Four

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Il ragazzo venne più di una volta nella libreria, lo osservavo spesso.
Aveva qualcosa di speciale, qualcosa che i ragazzi di campagna non avevano. Sembrava esser ricco, si era capito non solo dai vestiti di alta classe che indossava, ma soprattutto dalle sue mani, sembravano essere soffici e senza alcun callo.
Stava a significare che non aveva mai lavorato prima d'ora, probabilmente doveva essere un figlio di papà, uno che dipendeva solo ed unicamente dall'eredità dei genitori e senza quei soldi non sarebbe mai riuscito a sopravvivere non essendo in grado di svolgere lavori materiali che implicassero lo sforzo fisico.
Ma mi attirava lo stesso, un ragazzo privo di forza, come un cucciolo da proteggere.
Lui con me faceva altrettanto, lo beccavo spesso ad osservarmi e quando accadeva abbassava immediatamente lo sguardo imbarazzato, immagino lui pensasse fossi disgustato da questo suo atteggiamento, all'inizio non era a conoscenza della mia malattia, immagino credesse di esser l'unico non normale in quel luogo, o addirittura, in quella città.
Fu solo quando lo notai fissarmi per l'ennesima volta che mi decisi ad iniziare una vera e propria conversazione con lui.

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