Marinette

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Ok... che cosa accidenti stava succedendo?!
Tutto questo, continuavo a ripetermi, non può essere vero. Deve per forza essere un sogno!
No, macché. Nemmeno nei miei sogni più assurdi, avevo mai vissuto un esperienza così surreale.
Adrien che mi invitava ad un ballo, in onore di un collega di suo padre.
La sua espressione sbalordita, vedendomi uscire di casa. Il suo rossore in viso, guardandomi.
Il nervosismo in macchina.
Non osavo sperarlo, ma... potevo essere io, a renderlo così nervoso?
Non mi aveva mai guardata, in quel modo.
Non era mai nervoso, se rimaneva solo con me.
Adrien, poi, che camminava a braccetto con me. La sua mano sulla mia...
E infine, Adrien che mi presentava al mondo come la sua fidanzata!
Ancora oggi, mi chiedo come ho fatto a non svenire, in quel momento.
Ok, era solo una recita, una precauzione presa per proteggermi.
Però, in quel momento, sentire il suono di quelle meravigliose e tanto agognate parole, mi aveva riempito di una gioia che a stento avevo contenuto.
Anche se, a dire il vero, andava contro i miei nuovi principi, crogiolarmi in simili illusioni.
Lo sapevo fin troppo bene, che Adrien non provava niente per me, non potevo certo avvalermi del beneficio del dubbio.
Probabilmente, per lui, tutta la cosa dei fidanzatini era stata un piacevole diversivo, tanto per divertirsi.
Eppure, non avevo potuto fare a meno di sentirmi lo stesso meravigliosamente felice.
Cenerentola si era goduta la sua serata da favola con il suo principe azzurro, realtà o finzione che fosse.
E sarebbe durata anche di più, se non fosse spuntata, come in ogni favola che si rispetti... la strega cattiva.
E per di più, ben scortata dal suo cosiddetto animaletto malvagio.
Se c'era, al mondo, qualcosa di assolutamente sbagliato e da evitare ad ogni costo per il bene dell'umanità, era sicuramente mettere insieme quei due.
E invece eccoli là, sfavillanti e apocalittici come non mai.
Lila indossava uno spettacolare vestito bianco ricoperto di lustrini con gonna a sirena molto aderente.
Ogni curva era amplificata al massimo. Mi scocciava ammetterlo, ma era favolosa.
Felix invece, era come al solito. Pomposo, arrogante e gelido.
"Non ero sicuro che ci saresti stato, ma ci speravo. Sono così rare, le occasioni in cui riusciamo a vederci, mio caro Adrien."
Felix abbracciò calorosamente Adrien, che ricambiò il gesto.
L'istinto, mi portò a controllare che Felix non gli stesse piantando un pugnale tra le scapole.
Lila dal canto suo, venne da me.
"Marinette, quanto tempo! Oh cara, è la prima volta che partecipi a un evento mondano di questo tipo, vero? Spero tu non ti senta a disagio... "
"Dovrei?" Ringhiai, mentre mi lasciavo malvolentieri baciare le guance. Sperai che il veleno nella sua bocca non mi infettasse.
"Oh no, la mia era pura preoccupazione! Non c'è niente di peggio, che sentirsi un pesce fuor d'acqua, a questo tipo di feste."
"Dormi serena, mi sento perfettamente a mio agio. Grazie dell'interessamento, comunque... "
"Sei proprio un bel tipo, Adrien! Come osi nascondere proprio a me, il tuo unico e adorato cugino, la tua nuova fidanzata!"
Felix separò la mia mano da quella di Adrien, e se la portò alla bocca, sfiorandone delicatamente il dorso. Disgustoso. Me la sarei lavata con l'acquaragia, quella mano, più tardi.
"Ah beh... è piuttosto recente, come cosa... " si giustificò Adrien, e riprese bruscamente la mia mano.
Notai, per una frazione di secondo, uno strano bagliore, nel suo sguardo solitamente angelico.
Sembrava... infastidito.
Ma sparì talmente in fretta, che pensai di averlo solo immaginato.
Lila rise, chioccia.
"Ah, ecco spiegato l'arcano. L'ho detto a Felix, che non era roba di vecchia data. Insomma, manco da scuola solo da un mese, e l'ultima volta che ci sono stata, non mi risulta affatto che tra voi due ci fosse del tenero. Anzi, vi dirò, la cosa mi sbalordisce non poco. "
Mantenne ben saldo il suo sorriso più falso, ma strinse gli occhi riducendoli a due fessure. Per me, era trasparente: stava bollendo di rabbia.
Presa dall'entusiasmo di vederla così indispettita, decidi di calcare la mano, tanto per divertirmi un po'.
"Beh, ti dirò, Lila...a dire il vero, ci siamo stupiti anche noi, all'inizio. Anche se, in fondo, è una cosa normalissima, che due persone che stanno tanto bene insieme, si rendano conto che tra loro è nato qualcosa di più di una... semplice amicizia."
Guardai Adrien e, trovando il coraggio non so dove, allungai una mano, e feci scivolare le mie dita lungo tutto il profilo del suo viso, dalla tempia fino alla bocca.
Lui diventò leggermente rosso, e mi sorrise amabile.
"Verissimo... " mormorò, guardandomi negli occhi, dolcemente.
L'uno non abbandonò lo sguardo dell'altra per qualche idilliaco istante, mentre Felix e Lila ci guardarono in silenzio, le espressioni prive di ogni emozione che non fosse pura noia con qualche  sfaccettatura di disgusto.
"A proposito di cose inaspettate... " disse poi Adrien, distogliendo bruscamente lo sguardo e schiarendosi la voce, ancora un po' rosso. "Come mai, voi due siete qui... insieme?"
Lila rise in quel suo solito modo palesemente finto, e strinse il braccio di Felix.
"Storia buffa! Ero a Londra con mia madre, che è amica intima del primo ministro. E per caso, all'ambasciata, ho incontrato lui. "
"Già...  mi aveva scambiato per te, come mi succede di continuo..."
Lila gli accarezzò una guancia con un dito, tipo gatta morta. Lui non fece una piega, né tradì alcun trasporto emotivo.
Dove diavolo era, quel ragazzo, quando hanno distribuito le anime?
"Oh, parrocchetto, non vorrai tenermi ancora il muso! è stata una svista innocente. Tutto è bene quel che finisce bene, no?"
Felix le sorrise. Non c'era ombra di gioia, in quelle labbra sottili.
"Questo si." concordò. "E poi, onestamente, ci ho fatto l'abitudine da tempo, ormai. Mi scambiano per Adrien da una vita, in fin dei conti... "
"Perché mai succede una cosa simile?" Chiesi, confusa.
Tutti e tre mi fissarono, come se avessi parlato turco.
"Prego?" Chiese Felix, stranito.
"Dicevo che non riesco a capire il motivo, per cui qualcuno dovrebbe scambiarti per Adrien."
Lila sbatté le palpebre, stranita.
"Marinette... cara, ci vedi bene? Santo cielo, sono pressoché identici!"
Inarcai le sopracciglia.
"Ma non credo proprio! Anzi, onestamente, credo che non potrebbero essere più diversi di così." le risposi, allibita.
Non stavo mentendo. Per me, non c'era affatto, tutta questa somiglianza.
Eppure, c'erano solo sguardi sconcertari, attorno a me.
Poi, però, Felix stiracchiò un sorriso da stregatto, e mi prese di nuovo la mano.
"Beh, questa è bella! Sei davvero molto interessante, lo sai?"
Mi guardò per qualche secondo. I suoi algidi occhi verdi mi punsero l'anima. "Cugino, posso rubarti questa fanciulla, per un giro di walzer?"
Adrien lo guardò con tanto d'occhi.
"No! Cioè... non so se è il caso, Felix... " Rispose guardandomi, e riprese la mia mano. Felix lo guardò con sguardo sornione.
"Oh, non temere. Dalle stesse cose da cui la stai proteggendo tu, posso certamente proteggerla anch'io."
Non diede il tempo ad Adrien di aggiungere altro. Mi trascinò in mezzo al salone, proprio mentre l'orchestra attaccava una nuova canzone. Un lento.
Mi afferrò saldamente in vita, tirandomi a sé.
Era così vicino, che il mio respiro si mischiava al suo. E questo mi fece irritare, parecchio.
"Allenta la presa. È un lento, non un combattimento corpo a corpo... " sibilai.
Lui sorrise a mezza bocca.
"Hai paura di me?" Chiese, iniziando a spostarsi avanti e indietro a tempo di musica.
"Neanche un po'. " risposi, cercando di staccarlo da me.
"Sai, mi ricordo di te. Hai mandato quel video diabetico a mio cugino, il giorno dell'anniversario della morte di sua madre."
Lo guardai, sconvolta. Lui sapeva?
"Vuoi ricattarmi, dunque? È questo il motivo per cui mi hai messo in piedi questa baracconata?" Ringhiai tra i denti. Lui scosse la testa.
"No, avevo davvero voglia di ballare. Sai, la mia incantevole Lila, disgraziatamente, ha due piedi sinistri."
Felix mi fece girare su me stessa, e mi riprese al volo.
"Voglio ballare, e voglio anche capirti meglio, Marinette." Continuò, fissandomi dritto negli occhi. "Voglio capire cosa c'è, in quella tua testolina corvina. Voglio capire se sei davvero speciale come sembri essere, o se sei l'ennesimo fuoco di paglia."
"E allora dimmi cosa vuoi che ti dica, e facciamola finita. Non giriamoci tanto intorno. Io voglio tornare da Adrien." rimbeccai. Lui rise piano.
"Davvero sorprendente. L'amore della tua vita è identico a me. Ma ciononostante, guardarmi non suscita in te alcunché. Ti stringo a me, e non ti sento fremere. Ti guardo fisso, e non abbassi lo sguardo, né arrossisci... "
"L'ho detto poco fa, mi pare. Tu, per me, non asssomigli per niente ad Adrien!"
"Oh, andiamo, non sei certo cieca. Stessi capelli, stessi occhi, stessa bocca... "
"Tratti somatici similari non rendono le persone identiche. C'è un abisso, tra di voi, Felix. Letteralmente. E dio solo sa quanto questo mi rincuori."
Lui inarcò un sopracciglio.
"Ma davvero... e allora illuminami, a questo punto. Quali sono, queste differenze abissali che vedi, tra me e Adrien?"
Io sbuffai. Non mi andava proprio, di intavolare quella conversazione. Ero certa che qualsiasi cosa avessi detto, lui l'avrebbe girata a suo pro, ingozzando il suo smisurato ego famelico. Ma ero cosciente anche del fatto che se non l'avessi accontentato, l'avrebbe tirata per le lunghe, quindi lo accontentai:
"Come ho detto un attimo fa, un tratto somatico o un segno distintivo, non rende due persone identiche. Io ti sto guardando, adesso, Felix... e non vedo niente di Adrien, in te."
Lo fissai intensamente.
"Per farti un esempio... i tuoi occhi. Sono dello stesso verde di quelli di Adrien, pagliuzze charo-scure comprese. Ma a differenza dei suoi, che trasmettono calore e dolcezza, i tuoi sono freddi e apatici. La tua bocca, è come la sua. Ma se il sorriso di Adrien è sincero, puro e innocente, il tuo è perfido e cinico. Il tutto, comunque, credo sia dipeso dal vostro carattere, che traspare sui vostri visi. Adrien è un ragazzo buono, gentile e affettuoso. Tu invece... sei solo un velenoso, viscido serpente."
Avvertì la sua stretta attorno alla mia vita intensificarsi. Non abbassai lo sguardo. Felix mi fissò con aria truce, per qualche istante. Poi, sorrise di nuovo a mezza bocca, e ridacchiò sotto i baffi.
"Sei un fiorellino con delle spine belle affilate, Marinette. Bene, mi compiaccio, di ciò. Adoro le persone fedeli a sé stesse. È così, in fin dei conti, che sono fatto io stesso."
Mi si accostò, e posò il mento alla mia spalla, parlando con le labbra che sfioravano i miei lobi.
"Io detesto le persone, indiscriminatamente. Nessuno è mai davvero onesto, con sé stesso. Mai del tutto, perlomeno. Buon viso a cattivo gioco, lo chiamano. Branco di inutili uova dipinte... "
"Uova dipinte?" Chiesi. Mi era così addosso, che non distinguevo più i battiti del suo cuore da quelli del mio.
"Si, uova dipinte. A pasqua, si dipingono le uova, no? Sembrano più belle, più invitanti. E invece, poi, cosa scopri? Che dentro sono vuote, che sono solo guscio. Ecco, le persone sono uguali. Bellissime fuori, ma vuote dentro."
Dicendo questo, finalmente si levò di dosso. Oltre la sua spalla, notai una donna che mi fissava. Era la stessa che aveva parlato con me e Adrien, poco prima.
"Ma tu, mia piccola Marinette... " continuò Felix, distogliendo i miei pensieri dalla misteriosa donna. "Tu hai qualcosa di diverso, pare. Forse tu non sei un uovo dipinto, bello solo fuori. E se ho ragione, mia bella... "
Felix mi tirò con foga verso di sé.
"...Allora devi essere mia, ad ogni costo."
E detto questo, fece qualcosa di paradossale. Posò l'indice sul mio mento, e lo spinse verso l'alto, costringendomi ad alzare la testa.
Un attimo dopo, lo vidi avvicinare pericolosamente il suo viso al mio. Le sue labbra, alle mie!
Oh mio dio... ma sta per... lui vuole... oh dio, no!
Dalle mie spalle, sentii arrivare qualcuno. E in un attimo, successe quasi il finimondo.
Tutto si svolse ad una velocità assurda. Chi avevo sentito arrivare alle mie spalle era Adrien. Caricava Felix come una furia. Ed era livido di rabbia.
Per fortuna, mi riuscì di voltarmi in tempo, e lo afferrai, bloccandolo.
"No, Adrien, fermo!"
Adrien era letteralmente fuori di sé, come non lo avevo mai visto. Fissava Felix, che da una distanza di sicurezza, lo guardava con aria beffarda. Lila si avvicinò alla scena, con aria divertita.
"Adrien, che ti succede?" Chiese con finto stupore. Io la vidi chiaramente scoccare a Felix un occhiata complice.
"Che accidenti volevi fare... " ringhiò Adrien, livido. Io gli afferrai il viso tra le mani. Dovevo assolutamente impedire che cascasse in quella trappola.
"Adrien... Adrien, guardami!"
Lui abbassò lo sguardo su di me, a fatica. Sbuffava come un toro inferocito. Iniziai ad accarezzargli le guarce, la mia fronte posata alla sua, tentando di farlo calmare.
"Stai calmo, non lasciarti provocare, lo sta facendo apposta! Non permettere che ti faccia fare una figuraccia davanti a tutti. Su, calmati, adesso... "
Ci volle del bello e del buono, ma alla fine lo convinsi.
Guardandomi negli occhi, lo vidi sbollire lentamente. Trasse un ultimo sospiro, e finalmente riuscì a tornare calmo.
"Scusami... " mi mormorò stringendo le mie mani. "Avevo promesso di proteggerti..."
"Oh santo cielo, abbiamo sfiorato la disgrazia, qui!"
Ci voltammo tutti e tre. La donna che prima aveva parlato con Adrien, e in seguito avevo visto osservarmi ballare con Felix, venne verso di noi.
"Cara, devi fare attenzione... " mi disse, facendomi un buffetto e posando una mano coperta di anelli luccicanti sulla spalla di Felix. "Se li confondi, rischi di innescare un putiferio! Ma comunque, trovo sia uno sbaglio più che umano, confonderli. Sono inverosimilmente simili. "
Nessuno pareva capire neanche una parola, di quella donna.
Lei, dunque, mi fissò eloquentemente.
"È questo che è successo, no? Io ho visto tutto, cara. Ballavi con signor Graham e, per un secondo, hai fatto confusione, vero?"
E mi fece un furtivo occhiolino. Vidi la luce. Ricambiai il gesto di complicità, e annuì. Afferrai Adrien, e lo strinsi a me.
"Si, temo di si. Adrien, te... tesoro, mi dispiace tanto, non era mia intenzione farti arrabbiare! "
Adrien aprì la bocca per ribattere, ovviamente. Un mio sguardo d'intesa lo persuase a cambiare idea. Aveva capito.
Mi sorrise dolcemente, e mi strinse forte tra le braccia.
"Non fa nulla, cose che capitano. E poi non è successo niente di grave, per fortuna... "
Mi baciò la fronte, e mi strinse ancora a sé. Le mie ginocchia divennero pastafrolla.
No, eh... non adesso!
"Bene, tutto è bene quel che finisce bene!" concluse la donna. Adrien annuì, e tese una mano a suo cugino. Felix aveva l'aria di uno che aveva mangiato aringhe guaste.
"Scusami." disse Adrien. "Ho avuto una reazione eccessiva. Abbi pazienza... credo di essere più geloso di quanto pensassi."
Mi guardò dolcemente, e mi accarezzò una guancia con un dito.
E a me mancò poco per finire seduta per terra.
Felix, ovviamente, non perse neanche per un secondo, il suo autocontrollo. Incassò il colpo basso con una nonchalance invidiabile, e strinse la mano di Adrien.
"Ho la mia buona dose di colpe anch'io, cugino, non è il caso di farmi santo. Avevo capito cosa stava succedendo, e confesso... di averla lasciata fare. Perdonami Lila, mia cara, ma... "
Mi venne vicino, e mi prese la mano. La baciò fissandomi negli occhi.
"...credo di aver avuto un attimo di smarrimento."
Un altro colpo basso. Ma stavolta, Adrien era pronto. Riprese disinvolto la mia mano, e sorrise amabile a suo cugino, facendo spallucce.
"Ti capisco benissimo. Anche su di me, Marinette ha quest'effetto. È uno dei motivi... "
Mi guardò, e sfiorò ancora la mia guancia delicatamente.
"... per cui mi sono innamorato di lei."
Ok, costatare l'ora del decesso, grazie...
La donna emise un verso di adorazione, e si congedò da noi dirigendosi verso il terrazzo, senza aggiungere una parola.
Io però mi sentivo in debito con lei, e decisi di seguirla.
E in più, avevo una certa urgenza di mettere almeno un miglio tra i due cuginetti.
"Ah... Adrien, ho bisogno di.prendere un po d'aria. Mi porti sul terrazzo, per piacere, te... tesoro?"
"Certo, andiamo. Felix, Lila... buona serata."
Ci allontanammo da quei due, praticamente di corsa. Arrivati in terrazza, trovai immediatamente la donna. Le andai incontro.
"Signora, mi scusi, io... la volevo ringraziare per prima." Dissi.
Lei mi sorrise gentile.
"Ero in debito. Quello stolto di mio marito ha mancato di rispetto al tuo fidanzato, in fondo. E poi... Gabriel Agreste non avrebbe gradito di sentire che suo figlio e suo nipote, si erano accapigliati il giorno del compleanno del suo acerrimo rivale."
Io e Adrien la guardammo con tanto d'occhi.
"Lei... lei è Ivette Lamorliere? la moglie di Renee?" Chiese Adrien, stupito. Lei annuì. Adrien prese la mia mano, entusiasta.
"Marinette... è lei la stilista! Me lo ha detto papà. Suo marito ci mette la faccia, ma è lei il genio creativo dietro ogni collezione firmata Lamorliere!"
Io misi in piazza una bella faccia stupita.
Genio, insomma... a me non piaceva per niente, lo stile Lamorliere.
Adrien fece le dovute presentazioni. Ivette Lamorliere rimase impressionata nel sapere che il vestito che indossavo, e il cappello dell'ultima sfilata di Adrien, erano opera mia.
"Incroyable! In circostanze normali, giurerei che l'hai portata qui, per sventolarmi sotto il naso l'ennesima scoperta dell'Agreste creation, eh Adrien? Però ti conosco da sempre, e so che non è nelle tue corde, tirare colpi bassi. Quindi, deduco che la signorina sia qui solo perché volevi che il suo innato talento vedesse la luce. Sbaglio?"
Adrien scosse la testa, felice.
"Ci ha preso in pieno, madame. Marinette un vero portento! Persino Audrey Bourgeois ne è rimasta colpita!"
Ivette Lamorliere lo guardò per un istante, intensamente. Poi si rivolse a me.
"Cara, ti spiace andare a prendermi una coppa di champagne?"
Io annuì, un po' confusa, e rientrai in sala. Chissà perché, pensai prendendo lo champagne da un tavolo, ma avevo l'impressione che mi avesse allontanata di proposito.
Perché, mi chiedevo.
Che volesse dire qualcosa di me ad Adrien?
Non ebbi tempo di formulare altre ipotesi, perché successe qualcosa che prese il sopravvento su tutto.
La musica si interruppe improvvisamente, qualcuno urlò. Rumore di vetri infranti. E dal nulla... un enormemente deformato Renee Lamorliere apparve davanti a me.
Correndo in bagno, la mano nella borsetta a cercare i miei orecchini della coccinella, pensai tra me e me:
Ma gli akumizzati mi correvano dietro?!

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