Capitolo 4.

840 50 0
                                    

Incrocio le braccia al tavolo e osservo mio padre, in attesa di una sua parola.
Ovviamente aspetto una delle sue solite battute tremendamente false e già sentite e strasentite, le solite frasi da copione.

Sbuffo e appoggio il mio volto sulla mano.
Mia madre non si perde a guardarmi e ne tanto meno mi fissa aspettando una mia probabile spiegazione, anzi, in quel momento di totale silenzio pesante ne approfitta per alzarsi e andare in un altra stanza, lasciando me e mio padre da soli.

Un momento perfetto per dire giusto due cose a quest'uomo, che merita lo stesso numero di schiaffi di quanti soldi ha.

"Hai intenzione di continuare questa sceneggiata ancora per molto? Ti ho già avvisata una volta, non farmelo fare una seconda." Deglutisce e fatica anche a parlare, mentre stringe il nodo della sua cravatta Armani.

"Si. Credo anche che dovresti iniziare ad immaginare cosa voglia che tu mi dica, papino." Stampo un sorriso arcaico sul mio bel faccino e alzo le sopracciglia.

"Qualsiasi cosa tu voglia, non ho intenzione di dirti nulla, Addison. Fai meglio a risparmiare il fiato." Afferra il cucchiaio lucido, così lucido che è possibile vedere la proprio figura, e lo immerge completamente dentro la salsa bianca di fianco alla bistecca.
"Non meriti nemmeno di essere mia figlia" Tira su col naso mentre si porta alla bocca un pezzo di carne.

Stringo la tovaglia bianca che copre il tavolo e tento di non prenderlo a schiaffi in faccia.

"Ti pentirai di queste parole." Il mio sorriso scompare e la mia espressione assume rabbia repressa, mi sforzo persino di non fargli male in qualsiasi modo.

"Dovrei avere paura Addison? Sei ancora una bambina immatura." Continua a gustare la bistecca e poi trattiene un sorriso beffardo.

"Se continui con questa tua superficialità non ci metterò molto a sottrarti l'azienda." Deglutisco nervosa.

"Davvero? Mettici un punto, Addison. Se vuoi non uscire per i prossimi due mesi."

"Dimmi chi è Lance Scott e cosa c'entra con te. Parlami di cosa tieni dentro la tua dannata valigia." Mi avvicino a lui e riesco a sentire la tensione entrargli in corpo.

"Chi ti ha detto della valigia? Ti ha mentito."

"Allora mostramela." Dico e lui a quelle parole ride.

Al contrario di ciò che lui aveva ipotizzato della valigetta non mi aveva detto niente nessuno.
Ma semplicemente era sempre così attento a non lasciarla in giro o cose del genere.

"Non arriverai da nessuna parte estorcendo informazioni da persone diverse, vedrai che poi si incroceranno senza avere un filo logico." Mi suggerisce mentre si porta il bicchiere di vetro contenente il vino alle labbra.

"Dimmi chi è Lance Scott." Non accenna a parlare.

"Sai chi è la famiglia Polibio." Per poco non si strozzava.

"Basta Addison."

"Chi è Mattia Polibio." Avrei preferito nominare suo padre, ma non ne avevo la possibilità visto che nessuno me lo aveva detto.

"Ho detto di smetterla!" Sbotta e batte una mano sul tavolo, creando nella stanza un tonfo.
Si schiarisce la voce e si ricompone nella sua posizione eretta e petto all'infuori.

"Ti piace così tanto indovinare. Ho due modi per prendere la tua azienda, papà, che dici di indovinarli?" Solo Dio sa il sorriso che mi si formò sul volto.
E solo il rancore che prova riuscì a capire quanto lui potesse essere nel fango in quel momento.

Un Contratto Di Cuore [COMPLETA] ||Mattia PolibioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora