2. A New Friend

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In qualche modo Dylan riuscì ad aggiustare l’antenna, per fortuna mia e di Law. La mattina seguente, a scuola, ero davanti al cancello aspettando come ogni mattina che la campanella suonasse. 

“Ciao Cam” disse una voce non troppo familiare e per riconoscerla dovetti girarmi. Era Meredith.

“Ehi” risposi timidamente.

“La conosci?” mi chiese Margaret, ma non ebbi il tempo per risponderle visto che Meredith si avvicinò. Sorrise a me e a Beck, ma la campanella suonò: che fortuna, non avrei saputo che dire.

In classe ci chiesero quale fosse il nostro detto preferito, quello che in qualche modo, ci rappresentasse. Beck alzò la mano: “Carpe diem, prof”. Poi mi sorrise e feci lo stesso anch’io.

Il pomeriggio andai dal branco. “Ragazzi, ma i Lupi che fine hanno fatto?” chiesi “Azgrid, Whlei, Josie…è da un po’ che non li vediamo”.

“A loro piace cambiare, Camille” rispose Paul “Azgrid mi disse che cambiano città spesso”.

Decidemmo di uscire per controllare la città, per essere sicuri che non ci siano problemi “sovrannaturali”. Su un muro vidi delle frecce disegnate, avevano tutte l’origine disposta intorno ad una circonferenza immaginarial e puntavano in tutte le direzioni: una a nord, una a nord-est, una ad est, una a sud-est, una a sud, una sud-ovest, una a ovest e una a nord-ovest.

Pensai che fossero dei semplici murales e non diedi loro troppo peso. In una strada abbandonata che però non era Ghost Street, vedemmo delle ombre camminare verso noi.

“Ragazzi!” urlò Alex. Ci capimmo: erano Incroci. Le ombre camminavano verso di noi e assumevano una forma definita. Ci ritrovammo poco distanti.

“Ed eccoli qui” disse uno di loro “il famoso branco di Paul e lei, lei deve essere Camille”.

“Chi sei? E come sai il mio nome” chiesi.

“Tu sei famosa Camille, tutto il mondo sovrannaturale di conosce, sai?”.

“Non hai risposto alla prima domanda” disse Paul.

“Sono Vince, il fratello di Ferdinand” rispose.

Ecco, questa non me l’aspettavo. Pensavo che avessimo sconfitto gli Incroci, ma evidentemente, così non era.

“Avete ucciso mio fratello, distrutto una delle Tribù di Incroci…non penserete di passarla liscia”.

“Come una delle Tribù? Pensavamo fosse una” disse Alex.

“Bhe, vi siete sbagliati” rispose Vince.

Assomigliava molto, molto a suo fratello Ferdinand, ma aveva gli occhi più scuri e le orecchie a punta… doveva essere per metà fata.

“E tu, Camille! Che tradisci il tuo sangue di Incrocio a cui dovresti essere fedele fino alla morte”.

Io? Incrocio? No, no, no, non è assolutamente possibile. In quel momento il mondo mi stava cadendo addosso: avevo appena scoperto di essere come quelli contro cui combattevo. 

“No, Camille non è un Incrocio, assolutamente” disse Law.

“Oh, si che lo è…come fa secondo voi ad urlare così forte se non avesse nelle vene anche sangue di banshee?” continuò Vince “ma ora, dopo questa bellissima chiacchierata direi che possiamo fare ciò per cui siamo venuti” disse iniziando a correre verso di noi e, come lui, anche gli altri.

E allora, mi resi conto di dover dare il massimo. Combattemmo e io mi ritrovai contro Vince.

“Io non sono come voi” ripetei in un sussurro mentre combattevo contro di lui. Era forte, si, ma non sapeva quanto lo ero io.

Occhi dorati, zanne e artigli. Mi sentivo molto stanca, quindi urlai. Vince andò a sbattere contro un muro molto violentemente e tutti si girarono. Erano feriti, stanchi. Paul se ne accorse. “Correte” disse perché non ce la facevamo più e, se avessimo continuato, probabilmente avremmo perso.

Ci ritrovammo al covo, a medicarci le ferite. Nessuno proferiva parola finchè Alex disse: “Si spiega tutto: Camille aveva quelle visioni di Ferdinand perché le banshee prevedono la morte”.

“Non sia questo anche il motivo per cui riusciva a connettersi con Adrian?” chiese Paul.

“No, lui  è vivo e vegeto…probabilmente perché la morte in questione sarebbe stata quella di Ferdinand”.

“Sono un Incrocio” dissi sconvolta.

“Questo non cambia niente” disse Adrian “sei parte del branco quanto noi e, se non vorrai essere riconosciuta come tale, per noi sarei sempre e solo un Licantropo”.

“Ha ragione” disse Alex abbracciandomi.

“Grazie” dissi semplicemente. Ero molto scossa per l’accaduto.

Avevo bisogno di distrarmi, quindi decisi di ritornare in palestra e di trovare, magari, Meredith. Molte volte parlare con chi non ti conosce bene è una cosa buona.

La trovai lì con un ragazzo. Stavano parlando, o meglio bisbigliavano.

“Ehi Camille!” disse, ma poi si accorse del ragazzo vicino a lei “oh, lui è Aaron”.

Era alto, muscoloso, aveva i capelli neri un po’ scompigliati, gli occhi verdi, un piercing al naso. 

“Ehi” disse “piacere”.

“Piacere mio” risposi.

Aveva uno sguardo simile a quello di Meredith, misterioso.

“Bhe, lui se ne stava giusto andando, vero Aaron?” disse Meredith.

“Si” rispose lui un po’ "stanco", ma con un certo interesse “ciao”.

Gli sorrisi e lui se ne andò.

“Aspetta che mi cambio cosi facciamo due passi insieme” disse Meredith.

“Ok” risposi.

Parlammo, ci conoscemmo meglio. Era simpatica, infondo. Poteva sembrare un po’ snob o presuntuosa, ma non era assolutamente così. In fondo, ma molto in fondo, potevamo anche essere considerate simili. Mi disse che si era trasferita da una città chiamata Zeus Home, in un altro stato. Io le raccontai un po’ di me e della mia vita normale, ovviamente.

Quando fu il momento di ritornare a casa, ci salutammo. Avevo appena trovato una nuova amica. Ritornai al covo, avendo il pomeriggio libero.

Non sembrava ci fosse nessuno, perciò aprii porta: Alex e Adrian, come sempre, ovviamente.

“Ehilà!” dissi.

“Camille! Dove sei stata?”  chiese Adrian.

“Con un’amica, una nuova amica” dissi sorridendo.

“Ah” risposero.

“Pensavo ci fosse qualcuno, allora vado via” dissi.

“Come noi non siamo nessuno?” chiese Alex facendo il finto offeso.

“No” dissi ridendo per poi andare. In realtà speravo di trovare Law e parlare con lei di ciò che era successo. Decisi quindi di andare a casa di Beck. Suonai il campanello e la madre mi fece accomodare in camera sua.

“Ciao!” disse baciandomi. “novità?”

“Nulla, apparte il fatto che sono un Incrocio” risposi.

“COSA?” disse stupefatto.

“Hai capito bene, purtroppo” risposi.

“COSA?” disse di nuovo.

Credo abbia avuto uno shock, visto che ha rischiato di morire per causa degli Incroci.

“Ti ringrazio di come mi stai consolano!” dissi io ironicamente.

“Scusa, è che…è strano” disse un po’ ridendo “ma a me non importa, ovviamente”.

“Oh, questo lo so” dissi ridendo.

You, Me and the ArrowsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora