8. Michael, my dream.

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La serata di oggi sta prendendo il verso giusto, in ogni ambito. Sono serena, ho Keira che trova ogni scusa per venire in cucina perché vuole chiedermi come procede, sto acquisendo sempre più dimestichezza con le pizze e mi sento sicura, perché lavorare bene vuol dire guadagnare il più possibile per realizzare il mio sogno. C'è Mark che non riesce a non rimanermi vicino, utilizza anche la più banale scusa. Mi piace un sacco, ma allo stesso tempo sappiamo entrambi di dover dare il massimo. Adoro il clima che si è creato tra noi cinque, e chissà se a breve non saremo sei, spero che accoglieranno Alyssa. Mentre preparo delle pizze, entra London in cucina:
'Glady, mi dispiace interromperti... ci sono i tuoi genitori, vogliono parlarti, sembra sia urgente.'
I miei genitori? Qui? Dovrebbero essere al lavoro come tutto il resto della giornata, deve essere successo qualcosa.
Li raggiungo, la loro espressione sembra davvero arrabbiata e delusa.
'Mamma, papà... cosa c'è?'
'Dov'eri questo pomeriggio, Gladys?' mi dice papà.
'Questo pomeriggio? Dopo la scuola ho preso il pullman con Keira, e poi siamo andate in un bar insieme a Mark prima del lavoro... scusate se non vi ho avvisati, non mi è proprio...'
'Certo, chiaramente eri impegnata a fare altro.' mi interrompe mia madre.
'Credi davvero di avere a che fare con due stupidi che acconsentano a un tuo qualsiasi capriccio?'
'Non capisco cosa tu voglia dire, mamma...'
'Certo, non capisci. È facile far finta di nulla, ma non attacca più, Gladys. Mi ha telefonato una tua amica, Rachel, mi sembra si chiami.'
Rachel? La "ragazza" di Zayn. Non ho idea di cosa cazzo abbia fatto, sicuramente qualcosa per rovinarmi, forse crede che Zayn l'abbia lasciata a causa mia, non ne ho idea. Sono nel panico.
'Mamma, ragiona... Rachel non è una mia amica. È tutt'altro...' le dico quasi piangendo.
'Non mi importa nulla, Gladys. Questa ragazza mi ha informata di averti vista uscire da scuola e fermarti in un quartiere di spaccio. Sei veramente una delusione, Gladys. Dopo questa, io dovrei fidarmi di te? Dovresti farci credere di poter essere responsabile a tal punto di andare in Germania da sola?'
'Mamma, questo non è assolutamente vero. Eravamo in tre, siamo usciti da scuola e ho passato tutto il pomeriggio al Bluewater Bar. Puoi chiedere a chiunque, ai gestori, all'autista... mamma, il mio pullman è privato, l'autista sa chi ci entra e chi no. Ed io c'ero, subito dopo l'uscita da scuola. Rachel non è una mia amica, è una ragazza che vuole rendermi...'
'Gladys, sta di fatto che ti stai prendendo troppe libertà, vivi in modo troppo anarchico e ti dai da sola delle regole. Hai solo sedici anni, non dimenticartelo. Ne parliamo meglio a casa, ma considera questa come la tua ultima serata di lavoro qui.' mi dice mio padre. Non posso crederci. Non adesso. Non quando stavo per farcela, non quando avevo trovato finalmente un modo per raggiungere il mio sogno, non quando ce la stavo mettendo tutta, non quando sono riuscita ad essere più felice, ma soprattutto, non per colpa di qualcuno che per una relazione andata male vuole rendermi la vita un inferno. Sì, un inferno. Perché il fatto di non poter più lavorare qui, di non poter guadagnare più nulla, mi farà dire addio al mio sogno. Guardo i miei genitori con la tristezza negli occhi, quella vera, quella più forte mai provata prima.
'Mamma, papà... se ci tenete davvero a me come dite, ascoltatemi. Questa ragazza è falsa e bugiarda, mi odia... non abbiamo nessun tipo di rapporto, non parliamo, non...'
'Basta, Gladys. Peggiori la situazione.' mi dice mia madre. A quel punto, perdo il controllo. Mi metto a sbraitare come una belva, non ero mai stata così triste, arrabbiata, un mix di emozioni insieme.
'Io peggioro la situazione? Voi la peggiorate. Peggiorate la vostra. Ditemi quale altra figlia di sedici anni andrebbe a lavorare dal pomeriggio alle cinque fino a mezzanotte, soltanto per non appesantire i genitori, che farebbe conciliare sia il lavoro sia lo studio, per dare anche a loro delle soddisfazioni. Ditemi chi, cazzo. Volete che vi faccia l'esempio di mia sorella Kylie? La figlia a cui andate ancora dietro sperando che vi possa cagare, dopo che, una volta trovato il fidanzato ricco, ci ha lasciati nella merda? Lei? A ventitré anni? E ricordatevi, il motivo per cui sono qui è chiaro anche alle pareti. Sono qui per guadagnare quanto necessario per raggiungere e ringraziare finalmente l'unica persona che mi fa stare bene, che mi motiva, che mi trasmette dolcezza e serenità pur non conoscendomi. Perché sì, pur non sapendo nulla della mia esistenza, Michael Jackson riesce a farmi sentire bene, a farmi sentire di poter contare su qualcuno. Lo fa più di voi, che siete i miei genitori, e tutto ciò che sapete fare è addossarmi responsabilità addosso. E poi, sentiamo, cosa fareste se io non lavorassi più qui? Sareste nella merda, lo sapete benissimo. Michael Jackson riesce a darmi più insegnamenti di quanto lo facciate voi, che piuttosto credete alle parole di una sconosciuta con cui non ho mai parlato, piuttosto che alle mie. Se state cercando un pretesto per non mandarmi a quel concerto, bene, fatelo, continuate a farlo. Ma è una battaglia persa, ve lo dico. Io ci riuscirò, perché fino a prova contraria, i soldi me li sto sudando. E mi merito di conoscere finalmente la persona che mi risolleva in ogni modo. Ciao.'
Sbatto la porta in faccia ai miei genitori, rientro nel locale in lacrime, non riesco a capire più nulla, corro in bagno senza neanche avvertire, sotto gli occhi stupiti dei clienti. Keira corre subito da me, e chiama con lei gli altri.
Sto piangendo così tanto che potrei sentirmi male, mi sento svenire e sono seduta a terra con le mani sul viso e il cuore pieno di dolore. Mi ha fatto male reagire così, rinfacciare tutto ai miei genitori, ricordarmi dell'abbandono di Kylie, ma soprattutto, mi ha provocato un dolore immenso il pensare di non poter vedere Michael. Anche se so che, nonostante tutto, io ci riuscirò. Nessuno mi ferma, non se riguarda lui.
'Gladys, che cazzo è successo?!' mi dice Keira preoccupata.
'Rachel... Rachel ha detto delle cose...' non riesco a terminare la frase, piango a dirotto e mi manca il fiato...
'Mark, cazzo, prendi dell'acqua!' dice Dylan. Li sento a malapena, sto piangendo, tossendo, non capisco nulla. Vedo l'immagine poco nitida di Mark che si avvicina a me, fa per darmi dell'acqua e tutti mi chiedono cosa sia successo, ma nulla, non riesco a rispondere, sono immobilizzata.

Not just an idol. -Michael JacksonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora