Il pomeriggio a Tadfield sembrava non finire mai. L'afa entrava nel piccolo cottage come un intruso in piena notte, non riuscendo a farlo alzare dal letto. Osservava il soffitto, sentendosi costantemente degli occhi addosso. Sentiva qualcosa, alla bocca dello stomaco. Qualcosa di strano, che non riusciva ad abbandonarlo. Qualcosa lo stava fissando. Ma non sapeva cosa.
Bah, forse si era trascinato dietro le paure della notte prima, quando erano andati nel bosco senza un vero motivo.
Il soffitto era dipinto, come poteva osservare. C'erano degli angioletti dipinti con poco gusto, abbinamenti di colore che avevano del ridicolo e animali che non parevano proprio animali, più delle sottospecie di demoni presi dall'ultima bolgia dell'inferno.
Sospirò. Erano le due del pomeriggio ed erano cinque minuti che aveva aperto gli occhi, una cosa del genere non era mai successa. Aveva sempre avuto l'abitudine di dormire poco o nulla, fino a costringerlo ad imbottirsi di medicinali quando era più giovane, però quel giorno il cervello aveva deciso di recuperare tutto il sonno perso in una sola botta.
Sensazione orribile, davvero.
Tutte le ossa erano bloccate come fossero state incollate tra di loro, i denti parevano incollati alla lingua rosata mentre gli occhi, ancora spalancati, sentiva che si stavano riempiendo di polvere, quando sentì qualcuno bussare.
Erano dei colpi duri, freddi che si sentirono in tutta la casa, e che lo ridestarono da quel suo torpore che pareva volerlo annegare nel materasso e strozzarlo nelle molle malmesse al suo interno.
Si alzò dal letto, camminando pigramente verso la porta. Chi poteva essere? Con molta probabilità era Anatema, però bussare a quell'ora non era sicuramente da lei. Lei lo avrebbe svegliato alle sei.
-Arrivo, arrivo...- era in pigiama: la canottiera era appiccicata alla sua pelle, mentre i pantaloncini scomparivano sotto il tessuto della felpa che si era buttato addosso per avere un aspetto un minimo decente. Aprì la porta con un movimento rapido della mano, trovandosi davanti uno spettacolo che lo sorprese subito: una vecchia donna dai capelli quasi arancioni era a pochi passi dalla porta aperta, il sorriso leggermente giallastro che portava la rese una figura quasi sovrannaturale, che fece sbiancare il ragazzo al primo sguardo.
-Buongiorno caro, sono Marjorie Tracy, la sua vicina- la donna annuì con il capo, cercando in qualche modo di sembrare accomodante agli occhi dell'altro probabilmente notando la sua espressione inquietata.
-Buongiorno- abbassando lo sguardo, vide che la signora aveva tra le mani un cesto da cui riusciva a scorgere dei biscotti. -Molto lieto, il mio nome è...-
-Aziraphale Fell, lo so- gli fece l'occhiolino, il movimento del collo flaccido che fece tintinnare la collana di pietre che portava con orgoglio. -Anatema mi ha parlato tanto di lei, il giornalista della capitale-.
A quelle parole, Aziraphale piegò il volto in un sorriso imbarazzato, per poi guardarsi: era un disastro. -Bene. Scusi...scusi per l'aspetto- cercò di avere un comportamento che potesse distogliere l'attenzione dal suo abbigliamento sciatto, indicando l'interno della casa. -Vuole entrare?-.
Aziraphale non era mai stato abituato a invitare persone, a stare con estranei. Si affrettava a chiudere la felpa, mentre con la mente già vagava verso altri luoghi: lui non aveva effettivamente nulla da offrire. Caffè? Zero, tè? zero. Zero assoluto. Non aveva nulla, e si vergognava terrificantemente di quelle mancanze, la voce perentoria di sua madre che gli frullava nella testa mentre lo rimbrottava a causa della sua stanza disordinata.
-Ah, la casa della vecchia Didì- mormorò l'anziana entrando a piccoli passi, gli occhi resi sbiaditi dal tempo stracolmi di meraviglia e antichi ricordi. -Quando eravamo piccole giocavamo nel cortile tutti i giorni, sono contenta che l'abbia affittato un giovane così a modo come lei- con un movimento scattante, si rivolse di nuovo all'altro, scrutandolo come sono gli anziani sanno fare. -Resterà qui quanto?-.
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In The Woods Somewhere|Good Omens
FanficIl bosco è da sempre centro dell'immaginario umano: una distesa immensa di alberi che si protraggono in altezza fino a rendere le loro cime invisibili, i rami che paiono mani scheletriche pronte ad afferrare i malcapitati e i sentieri sporchi di fog...