capitolo ottavo

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Aveva finito la pastura.

L'aveva messa per sette giorni, ed era durata per sette giorni. Ogni volta che la sera tardi lo applicava sentiva qualcosa andare via, come un peso.

Probabilmente, Crowley aveva avuto ragione.

Crowley. Avrebbe rivisto Crowley! L'avrebbe rivisto in quella bizzarra casetta, avrebbe di nuovo parlato con lui. Avrebbe di nuovo sentito la sua voce, visto i suoi occhi. I suoi capelli. Avrebbe rivisto Cowley a breve, e questo lo riempiva di gioia. Come quella di un bambino la notte prima di Natale.

Doveva andare di notte. Doveva uscire quando tutte le luci del paese già erano spente in modo da non destare strani sospetti, sgusciare nella notte e sperare di non incasinare ogni cosa com'era solito fare. Doveva essere silenzioso. Era la priorità.

Appena aveva visto il sole scendere, si mise le scarpe più pesanti che era riuscito ad infilare nella valigia, vecchi scarponi perfetti per l'occasione, e una felpa. Prese anche una torcia: non poteva permettersi di fare la figura della volta prima.

Allo specchio che aveva scoperto all'interno dell'armadio più grande non vedeva una figura forte, come quelle dei film o dei libri che spesso leggeva per svagarsi, piuttosto vedeva un ragazzino troppo cresciuto, che pretendeva di fare il grande solo per darsi quel senso di sicurezza in più.

Era uno degli aspetti della sua vita che voleva -doveva- eliminare al più presto.

-Puoi farcela- il sussurro gli arrivò alle orecchie, mentre si aggiustava il ciuffo biondo con un movimento rapido della mano paffuta. Poteva farcela, andiamo. Era molto semplice. Doveva solo camminare. Era semplice. Andava, veniva e tornava. Era molto semplice. Doveva fare attenzione. Doveva fare tanta attenzione. Ma sarebbe stato molto semplice. Semplicissimo.

Prese un respiro, sentendo la pietra nella tasca rigirarsi nel suo dito sinistro. L'aveva ritrovata vicino alla porta di casa, su un piccolo tavolino scricchiolante posto proprio davanti a quel legno così vecchio. Non aveva avuto la necessità di toccarla per giorni, quindi non sapeva precisamente l'ubicazione in cui l'aveva lasciata e se quello fosse una fonte di preoccupazione. Però, era davvero importante? Stava per incontrare di nuovo una creatura -una persona- che fino a qualche tempo prima era fermamente convinto non fosse nemmeno reale. La sua vita stava già prendendo pieghe abbastanza strane, non aveva bisogno di altre preoccupazioni.

E con quel pensiero nella testa, si chiuse la porta alle spalle.


Nell'appoggiarsi la pietra all'occhio si sentì come il protagonista di un romanzo fantasy. Per una persona che aveva letteralmente passato tutta la sua infanzia tra romanzi che parlavano di bei protagonisti che per sbaglio si ritrovavano catapultati in situazioni assurde e finivano per salvare il mondo, quella situazione stava prendendo una piega straordinaria. L'insicurezza era volata via appena era arrivato davanti al bosco, il respiro affannato che si mischiava con il vento. All'inizio non vide niente oltre a quelle fronde che aveva imparato a conoscere fin troppo bene, quando iniziò a sentire una strana sensazione attorno alle dita, come un prepotente prurito ai polpastrelli. Dopodiché, davanti ai suoi occhi una lunga linea rossa si materializzò.

Andava direttamente nel mezzo del bosco. Il suo compito era quello di seguirla.

C'era da fidarsi? Quello era un altro paio di maniche. Seguire una magia misteriosa di un sasso poteva non rivelarsi la cosa più sicura del mondo da fare, però...

In determinate situazioni bisognava solo fidarsi della pancia, di quel desiderio di rivedere al più presto quelle iridi brillanti come le galassie più lontane anche solo per qualche minuto. Per qualche secondo. Qualche secondo era abbastanza, davvero. Gli bastava vederlo. Anche solo sentire la sua voce tra le fronde.

In The Woods Somewhere|Good OmensDove le storie prendono vita. Scoprilo ora