralda sa tutto.» rispondo e poi giro l'angolo.
Non ho la minima idea di dove sia l'hotel di Giorgio.

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Ciao,
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Grazie.

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