Le due casate più ricche di Seoul organizzano un matrimonio tra la ragazza dal cuore di ghiaccio, Park Areum, e il ragazzo dallo sguardo di fuoco, Kim Taehyung.
Hanno 30 giorni per conoscersi, ma la loro dipendenza dal gioco d'azzardo cambierà quel...
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«Dove siamo?» chiesi ancora concentrata al paesaggio esterno alla macchina.
La luce del giorno stava lentamente lasciando il suo posto alla luna piena, che illuminava teneramente gli enormi grattacieli di Seoul, rendendoli meno violenti e imponenti. D'altra parte però la movida notturna cominciava a vedersi, ragazzi e ragazze passeggiavano urlando e ridendo con le birre in mano mentre altri erano vestiti elegantemente per partecipare a una di quelle ricche feste a cui non sono mai stata invitata. Preferivano non avere una ragazza strana e distaccata in circolazione.
«Ho scoperto una cosa sul tuo conto» disse ignorando la mia domanda e con gli occhi ancora puntati sulla strada.
Lo guardai sorpreso. Nessuno sapeva niente di me, oltre al fatto che ero la ragazza più pura ed educata delle famiglie ricche di questa città. Infondo mia madre mi aveva cresciuta per rendermi un esempio nobile e altezzoso. Non avevo mai scoperto chi fossi veramente, tutto ciò che dicevo e facevo era solo ciò che mi avevano insegnato: proprio come a un robot.
«Ti chiamano: la puritana» mi informò impassibile.
«Perché?» chiesi perfettamente consapevole di quel soprannome. Ogni volta che si svolgevano le feste in gran stile o che si organizzavano eventi a casa nostra: quel nome si sentiva ovunque.
«Dicono che hai una mente ristretta e che la tua castità ti rende stramba»
«Usano una parola di cui non conoscono neanche il vero significato»
«I puritani erano seguaci del puritanesimo e cercavano di purificare la Chiesa Cattolica eliminando tutto ciò che le Sacre Scritture non prevedevano: protestanti»
Ogni minuto che passava la mia curiosità nei suoi confronti aumentava. Parcheggiò la macchina davanti a un club e mi guardò appoggiando le braccia sul volante.
«Che tu sia puritana o cattolica o buddista non mi interessa, penso solo che tu debba divertirti nella vita» disse sospirando. Scese dalla macchina per poi aprire la mia portiera.
«Ma questo Club...»
«Tranquilla pago io»
«Non è quello il problema»
«Allora?» chiese con un ghigno in faccia.
«Ho letto sul giornale che fanno cose sconce» dissi corrugando la fronte.
Una lieve risata uscì dalla sua bocca, prima di avvicinarsi al mio orecchio.
«Hai ragione, ma tranquilla non tutti hanno bisogno di fare sesso per divertirsi» sussurrò. La sua voce diventò venti volte più profonda del normale, tanto che le note più basse del pianoforte l'avrebbero invidiato.