Capitolo 24.

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I miei occhi puntati alla tv non mi facevano affatto concentrare sul programma, anzi, pensavo tutt'altro, nonostante fosse una dei miei preferiti.
Era come se il mio cervello fosse fermo alla sera precedente e ai momenti indimenticabili passati con lui.

Pensavo a Mattia e a come la sera prima mi aveva trattata; come un perla trovata dentro una conchiglia.
I suoi occhi mi faceva sentire una donna come poche, mi facevano sentire apprezzata.

Poso la ciotola di vetro colma di porcherie sulla tavolo di vetro e vado a lavarmi le mani, sporche di olio e altre spezie che non facevamo altro che provocarmi disgusto.

"Tesoro, ti ringrazio per aver messo a posto tutti quei documenti." La voce dolce di mia madre mi fece girare; sapevo che aveva bisogno di una mano e che io avrei dovuto dargliene più di una dopo tutto quello che lei ha fatto per me.

Avrei ereditato l'azienda una volta dopo aver preso il diploma, momentaneamente passo circa due ore al giorno in quell'edificio così da iniziare ad esercitarmi e nel frattempo aiutare la mia grande donna.

"Avresti dovuto chiedermelo, sarebbe stato pensate da svolgere da sola."

La mamma preferisce sistemare lei i documenti e non farli mai toccare ai commessi o a qualcun altro, d'altronde ha ragione, non bisogna mai fidarsi quando si tratta di questi argomenti.

"Vado a fare la spesa, tornerò tra circa un'ora" Le sue labbra si incurvarono mentre mi lanciava un occhiolino.

Uscì dalla porta ed io mi rimisi nuovamente a guardare la tv, anche se avrei voluto uscire.

Mi tiro su e mi avvicino alla finestra che dava sul retro, mentre sentivo il rumore dell'auto di mia madre distare dalla nostra enorme villa.

Alla lista di motivi per cui dovevo starmene a casa tra le coperte, si aggiunse quello dell'ora: 8.18 p.m.

Ed io odio uscire ad orari così fuori dai miei standard.

Ad impedire completamente l'opzione di uscire fu il suono del campanello.
Aprii senza pensarci due volte e vedi Lance con i suoi capelli mossi che svolazzavano a causa del vento.

"Chi non muore si rivede!" Esclamai con un sorriso; certo, avrei sicuramente preferito vedere qualcun altro dietro questa porta, ma per il momento mi accontento di aspettare come un anima in pena.

"Si, lo riconosco, avrei dovuto presentarmi già qualche tempo fa."

"Ti ascolto Müller, ma ti avviso, non credo di aver tempo a sufficienza." Dissi ironicamente, mentre chiudevo la porta e lui si accomodava sul divano.

"Voglio scusarmi per quello accaduto al Pub."

"Tranquillo, non avresti mai potuto sapere quello che sarebbe accaduto, non è colpa tua." Appogiai una mano sulla sua spalla e sorrisi dolcemente.
Non poteva affidarsi delle colpe, non era stata una sua scelta essere intrattenuto da degli uomini.

Si passa una mano tra i capelli e continua.

"Magari su questo non ti do torti, ma non avrei dovuto farmi distrarre da quei mascalzoni." Finì la frase e poi alzò una pochette e non tardai più di tanto a capire che era la mia.

"Sono venuto a riportarti questa e a farti le mie più sentite scuse." Afferro la piccola pochette, che era una delle più costose in quell'armadio, e lo abbracciai.

"Non preoccuparti è tutto risolto."
Grazie a Mattia.

Vedevo il suo corpo avvicinarsi al mio e poi le sue labbra muoversi.
"Potremmo incontrarci qualche altra sera, magari in un posto più tranquillo, se mi dai l'opportunità di poterlo fare."

Un Contratto Di Cuore [COMPLETA] ||Mattia PolibioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora