Ten

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Mancò, forse per un paio di giorni o forse per un paio di settimane.
Non so dirlo con certezza, posso affermare però che in quel tempo mi sentii davvero davvero male.
Mi sentii come se tutto il dolore, che pian piano stava scomparendo, fosse tornato come un'onda che si scontra d'improvviso sulla riva, travolgendo così i poveri sventurati che si trovano nei pressi di essa.
Stetti male, ma non lo davo a vedere, non potevo darlo a vedere, se qualcuno si fosse accorto dei miei tormenti mi avrebbe chiesto spiegazioni, sarei quindi potuto uscire allo scoperto.
Non era nei miei piani  venir beccato da qualcun altro in quella città.
Anche se, oramai, dopo anni e anni di farse e recite del ragazzo "normale", ero riuscito ad imparare a nascondere bene le mie emozioni, felici o tristi che fossero, per cui, provavo a non essere troppo in pensiero sul fatto di poter esser beccato.
Eppure quella stessa sera avvenne l'impensabile, quel qualcosa che non ti aspetteresti mai e poi mai accadesse, ma andiamo con ordine.
Non ho avuto una giornata di lavoro molto impegnativa, straordinariamente ordinaria, come d'altronde tutte prima di conoscere quel ragazzo, infatti nemmeno quella mattina ebbi la fortuna, la gioia, o come volete chiamarla voi, di vedere quel dolce giovane.
Si fece quindi sera, saranno forse state le 2 di notte, sì quella volta avevo staccato molto tardi, forse perché non mi ero  nemmeno reso conto dell'orario se non quando buttai per sbaglio l'occhio sull'orologio appoggiato sulla scrivania d'ingresso.
Rimasi di stucco quando vidi l'ora indicata sopra di esso, mi alzai quindi di scatto dalla mia sedia ed iniziai a riporre tutto sugli appositi scaffali.
Persi però un battito quando sentii il campanello della porta d'ingresso tintinnare, chi sarebbe mai stato lo stolto venuto in una semplice libreria nel cuore della notte?
Forse un ubriaco, forse un pazzo, forse un'omicida, non lo sapevo nè potevo.
Il mio respiro tornò a regolarizzarsi solo quando i miei occhi riconobbero quell'esile figura che si rigirava più volte su sé stessa, era quel giovane, il mio giovane.
Lui, dopo avermi trovato, si precipitò verso di me, con un'audacia che ancora oggi stento a crederci.
Mi prese per il colletto, tutto sgualcito, ed unì, senza nemmeno darmi il tempo di realizzare il peccato di cui ci stavamo per macchiare, le nostre labbra, questa volta, in un bacio bagnato e profondo.
Io ero ovviamente sorpreso da quel contatto, da una parte, ma dall'altra l'avevo agognato per così tanto tempo che mi sembrava di vivere in un bellissimo sogno.
Il ragazzo passò poi a leccarmi con avidità il collo mentre con l'altra mano provava a sbottonare i primi bottoni della mia camicia.
Fermaii i suoi movimenti solo quando sentii qualcosa di umido sulle mie guance, lo osservai  constatando che il giovane stesse piangendo di nuovo.
Gli chiesi il motivo di questa sua folle azione e lui per tutta risposta si rigettò tra le mie braccia tentando di aprire con entrambe le mani la camicia, dicendo contemporaneamente:
"Hyung, tra una settimana o forse anche meno sarò costretto a prendere in moglie una giovane di ricca famiglia.
In tutta la mia vita non sono mai stato in grado di prendere una decisione per conto mio, ora però so quello che voglio e non permetterò a nessuno di rovinare i miei piani.
Hyung d'ora in poi la vita sarà come terminata per me, e l'unica cosa che domando è di esser amato per davvero e completamente da te, e permettermi di concederti la mia purezza.
Non chiedo altro.

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