3. Trouble in Paradise

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La notizia mi aveva scombussolato abbastanza, ma non lo davo a vedere. Volevo sembrare forte come al mio solito, ma non capivo che fare-troppo-la-forte non serviva a molto. Decisi di andare un po' a parlare con i miei amici umani, per distrarmi.

"Camille!" esclamò Margaret vedendomi.

Io e loro stavamo sempre insieme a scuola, ma da quando ero impegnata sovrannaturalmente fuori da essa era difficile vedersi. Non volevo che loro pensassero che li avrei abbandonati.

"Come va?" chiese Astrid.

"Bhe, ho una notizia molto b-"dissi dimenticandomi completamente di non poter parlare con loro di quello "-ella, si molto bella".

"Si? Allora rendici partecipi!" esclamò tutta felice Renèé.

Non sapevo che dire, dovevo inventarmi velocemente qualcosa. Quindi raccontai la prima cosa che mi venne in mente.

"Ho incontrato un ragazzo" dissi tutta d'un fiato.

"Ma, Camille, tu sei fidanzata" mi ricordò Dustin, che non aveva proferito parola fino a quell'istante.

"Si, si, infatti" mi affrettai a dire. A volte mi dimenticavo di Beck, forse perché anche se era passato un bel po', mi faceva strano avere una relazione.

"Potrei farvelo conoscere, ragazze" dissi non sapendo come uscire dalla conversazione.

"Si, dai! Come si chiama?" mi chiese felice Margaret.

"Aaron. Aaron..."non ricordavo il suo cognome, ma poi mi venne in mente che non me lo aveva detto.

"Aaron..." mi incitò a continuare Renèé.

"Sapete una cosa? Devo andare, si. Oh, guardate mia madre mi sta chiamando" dissi fingendo, pur di andarmene.

"Ma non ti sta chiamando nessuno" esclamò Dustin.

"Si, mamma, sto tornando, arrivo subito!" dissi facendo finta di rispondere al telefono.

Feci un cenno con la mano e andai via. Vidi le loro facce stupite.

"Va tutto bene?" sentii che Margaret mi disse, ma non ebbi il tempo di rispondere visto ero già dall'altro lato della strada e non credo che fosse sembrato normale in quel momento risponderle. Però, per l'appunto, io sono tutto tranne che normale.

La cosa bella di vivere in un paesino piccolo è che troverai tutto ciò che ti serve in quel momento, cose o persone. In quel momento, anche se non lo sapevo ancora, era un ragazzo moro quel qualcuno, che non era però Beck.

"Camille? Giusto?" mi chiese qualcuno e quindi mi girai.

"Si, tu sei Aaron, vero?".

"Aaron Morning al suo servizio, signorina" disse con un sorriso sul voto per poi baciarmi la mano da cavaliere.

Ridemmo entrambi. Pensai che in quel periodo stavo conoscendo molta gente strana.

"Allora Mrs Wilson, come va?" mi chiese e in quel momento mi chiesi come faceva a conoscere il cognome del mio ragazzo, ma non glielo chiesi. Avevo imparato che certe cose era meglio non saperle.

"Bene" risposi semplicemente.

Non sapendo come continuare la conversazione chiesi la prima cosa che mi venne in mente.

"Allora, vieni anche tu dalla città di Meredith?".

Lui esito un po', ma poi disse: "Athena House? Si, si, vengo da lì".

"Sono sicura che Meredith mi disse che il nome della città fosse Zeus Home" dissi confusa.

"Si, si, certo, Athena House è un quartiere" disse lui incerto, ma sicuro. Non so come sia possibile combinare insieme questi due aggettivi, ma in quel momento sembrava proprio così.

"Quindi ti sei trasferito qui con la tua famiglia?".

"Diciamo che mio padre non è potuto venire perché ha un posto di lavoro giù...al Sud" aggiunse subito.

"Al Sud di Trials?" chiesi riferendomi al nostro Stato.

"No, diciamo più verso la California".

"Spero che tu ti possa trovare bene qui, ma ora devo andare" dissi.

"Certo, ci vediamo Mrs" mi salutò.

Mi diressi al covo, dove stranamente non trovai quei due biondini. C'era però Law.

"Ehilà" dissi entrando "questo periodo è davvero stran-Law!" esclamai vedendo la mia amica piangere.

"Che succede?" le chiesi.

"Io e...Tim" disse tra le lacrime.

"Che ha fatto?" le chiesi confusa.

"Lui niente, ma io l'ho lasciato" disse tutta d'un fiato.

"Perché?" le chiesi.

"Non lo so, ma all'improvviso ho sentito che qualcosa non andava" rispose calmandosi.

"Non c'è problema, troverai qualcun altro" le ricordai.

"Sai, io guardavo te e Beck e vedevo che tra di voi c'era qualcosa che non ci sarebbe mai potuto essere tra di me e lui".

"Sai quante ne abbiamo passate noi due? Ci siamo lasciati e ripresi tantissime volte. Magari sarà così anche tra te e Tim".

"No" rispose.

"Come lo puoi sapere?" le chiesi.

"Perché ogni volta che vi siete lasciati non avete mai smesso di amarvi" disse indicando il mio anello a forma di corona d'alloro "io non amo Tim".

"Quindi? Meglio se lo hai capito che non era quello giusto".

"No, il problema è che io mi sento sbagliata" rispose Law.

Non ebbi il tempo di dirle nulla, perché entrò Dylan.

"Che è successo? Tim si è depresso e non vuole giocare a The New Castle" esclamò il ragazzo.

"Non sono affari tuoi" rispose nervosa Law.

"Problemi in Paradiso?" chiese Dylan guardandomi.

Annuii.

"Vado a consolare Tim, allora".

Uscì.

"Poveretto, deve stare male" disse Law "l'ho scaricato così, all'improvviso".

"Va tutto bene" le dissi per poi abbracciarla.

"Grazie Camille".

"Figurati".

Passai un po' di tempo con lei, ma poi mi disse che non era necessario che stessi tutto quel tempo lì perché ormai si era calmata. Io non volevo andarmene ma lei insistette e poi qualcosa mi disse che dovevo andare da Beck.

Arrivata a casa sua bussai alla porta e, salutata la madre, andai in camera sua.

"Ehi" mi salutò lui, per poi avvicinarsi e baciarmi "come mai qui?".

"Non lo so" dissi ridendo "avevo bisogno di vederti".

Giurai di aver visto qualcuno dalla finestra, anzi due persone.

"Allora, come è andata la giornata?" mi chiese.

"Tutto bene, levando il fatto che Law si è lasciata e stavo per rivelare il segreto ai miei amici".

"La solita Camille!".

You, Me and the ArrowsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora