capitolo 18

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Cap 18 – EPILOGO

5 MESI DOPO, 30 SETTEMBRE 2020

Brando si accomodò meglio contro lo schienale del sedile posteriore dell'auto, scrollò col pollice la bacheca instagram sul cellulare, così giusto per tenersi occupato "non era necessario che mi accompagnassi comunque eh..." disse rivolto a suo padre, al posto di guida. Il tono era secco, ma non ostile.

"scherzi?! Il mio primo figlio che fa il test di ingresso all'università!" esclamò Roberto occhieggiandolo per un attimo dallo specchietto retrovisore "Io VOGLIO accompagnarti, mi fa piacere" aggiunse sorridendo mentre tornava a concentrarsi sulla guida.

"ehm... io invece la ringrazio, un passaggio mi fa proprio comodo" intervenne Fabio, seduto accanto a lui sul sedile passeggero "fino a Tor Vergata col motorino arrivavo frullato" "figurati" rispose subito l'uomo "non mi fa nessuna fatica, hai dormito da noi" aggiunse con un sorriso.

"si... dormito... come no.." commentò a volume appena udibile Angelica, seduta accanto a Brando, sghignazzando subito dopo. Lui sbarrò gli occhi e le rifilò un pizzico sulla coscia. La ragazzina fece una muta smorfia di dolore, ritraendo la gamba e mollandogli uno schiaffo sul braccio. Lui gliene restituì un altro, leggero, sulla fronte.

Roberto ignorò i suoi figli che bisticciavano come bambini sui sedili posteriori, ridando di nuovo attenzione a Fabio "allora, nervoso?" gli chiese. Il ragazzo fece spallucce "un po'..." rispose facendo una smorfia imbarazzata.

In realtà stava letteralmente consumandosi dall'ansia, ma dettagli.

"lei perchè ce la siamo portata invece?" intervenne a quel punto Brando, riferendosi alla sorella, che gli rivolse una linguaccia. Roberto mise la freccia prima di incanalarsi per svoltare a sinistra "Perchè le diamo un passaggio a scuola, prima di andare, tanto voi avete tempo" rispose in tono calmo, per poi aggiungere, divertito "stamattina faccio il tassista!"

Fabio tirò fuori il cellulare dalla tasca, che aveva vibrato un paio di volte "papà ti manda in bocca al lupo per il test, Bra" disse leggendo velocemente i messaggi sullo schermo "digli che dopo lo chiamo" rispose tranquillamente il riccio.

Roberto lanciò di nuovo un'occhiata a suo figlio, approfittando dello specchietto. In quei mesi avevano fatto il possibile per tentare di recuperare rapporti perlomeno civili. Gli sembrava che le cose andassero meglio, in generale, tuttavia si scopriva di tanto in tanto a sentirsi quasi geloso del padre di Fabio, del legame invisibile ma palpabile che Brando aveva con lui, e che nei suoi confronti sembrava invece qualcosa di inarrivabile. Sospirò, sollevando gli occhi a controllare se il semaforo fosse scattato.

Fabio non gli dispiaceva. Era un bravo ragazzo, educato e tutto il resto. Certo delle volte si sorprendeva a far finta con sé stesso che fosse solo un buon amico di Brando, complice anche il fatto che non si scambiavano mai effusioni in sua presenza, e di questo gli era grato. Sapeva che le cose stavano diversamente, e a ben pensarci bastava far caso a come si guardassero per capirlo. Da un lato gli dispiaceva sapere che non si sentissero abbastanza a loro agio con lui da esternarlo, ma era dura per lui, ancora, digerire proprio tutto tutto di quella situazione.

Sperava che potesse bastare a Brando, per adesso, il suo muto assenso a quella relazione, e il suo appoggio in tutto il resto comunque.

Parcheggiò di fronte al Collodi e mise in folle senza spegnere il motore "ciao tesoro" disse all'indirizzo della sua figlia minore, porgendo la guancia indietro per chiedere un bacio, che non si fece attendere. Angelica si sporse in avanti, in piedi, chinata tra i due sedili anteriori, per baciare il padre sul naso "ciao papà!" lo salutò allegramente, per poi girarsi e afferrare Fabio per una guancia "ciao Fabietto!" disse stampando un rumoroso bacio anche a lui. Brando approfittò di quella sua posizione per mollargli una pacca sul fondoschiena "oh te ne voi annà!" esclamò ridacchiando per poi prendersi in pieno la sua arrabbiata reazione ridendo "Brando sei un cavolo di maniaco!!" gli urlò lei poggiando un ginocchio sul sedile e avventarglisi contro, iniziando una specie di braccio di ferro con tutte e due le mani per tentare di picchiarlo.

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