Capitolo 10.

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*CONTENUTI ESPLICITI*

"Hai una cazzo di porta. Entra da lì!" Era appoggiato al cofano anteriore.
Mi fissava come se fosse una prova di coraggio ciò che stavo facendo.
Aveva le braccia strette al petto mentre mi osservava salire dall'enorme albero.

"Mattia, sono le tre del mattino! Non urlare." Dissi a denti stretti mentre guardavo giù, avevo notato che era ancora fermo nella posizione di 10 minuti fa, proprio come me.

Le mie mani stringevano lo stesso ramo, mentre i piedi erano concentrati su due rami opposti.
Quell'albero era così alto, non ero mai riuscita ad arrivare in quel punto.

"Perché continui a complicarti la vita?" Mi guardava sul punto dell'esasperazione con le mani che toccavano le guance.

"Sono nata per quello." Affermai, ebbi il tempo di finire la frase che il mio piede scivolò dal ramo.

Cacciai un urletto che venne seguito da uno da parte di Mattia; non riuscì a trattenermi e scoppiai letteralmente a ridere, quasi con le lacrime.

"Vuoi scendere?! Finirai in ospedale." Continuava ad urlare.
Si avvicinò al tronco enorme dell'albero e mi guardava con il volto verso l'alto.

Una volta fuori da questa situazione, gli tapperò la bocca con un calzino puzzolente, vediamo se continua ad urlare.

"No. Devo soltanto evitare di fare rumore." Lascia andare un sospiro, ero ancora all'inizio, ero semplicemente riuscita a passare il tronco e tre rami.

"Vieni a casa mia, prima che ti fratturi un osso." Nella sua voce potevo sentire noia.
L'idea era molto allettante.

Piano piano riuscì a toccare terra e poi entrai in auto dove lui era già al volante.
Era seccato.

"Sul serio, ti sei arrabbiato perché ho cercato di entrare dalla finestra?"

"Si. È stata una scelta stupida, potevi entrare dalla porta."
"Non ho le chiavi, coglione."

Serrò gli occhi e le labbra.
D'altronde aveva tutte le ragione per fare quell'espressione, non glielo avevo detto.

"Perché non me lo hai detto prima?" Non sapevo come rispondere.
Mi limito a fare spallucce a guardare l'asfalto e le vie buie.

"Sono quasi le 4 del mattino, ho le chiavi di casa tua ma è troppo tardi per fare tutti questi giri." Dice.
Ha ragione, le nostre case distavano almeno 20 minuti l'una dall'altra e per fare andata e ritorno, si sarebbero fatto quasi le 5.

"Ero così arrabbiata che non ho pesato a prendere le chiavi, ma solo i soldi e il telefono" Sussurro.

##
Alcuni minuti dopo.

Mi aveva mostrato casa sua, non era piccola.
Mi aveva detto che era l'unica cosa che gli restava, perché erano riusciti a non aprire ulteriori pagamenti, di conseguenza era l'unica cosa che gli restava.

È enorme e piena di lusso.
Non sono impressionata, dal momento in cui anche casa mia arriva allo stesso livello.

Sono rimasta a bocca aperta dopo aver visto la piscina idromassaggio.

"Siamo quasi ottobre, con quale coraggio entri in acqua?" I miei passi si bloccano a pochi centimetri dalla piccola piscina idromassaggio.
Lui toglie la sua maglia, ma lascia i pantaloncini grigi, entra cautamente dentro quell'acqua che immagino possa essere non molto calda.

Un Contratto Di Cuore [COMPLETA] ||Mattia PolibioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora