Eleven

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Cosa avrei mai potuto dire?
Come lo avrei mai potuto fermare?
Questo giovane era sempre stato obbligato a rispettare le regole, non gli era mai stato concesso di pensare con la propria testa ma anche se ci avesse provato sarebbe stato come se un muto avesse tentato di parlare.
Nessuno lo avrebbe mai sentito o capito.
Era ingiusto, era crudele, ma così stavano le cose.
Ed io, povero ragazzo di campagna, non avrei mai potuto far niente per aiutarlo davvero, potevo però renderlo felice almeno per una sera esaudendo il suo desiderio.
Quindi lo spinsi all'interno del deposito, chiudendomi la porta alle spalle, e pian piano lo spinsi al suolo in mezzo a tutti quei romanzi e racconti per bambini.
Ricordo ancora tutto, i nostri corpi sudati incollati l'uno all'altro, le richieste di potergli dare sempre più piacere, quei baci, che mai concederò ad altro esser vivente se non a lui, ed il suo volto.
Il suo volto appagato, soddisfatto, quel volto anche se in estasi pareva una meraviglia quasi sovrumana.
Se non avessi avuto l'occasione di conoscerlo bene, avrei detto che quell'essere potesse essere tutt'altro che mortale.
Una volta che i nostri corpi si divisero, entrambi cercammo di riprendere aria nel petto, naturalmente eravamo esausti, ma non potevamo rimanere un minuto di più in quella libreria o sarebbe stata la fine per entrambi.
In quel luogo avevamo consumato il nostro rapporto, avevamo peccato contro Dio e contro la natura, sapevamo bene che saremmo bruciati entrambi negli Inferi, ma non ci importava.
In quel momento i nostri pensieri non erano rivolti nè a Dio, né ai nostri genitori, nè a nient'altro.
Quella sera i miei pensieri erano rivolti a lui ed i suoi erano rivolti a me.
Cos'altro poteva esser più importante? Assolutamente niente

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