7. It all ends

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Io a volte mi domando perché non sono nata figlia del re di Spagna. O nipote della regina Elisabetta. Poi non so se anche loro sono sovrannaturali, anche perché una volta ho letto su Internet che forse, almeno i sovrani inglesi, sono alieni.

Meredith iniziò a passare molto tempo con noi: veniva a guardare le partite di football (anche se mi confessato detto di essere una fan del basket, e in particolare dei Los Angeles Lakers, ma di intendersene anche di calcio), conversava con noi, stava perfino aiutando Dylan a superare la sua timidezza. Perché, per capirci, la parola timidezza, Meredith Walker non la conosce neanche. Voleva farla superare anche a me, ma non volevo darle quella soddisfazione, sinceramente.

Insomma, non ebbi mai la necessità o il desiderio di avere una sorella, non che definissi ancora tale Meredith, ma mi accorsi che con lei stavo bene. Insomma a Law non stava molto simpatica, ma non capivo perché. A dire la verità, neanche ad Alex; ma lì la spiegazione l'avevo: loro due sono quasi del tutto uguali (testardi, orgogliosi, superbi...), e non sopportavano la presenza di un loro simile nel gruppo. Paul non si era espresso su di lei: aveva detto di andarci piano per non avere brutte sorprese, ma non passava tempo con Meredith, né le parlava spesso. Ma ciò era normale per il serio e tranquillo Paul. Per quanto riguarda Adrian, da possibilità a tutti, e quindi anche alla mia dopplegänger. Dylan era scettico (o probabilmente solo timido di approcciarsi con lei), ma da quando la ragazza gli stava insegnando come essere più sicuro di sé, sembrava aver cambiato opinione. Riguardo a Tim...bhe, lui è Tim: dice cretinate con tutti e cerca di farsi amico tutti.

Mi ricordai del fatto che, ormai da meno di un anno, Paul (sotto richiesta di Alex) aveva istallato delle telecamere al covo. Bhe, in realtà esso stava diventando molto più bello: se prima aveva quelle noiose pareti gialle scavate nella roccia, ora erano bianche, le mattonelle erano più lucide e avevano messo dei led colorati, impostati sempre sul blu, il colore preferito di Paul. Si erano attrezzati addirittura di un computer e di vari aggeggi tecnologici.

Quel giorno, la Walker insegnava a Dylan a camminare in modo da sembrare sicuri di sé. Io li osservavo: Meredith mi disse che lo stavo facendo perché volevo imparare anch'io. Non era assolutamente vero, come vi ho detto un po' di tempo fa, a me piace osservare tutto.

Pensavo che Meredith avrebbe fatto indossare dei tacchi a spillo rossi a Dylan, sempre per imparare, ovviamente. Ma non fu così (purtroppo).

Mentre mi immaginavo questa scena (aggiungendo alla sfilata anche Alex come stilista francese con tanto di baguette e basco), gli allarmi iniziarono a suonare. I led blu si colorarono di rosso. Mentre ci stavamo già alzando per controllare cosa stesse accadendo, la luce saltò. Vi ricordo che il nostro covo è sotterraneo, almeno la maggior parte di esso, quindi vederci senza luce artificiale era impossibile.

Sentii qualcuno prendermi per il collo e tapparmi la bocca: all'inizio non gli diedi molto peso, essendo abituata agli scherzi stupidi di Tim. Ma poi mi accorsi che quello non era Tim e iniziai a gridare (o almeno a fare dei versi, visto che urlare mi era impossibile). Sentii che avevano preso qualcun'altro. Poi le luci si accesero. Eravamo bloccati tutti da degli uomini, ma solo la mia bocca era bloccata dalla mano di uno di essi.

Vince, il capo della seconda tribù di Incroci, spuntò dal nulla.

"Oh, salve cari amici" disse "Camille! Che piacere rivederti!".

"Oh, e tu devi essere Meredith, la sua dopplegänger...la somiglianza c'è!".

"Oh, chiudi il becco" rispose la ragazza tentando di divincolarsi e dare un calcio all'uomo che la manteneva.

"Abbiamo saputo della dipartita del tuo ragazzo, Camille. Bhe, tutto il mondo sovrannaturale lo sa. Vedi, una come te è molto conosciuta".

"Lasciateci" disse Alex fermo.

"Alex Jane, è un piacere vedere anche te...e tuo fratello, ovviamente".

"Adrian Laurent! Il famoso ex-Alpha Superiore. Ah, e poi ci siete voi due" guardò Tim e Law.

Io non sapevo che dire, le parole non mi venivano.

"Ma...torniamo a noi, Meredith! Tanto bella quanto dannata".

Lei lo guardava con aria di sfida.

"E Camille! La ragazza della porta accanto, però molto più triste. Tu hai un potere immenso e con noi potrebbe diventare ancora più grande, ma hai deciso di restare con questi...esseri inferiori, i Rigidi. Quelli di una sola specie- Adrian mi aveva spiegato che per questo termine si erano rifatti alla scrittrice Veronica Roth- Noi siamo perfetti, Camille. Loro no. Gli Incroci sono superiori, sia a loro, che agli Ignari- così mi dissero che chiamavano chi era estraneo al sovrannaturale-. Se fossi in te, mi vergognerei di avere una dopplegänger nemica della mia specie".

Meredith sembrò preoccupata.

"Non solo Rigida, ma anche Vampiro".

Rimasi confusa, Meredith mi aveva mentito. Lei mi aveva detto di aver avuto dei contatti col sovrannaturale, ma non di esserlo.

"Sei un essere spregevole, Vince" disse Meredith.

"No, tu lo sei" le rispose "non abbiamo intenzione di farvi del male, ora. Quindi, ci vedremo presto" e in un attimo scomparvero tutti in una nuvola di fumo nero.

Riuscii a ritrovare le parole.

"Come hai potuto nascondermi una cosa così importante" disse a Meredith "tu stessa avevi detto che siamo sorelle".

"Io temevo...".

"Tu temevi cosa? Meredith Walker non ha mai paura, a volte io stessa mi chiedo se lei abbia un cuore".

Detto questo me ne andai, non volevo sentire spiegazioni inutili. Decisi di andare da Beck, o almeno in cimitero.

Mi sedetti lì. Vicino a lui. Avevo comprato una rosa nera, come quella che mi regalò lui. Sulla tomba potevo leggere perfettamente:

Beck Wilson 22\07\04-16\09\20

Nella foto, aveva quel maglioncino blu che adoravo e i suoi occhi scuri sembravano più grandi, e scintillanti.

"Ehi" lo salutai come avrebbe fatto lui "scusami, ma non sono potuta venire al tuo funerale. Non ce l'avrei fatta. La vita è strana senza di te. Mi manchi".

Non riuscì a dire più nulla, sentii solo che stavo per piangere e quindi decisi di andarmene anche da lì. I cimiteri mi ricordano che c'è una fine a tutto: all'amicizia, all'amore e alla vita.

Andai da Renèé, perché sapevo che lei, le ragazze e Dustin stavano facendo i preparativi a casa sua.

Bussai alla porta e mi aprì suo padre.

"Salve signor Cooper, posso entrare?".

"Camille! Certo, entra pure. I ragazzi sono di sopra".

"Ciao ragazzi" dissi entrando.

"Che ci fai qui?" mi chiese Renèé "non sapevo venissi".

"Ehm, si. Ho fatto un cambio di programma".

Scherzammo per un po', anche lanciandoci i vestiti della povera padrona di casa, che ormai era esasperata.

"Mi mancherete" disse Dustin "però...non sperate che vi porti dei souvenirs".

"Che cretino" gli disse Margaret.

Il giorno dopo, prima di andare a scuola, io, Margaret e Astrid accompagnammo Renèé e Dustin alla fermata del bus. Fu solo allora che mi accorsi che se ne stavano andando davvero.

You, Me and the ArrowsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora