Capitolo 11

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Ma quanto può essere pazzesca l'America? Chi non l'ha sognata almeno una volta nella vita? Persino una come me, fissata con l'Asia, ha passato un periodo nel quale desiderava partire per gli Stati Uniti! Il fatto è che l'Europa risente molto dell'influenza americana, ogni cosa che nasce lì, arriva da noi e ci condiziona: il cibo, le serie tv, la musica, il modo di vestire; questo accade maggiormente tra gli adolescenti. Siamo seri, chi non desidera, almeno una volta, passeggiare a Central Park con un milkshake di Starbucks in una mano, mentre con l'altra regge numerosi sacchetti pieni di bei vestiti? Si, per un pò ho desiderato ardentemente poter visitare New York City o una qualche città statunitense, ma poi la cosa è andata scemando, niente è più forte della mia voglia di mettere piede in Giappone, ma ora che sono qui, adesso che mi trovo in una delle maggiori città americane, Dio, sento un'eccitazione tutta nuova, è come se stessi vivendo all'interno di un film, non è reale e non riesco a non postare nulla sui social, è più forte di me, scatto fotografie ad ogni vetrina, immortalo ogni angolo di questa città e tutta la roba che prendo da mangiare, devo lasciare una qualche dimostrazione del fatto che sia tutto vero, persino mio padre mi ha telefonato per chiedermi se non si trattasse di immagini scaricate da internet, "no, sono tutte mie" gli ho giurato, "te l'ho detto, faccio parte del corpo di ballo della band che Sara ha tanto amato, sto girando il mondo per lavoro, ti giuro, papà, sento che il mio cuore sta guarendo piano piano" gli ho confessato; sento che è quello che mi sta succedendo, comincio a pensare di essere felice quasi come lo ero prima dell'accaduto di Sara, prima che i miei si separassero, quando credevo di avere una vita perfetta, con accanto una famiglia modello, un ragazzo che mi adorava, le lezioni di danza e le esperienze da adolescente. Mi sono ritrovata su Whatsapp diversi messaggi di Moreno, chiedeva che fine avessi fatto, se stessi bene e se avessi voglia di parlare, aveva tante cose da dirmi, ho risposto solamente per educazione, non mi serve sentire le sue inutili giustificazioni, l'ho solo rassicurato che sto bene, non deve importargli di altro, semmai mi cercasse ancora, credo che non risponderei più ai suoi SMS. "Sii felice da fare schifo" ha commentato Viola sotto l'ultima foto che ho postato su Instagram, l'ultima volta che l'ho sentita è stata in seguito alla cenetta messicana in camera assieme a Yoongi, le ho raccontato gli ultimi avvenimenti, "sembri finita all'interno di una vomitevole love-story per tredicenni" ha esclamato lei, "però ti invidio e sai già come la penso, ti fai sempre troppi problemi su tutto, senza vivere mai sul serio" mi ha rimproverata, "non è così, so essere anch'io impulsiva, dopotutto sono finita in Corea proprio per non aver riflettuto a lungo" le ho fatto notare, "è stata la prima mossa azzardata che hai mai fatto in vita tua e hai visto com'è finita? Hai trovato la tua stabilità, stai facendo ciò che più ami, stai tornando a stare bene e il tuo cuore ha ripreso a battere. Fanculo Mia, che t'importa dei rischi che corri, se le cose dovessero andare male, troverai un modo per aggiustarle, lo fai sempre, alla fine superi tutto, come quando i tuoi si sono lasciati, come quando Sara se n'è andata, tu sai come ricominciare a funzionare, perciò va fino in fondo", il suo discorso mi ha quasi fatta piangere, so bene che nessuno mi conosce quanto Viola, ciò che mi ha detto deve corrispondere a verità, solamente non ha considerato una cosa: "c'è sempre qualcuno che mi sta vicino, però. Sara mi ha aiutata molto a superare il divorzio di mamma e papà, quando ho rotto con Moreno tu c'eri e per la morte di Sara, beh, mi sto riprendendo solo adesso, sono i ragazzi che, inconsapevolmente, hanno fatto si che io tornassi a vivere per qualcosa".

New York è grattacieli alti fino alle nuvole, New York è la Statua della Libertà, New York è la gente in strada a qualunque ora del giorno e della notte, è la città americana per eccellenza, con le sue mille insegne luminose, negozi in ogni dove, fast foods dietro ad ogni angolo, incroci super trafficati, taxi gialli come quelli dei film, smog allo stato puro, edifici e palazzi, luci, colori, voci, suoni e rumori, New York è semplicemente New York ed io mi trovo in mezzo a tutto questo. "Can we eat this food here, please?" chiede Hobi al tassista, questo ci fissa dallo specchietto retrovisore e non ci da il permesso, figuriamoci se ci lascia mangiare in macchina, "oh, okay, sorry" risponde Hoseok, "allora ci porti fino alla zona più tranquilla che conosce, un posto dove cenare in santa pace" chiede, l'uomo alla guida annuisce e poco dopo il taxi si ferma, Hobi paga la corsa e noi corriamo ad infilarci in una stradina all'apparenza poco trafficata, che conduce ad un piccolo parco abbastanza curato, lontano dal cuore della città e della zona super movimentata, nella quale abbiamo girato per tutto il tempo. L'altro ieri siamo atterrati a Los Angeles, i Bangtan avevano in programma un'apparizione televisiva, dovevano essere intervistati da un famoso conduttore che li ha già richiesti più volte nel suo programma e in seguito all'intervista, dovevano esibirsi in studio nella coreografia di 'Black Swan'. Mentre loro facevano le loro cose, me ne sono andata un pò in giro con i miei colleghi, devo ammettere che a forza di frequentare questi ragazzi coreani, qualche parola in lingua la sto imparando, ma per parlarlo per bene chissà quanto tempo ci vorrà, senza contare che non lo sto nemmeno studiando, solamente ascoltando. Siamo venuti a New York solamente stamattina, Hobi ieri sera mi ha inviato un messaggio con scritto 'ricordati la nostra promessa', si, me ne ricordavo e infatti adesso la sto mantenendo; questa mattina ci sono state le prove per il concerto di domani sera, domani proveremo per l'intera giornata, il live americano deve essere qualcosa di esageratamente fenomenale, quello organizzato qui a New York è uno dei più attesi e grandi dell'intero tour, perciò bisogna impegnarsi tanto, ma nonostante questo, Hobi ha preteso il pomeriggio libero della giornata di oggi. "Dai, cambiati e andiamo" ha esclamato con entusiasmo dopo le prove di questa mattina, aveva sul viso un sorriso smagliante, io mi sono lavata in fretta, mi sono infilata dei vestiti puliti e l'ho raggiunto, mi aspettava nella hall dell'hotel, "pranziamo fuori" ha annunciato, gli altri Bangtan sarebbero andati a mangiare un boccone chissà dove, ma ne io ne Hoseok ci siamo uniti a loro. "Hobi, tu sei matto, sei matto completamente" ho commentato io, avevo capito ciò che gli passava per la mente, ce ne saremmo rimasti in giro per New York City per tutto il tempo, come due turisti appena atterrati negli Stati Uniti; tu sei Jung Hoseok, non puoi fare quello che ti pare e in compagnia di una ragazza, per giunta" ho cercato di fargli notare, ma non ho usato il tono di chi voleva fargli la paternale, in realtà persino ridevo, è che la sua esuberanza mi mette sempre tanta allegria. "Non fai che lavorare da quando sei con noi, perciò adesso desidero che tu trascorra le ore più tranquille e divertenti di tutta la tua vita" ha esclamato, ha indossato gli occhiali da sole scuri e si è coperto il viso con una mascherina bianca, gli asiatici la usano spesso per proteggersi dall'inquinamento presente nell'aria, dovremmo imitarli un pò tutti, in effetti; "così non mi riconoscerà nessuno" ha detto, mi ha preso per la mano e mi ha trascinata fuori dall'albergo. E' stato un pomeriggio davvero niente male, anche se ho temuto che qualcuno potesse capire chi fosse il ragazzo al mio fianco, mi guardavo spesso intorno per verificare che nessuno sapesse chi fosse veramente, dopotutto questa città sa che i Bangtan sono qui, il live si terrà domani, chissà quanti fans impazziti si sono messi a cercarli in strada, sperando di incrociarli! A pranzo ci siamo rintanati in un posticino abbastanza tranquillo, Hobi ha ordinato un mega hamburger e una coca-cola, io ho optato per un'insalata e una bistecca, si è offerto di pagare anche il mio pranzo, nonostante abbia insistito affinchè non lo facesse e dopo, finalmente a pancia piena, abbiamo visitato le maggiori attrazioni della città e visto tutto ciò che c'è da vedere: la Statua della libertà, la zona dove una volta sorgevano le Torri Gemelle, la Time Square e molti altri luoghi; è stato lui ad immortalarmi in diverse foto finite poi sui miei social, i miei followers non sapranno mai chi mi ha fotografata, anche Hobi ne ha scattate diverse, ha voluto che posassimo insieme, però non può certo caricarle online; "sono carine, fammele avere, okay? Voglio conservarle anch'io sul mio cellulare" gli ho chiesto, Hobi si è anche intestardito affinchè io acquistassi qualcosina come ricordo della nostra piccola giornata, "ci tengo a farti un regalo" ha sottolineato e così mi sono vista costretta a scegliere qualcosa, anche se non avevo la minima idea di cosa farmi regalare: "ci sono" ha esclamato lui, "prendiamo le t-shirt tipiche dei viaggi, quelle con la scritta 'I LOVE NY' o qualcosa di simile" mi ha proposto, io ho annuito, mi sembrava una buona idea e tutt'ora, dopo averle comperate, sopra le nostre magliette, indossiamo quelle prese all'Hard Rock Cafe, le classiche maglie bianche con il logo giallo e marrone stampato sopra, acquistabili un pò ovunque, nelle maggiori città del mondo. Hobi addenda una coscia di pollo, pescata dal secchiello di KFC, abbiamo preso un mare di roba fritta d'asporto e ci siamo sistemati nel parchetto desolato, lontano dalla confusione e da tutto il trambusto nel quale ci siamo ritrovati questo pomeriggio, per mangiare in santa pace, io lo guardo, ha l'aria felice, l'ha avuta per tutto il tempo, mi è davvero sembrato un bambino a Pasqua, "come mai mi fissi?" domanda lui con un sorriso, "mi sto sporcando tutta la faccia, non è vero?", io scuoto la testa, "no, no, volevo solo ringraziarti, sono stata benissimo" gli dico, è stato tenerissimo, non ha voluto che spendessi un soldo, ha pagato il pranzo e la cena, ha pagato tutte le corse in taxi, ha pagato tutte le attrazioni turistiche e mi ha preso un regalo, ha fatto tutto questo per me, affinchè dimenticassi per un pò che sono qui per lavoro e mi godessi qualche ora di spensieratezza, lo apprezzo veramente tanto. "E' stata una giornata stupenda anche per me" fa lui, "ho scordato chi sono, mi sono sentito un ragazzo qualunque, non mi sono preoccupato di niente, è stato bello, grazie Mia" dice, "non ho fatto nulla" rispondo, "invece si, è stata la tua presenza a rendere magico ogni istante" e mi sfiora la mano, "Hobi, tutto questo non ti creerà problemi con Sejin, non è vero?" spero intanto, "sicuramente si, ma a chi importa? Non trascorrevo un pomeriggio del genere da tempo" esclama, "gli ho solo comunicato che me ne sarei stato per conto mio per qualche ora, ovviamente ha capito che saresti venuta con me, ha iniziato a rimproverarmi, a dirmi che non dovrebbe nemmeno passarmi per la mente un'idea folle come questa, ma io non gli ho dato retta e ho fatto bene" dice, "e sta tranquilla, non permetterò che se la prenda con te" mi rassicura, poi mi stringe la mano. "Mia, posso farti una domanda?" chiede dopo qualche attimo passato in silenzio, ho addentato anch'io una coscetta di pollo anche se in realtà non ho molta fame, il milkshake alla fragola con la panna sopra, preso alle cinque, mi ha riempita parecchio, "si, certo" rispondo a Hobi, "in Italia hai per caso, come dire, un fidanzato?" domanda, io sgrano lo sguardo, non me l'aspettavo che mi chiedesse proprio una cosa del genere, "beh, no, la mia ultima storia è finita già da diversi mesi, non c'è nessuno" rispondo, "sicura?" chiede ancora, "io stavo con una ragazza, ma questo prima del debutto, è stata lei a lasciarmi. Brutta stronza, oggi sono J-hope dei Bangtan Boys, scommetto che te ne sei pentita" fa lui, entrambi scoppiamo a ridere, "sicuramente si" commento io, "non mi è più piaciuta nessuna" prosegue, "non ricordavo nemmeno cosa si prova in momenti simili, per me è di nuovo la prima volta" dice, io sussulto, cosa sta cercando di dire? Ti prego, Hobi, non andare oltre, non rovinare niente. "Davvero non c'è nessuno, Mia? Lo giureresti?" domanda ancora, io abbasso lo sguardo, che rispondo adesso?

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