Adrien per me, era come il cioccolato:
Lo amavo in ogni sua forma.
Amavo le sue insicurezze, la sua bontà d'animo, la sua umiltà.
Ma non ero così ipocrita da poter dire che non avesse anche i suoi difetti.
Per esempio, era fin troppo indulgente. Come avesse fatto a sopportare Chloe per tutta l'infanzia, per me rimaneva un mistero.
Io gli avrei voluto separare gli incisivi con una testata dopo soli cinque minuti che la conoscevo...
Ma uno su tutti, tra i suoi difetti, era giusto quello che mi stava creando problemi in quel momento:
Era testardo come un mulo.
Magari, a scuola, i più potevano non averci fatto caso, a questa sua peculiarità.
Ma per un occhio allenato come il mio, questa cosa spiccava come Ivan nelle foto di classe.
Era davvero caparbio, e quando si metteva in testa una cosa, era irremovibile.
E in quel momento, sembrava essersi impuntato particolarmente...
"Adrien... te lo sto chiedendo per favore... torna di sopra!"
"Secondo te, perché mio padre ha fatto fare questa stanza sotto casa nostra?" Si chiese lui, ignorandomi deliberatamente.
"Adrien... " ritentai.
"È proprio sotto la mia camera, tra l'altro... "
"Adrien!" Sbottai, un po' esasperata. "Senti... qui sotto, c'è qualcuno di molto pericoloso, temo, e non vorrei proprio che tu fossi qui, quando farà la sua mossa. Quindi, fammi il santo piacere di... "
"Pretendi davvero che me ne vada?" Mi rispose finalmente lui, seccato. "Ho trovato te e mio padre svenuti nel suo studio. Appena svegli, avete cercato di sbranarvi. Si è parlato di un ladro, che a quanto pare ha rubato due miraculous che, sa dio come, erano nascosti in casa mia! E non dei miraculous qualsiasi, no... trattasi nientemeno di quelli di papillon e la sua complice! Dulcis in fundo, la mia più cara amica risulta essere nientemeno che ladybug in persona! Ora, vengo e dico io... ma con che diritto mi rimandi di sopra senza darmi mezza spiegazione, eh?
Io, mia cara, non ti mollo finché non mi spiegi, per filo e per segno, cosa accidenti sta succedendo!"
Mi sentii stringere lo stomaco, mentre lo osservavo prendere fiato.
Dannato Agreste. Alla fine l'aveva mollato a me, la patata bollente...
"Adrien... io... "
Mentre cercavo il modo di spiegare ad Adrien che la sua vita, per come la conosceva, era destinata a cambiare per sempre, il misterioso luogo in cui ci trovavamo, di colpo si illuminò a giorno.
Si spalancò davanti a noi un enorme stanza, verosimilmente simile a una chiesa. I soffitti erano imponenti e strutturati a cupola.
Cosa conteneva quell'enorme stanza, lo scoprimmo guardandoci in fondo.
Niente e nessuno poteva prepararci, a quello che ci apparve davanti.
Là, proprio al centro della stanza, posizionata come fosse un sarcofago egizio, c'era una bara di vetro.
Al suo interno, l'inimmaginabile.
Una donna, con lunghi capelli biondi legati in una treccia adagiata sulla spalla, e un bel viso sottile dai tratti gentili. Pareva, all'apparenza, solo profondamente addormentata.
La riconobbi all'istante, e mi impressionò vedere quanto... suo figlio le assomigliasse.
Era Emilie Agreste, la moglie di Gabriel Agreste. E la madre di Adrien.
Mi voltai velocemente verso di lui, angosciata.
Adrien era vicino a me, pallido come la pancia di un pesce, gli occhi sbarrati.
"M... mamma... " sussurrò, la voce rotta. Feci per avvicinarmi a lui, ma una voce irruppe nella stanza, portata dall'eco del grande soffitto.
"Che pena. Povero, piccolo Adrien... "
Quella voce mi scivolò giù per la spina dorsale come una scarica elettrica, facendomi venire i tremori dalla rabbia.
Un attimo dopo, ecco la fonte di tanta ira.
Non mi era piaciuta mai, a pelle.
Mi aveva messo contro il mondo, e aveva cercato di rovinarmi la vita.
Avevo porto l'altra guancia, per amore della pace. L'avevo persino perdonata.
Ma ora, mentre guardavo Lila Rossi venire verso di me, il miraculous della farfalla appuntato al petto, ero letteralmente accecata dall'odio.
Di me, di quello che poteva farmi, mi importava fino a un certo punto. Ero superiore, potevo ignorarla e convivere con lei.
Ma qui... c'erano in pericolo centinaia di persone!
"Lila... ma che accidenti fai?" Chiesi, esattamente come feci poco prima, nello studio di Gabriel Agreste.
Ero stata invitata ad entrare dal padrone di casa in persona, dopo aver bussato e chiesto gentilmente di potergli parlare.
Ma ciò che accadde all'interno, mi lasciò non poco sconcertata.
Agreste era davanti al quadro di sua moglie, le mani giunte dietro la schiena.
Mi aspettava, a detta sua. Ciò spiegava perché ero stata invitata a restare.
I miei sospetti erano confermati, dunque. Agreste era chi pensavo fosse. E a quanto pareva, sapeva che io sapevo.
Mantenni il sangue freddo più che potevo.
Una cosa sola, però, mi sentii di arrischiare a chiedere: Perché?
Aveva una carriera incredibile, e un figlio meraviglioso.
Lo dovevo sapere ad ogni costo. Perché... perché aveva deciso di rovinarsi la vita?
Lui mi aveva guardato appena, ma non mi aveva dato risposta.
Ero stata dunque sul punto di attaccarlo, anche se forse da sola rischiavo non poco.
Ma non feci neanche in tempo a sfiorarla, la mia borsa con dentro gli orecchini, che dalle mie spalle venne qualcuno, che mi afferrò saldamente... e sfiorò la mia guancia con le labbra.
Poi venne il sonno, e ogni ricordo svanì, sostituito dal buio.
Al mio risveglio, dovuto al richiamo concitato di Adrien, una volta passata la confusione, ebbi perfettamente chiaro cosa era accaduto.
E ringraziai la mia buona stella per aver avuto l'idea di togliermi gli orecchini e sostituirli con dei giocattoli prima di entrare.
Neanche me lo fossi sentito, che sarei finita in un agguato.
Quello che rimase in dubbio, almeno fino a pochi istanti prima, era chi aveva osato aggredirmi alle spalle con tanta vigliaccheria.
Ma ora che la vedevo davanti a me, tronfia e sprezzante, con il miraculous della farfalla messo a bella posta al centro della sua scollatura, era più che ovvio che la colpevole fosse Lila.
Lei, che già in precedenza aveva usato la tecnica del bacio soporifero. Il bacio... del camaleonte.
"Santo cielo... " disse, con quel suo lezioso tono di voce. "Che cosa diavolo ha combinato papino, Adrien?"
Si avvicinò con un po' di riluttanza alla bara di vento. Sfiorò a malapena la superficie con un dito.
"NON TOCCARLA!" esplose Adrien, e partì alla carica. Lo acchiappai al volo.
"No! Ha un miraculous, potrebbe farti del male... "
"Non la deve... toccare! " ansimò lui, sbuffando come un toro. Era fuori di sé, completamente alienato.
Dovevo portarlo via di lì, immediatamente. Poteva commettere una sciocchezza, e farsi male.
"Lila... " dissi, stringendo Adrien tra le mie braccia. "Tu vuoi me, non lui! Se ci tieni anche solo un po', ti prego... permettigli di andarsene! Tutto questo... è troppo per lui. "
Avevo voglia di piangere, ma non me lo permisi. Non potevo mostrarmi vulnerabile davanti a Lila.
Lei ci scrutò un attimo, inespressiva. Poi, dal buio di un angolo, vennero dei passi. Un attimo dopo, il volto di Felix apparve sotto la luce. Mai, lo avevo visto più diverso dal solito.
Ogni goccia di spacconaggine in lui, era memoria passata.
Sul viso, aveva solo dipinto... un orrore malcelato.
Evitò accuratamente di guardare la bara con dentro sua zia, la copia esatta di sua madre, e andò da Lila.
Le mise le mani sulle spalle. Un bagliore momentaneo vicino alla sua gola attirò il mio sguardo. Quando vidi cos'era, mi morsi il labbro: aveva la spilla del pavone appuntata al nodo della cravatta scura.
Bene, giusto quello che mi serviva. Non uno... due squilibrati! Fantastico...
"Mia cara... " mormorò Felix, amplificato dall'eco. Anche il suo tono di voce tradiva un certo nervosismo, seppure quasi impercettibile. "Adrien è superfluo, al nostro scopo. Non può fare nulla. Lascia che se ne vada. "
Lila lo guardò, gli occhi ridotti a fessure.
"Mi ha respinto, non ha voluto il mio amore. Perché ora non dovrei fargliela pagare?"
Felix le voltò il viso, e le diede un languido bacio.
"Perché è stato un bene, il suo rifiuto, alla fine, no?"
Lila lo guardò, e gli tolse con il pollice il rossetto dalle labbra.
"Vero... " concordò. Poi senza smettere di fissarlo, disse: "Fallo sparire." rivolgendosi ad Adrien.
Io guardai Felix, che distolse vigliaccamente lo sguardo, e tirai Adrien verso il tunnel da cui eravamo scesi, che poi si rivelò essere nient'altro che la tromba di un ascensore.
Feci aprire le porte di esso, e ci spinsi dentro Adrien, quasi catatonico.
Avevo il cuore a pezzi, a vederlo così.
"Sono sicura che tuo padre ti spiegherà tutto. Vedrai... andrà tutto bene, troverete una soluzione." Gli dissi.
Lui mi guardò come se fossi un marziano.
Io sospirai, reprimendo sempre più faticosamente le lacrime.
"Io... " dissi, la voce tremula. "Io... ti giuro che sistemerò tutto. Farò tutto il possibile, io... oh, mi dispiace così tanto..."
Ormai piangevo. Le lacrime scorrevano oltre la mia maschera, implacabili.
La cosa, sorprendentemente, parve riscuoterlo.
Adrien mi guardò, e tese una mano verso di me. Tolse con un dito le lacrime appese alle mie ciglia.
"Non piangere... " mi disse. "Lo so. Lo so, che sistemerai ogni cosa."
E senza preavviso, afferrò il mio viso... e mi diede un bacio.
Si congedò da me dopo pochi istanti.
"Adrien... " mormorai.
Ero nel pallone più totale. La mia mente era annebbiata, tranne che per un remoto e inopportuno pensiero: perché quel bacio... mi sembrava tanto familiare?
"Piccioncini, devo rettificare?" Sbraitò Lila. "Rispediscilo da suo padre e torna qui, prima che cambi idea. Mi devi un paio di orecchini, bellezza."
"Vai... " dissi ad Adrien. Lui scosse la testa.
"Non ce la farai da sola. Hai bisogno di me."
Gli accarezzai il viso.
"Ho bisogno di sapere che sei al sicuro. Ho bisogno che parli con tuo padre. Ho bisogno di risposte. Ho bisogno... ho bisogno di chat noir."
Nel marasma che avvolgevs la mia testa, quel singolo pensiero uscì in totale anarchia, dalla mia bocca.
Fu un impulso spontaneo, puramente istintivo.
Mi venne da dentro l'anima. Mi venne dal cuore.
Adrien annuì.
"Appunto! Ladybug, io..."
Non lo lasciai finire. Gli sorrisi.
"Sì, trovalo, ti prego! So che è pretendere la luna, ma devo chiederti di provarci. Trovalo, e digli di venire qui da me. Non posso farcela, senza di lui.
Ho bisogno di lui."
Per tutta risposta, Adrien mi guardò negli occhi, adorante.
"Dio, quanto ti amo." mi disse.
Il mio intestino tenue e quello crasso si scambiarono di posto.
Lui rise piano, probabilmente del fatto che ora ero tutta dello stesso colore del mio costume.
"Ok, tieni duro! Vado a prenderlo io, il micio, e te lo porto qui il prima possibile!"
Premette il pulsante, e le porte dell'ascensore si chiusero.
Lo guardai sparire, salendo sempre più in alto.
"Oddio, che cosa melensa..." commento Lila. Mi voltai a guardarla.
Ok, ero in una situazione del cavolo all'ennesima potenza. Un passo falso, e quei due si sarebbero trasformati... e a quel punto, apriti cielo.
Occorreva pensare a qualcosa che potesse aiutarmi a perdere tempo, un diversivo, nell'attesa che Adrien trovasse chat noir, e lo spedisse da me. Dio solo sapeva, come diavolo avrebbe fatto, a trovarlo. Nemmeno io, sapevo mai dove stava!
Pensa, ladybug, partorisci un'idea!
"Lila... " dissi, rischiando un salto nel buio. "Dove vuoi andare a parare? Che cosa speri di ottenere? Beh, che cosa sperate di ottenere, per meglio dire... "
Fulminai Felix, che ostinatamente non mi guardava.
Vigliacco...
Lila rise.
"Credi davvero che il mondo debba per forza pensarla come te, eh? Sei così egocentrica... "
Venne piano verso di me.
"Tu non potrai mai capire, ladybug. Beh... Marinette. Oh cielo, rido di me stessa, a non essermi resa conto dell'ovvietà di questa cosa. Non potevi che essere tu... "
Mi fu a un metro scarso. Indietreggiai, prudentemente.
"Sei stata la mia spina nel fianco sin dagli albori. Tutto perché non sopportavi che qualcuno fosse meglio di te, agli occhi del tuo prezioso Adrien."
"Tu non sei meglio di me, sei solo una bugiarda! E quell'allocco del tuo galoppino, lì accanto a te, se ne renderà conto a breve!"
Lila strinse le labbra, rabbiosa.
Ohi... non dovevo farla arrabbiare, accidenti.
"Già, a tal proposito... sei innamorata di lui, adesso?" Chiesi, indicando Felix, sperando di salvarmi in calcio d'angolo.
Lila mi scrutò torva.
"Non ti riguarda... " sibilò.
"Siete proprio una bella coppia, devo dire. Freddi, subdoli, cinici calcolatori. Per non parlare delle balle! Siete proprio le due metà della stessa mela. "
"Cosa vuoi saperne, tu? Felix è l'unico che vede il mondo esattamente come lo vedo io, per quello che è! Non la tua stupida realtà zuccherosa, fatta di amore e buoni sentimenti. La vita è molto più crudele di quello che pensi, principessa viziata... "
Mi afferrò il viso. Le sue dita erano pericolosamente vicine ai miei orecchini.
"Ma parlare con te, a cui hanno indorato la pillola fin dalla nascita, è fiato sprecato. Le persone come te non capiscono, e di conseguenza non servono a niente!"
Mi diede una zampata alle orecchie, ma fui più svelta.
Scattai indietro, e la schivai. Lila sorrise sorniona.
"No, così non va. Sono in netto svantaggio. Ok, vediamo se così va meglio... nooro, trasformami!"
E successe proprio ciò che volevo evitare.
D'un tratto, Lila era davanti a me, con indosso un abito lungo, con lo spacco, color lavanda, i lunghi capelli stretti in una crocchia. Un ombrellino da sole color malva in pizzo le pendeva dal braccio.
"Ok, ora si ragiona... " commentai.
Lila non esitò un attimo. Mi attaccò con una furia inaudita, cercando di colpirmi col suo ombrello, che pareva fatto d'acciaio.
Schivai facilmente i colpi.
Non mi tornavano i conti...
Lila non si stava rivelando tutto questo nemico temibile. Fendeva l'aria col suo ombrello a destra e a manca, senza senso.
Dove voleva andare a parare? Cosa aveva in mente? Non poteva certo essere quella, la sua strategia...
La risposta arrivò più prontamente di quanto desiderassi.
Senza rendermene conto Lila, con i suoi colpi a casaccio, mi aveva fatto indietreggiare quel tanto che bastava per farmi finire in una zona d'ombra. Dove mi aspettava il vero pericolo...
Dal nulla, infatti, qualcuno mi afferrò per le spalle, mi strappò via dalle mani lo yoyo, e mi cinse bella stretta attorno alle braccia.
Avvertivo chiaramente una forza innaturale, in quella presa. Girai il collo quel poco che mi era possibile. E lo vidi.
Felix era strisciato, non visto, approfittando della confusione del combattimento tra me e Lila, in un cantuccio al buio. E lì, aveva usato il miraculous di Mayura per trasformarsi.
Eccolo là, un bello smoking color prugna e blu notte, uno stupido monocolo e la spilla del pavone a ornamento del suo foular Ascot. Pomposo pure da supercattivo, roba da non credere...
"Bravo bambino!" Si complimentò Lila, applaudendo in modo demenziale. "Sono lieta che in questa famiglia, almeno qualcuno abbia un po' di sale in zucca."
Felix fece un verso sprezzante.
"Io non sono un Agreste, mia signora. La tara, viene da quel ramo, evidentemente... "
"Lasciami andare, idiota, o giuro che con un calcio, ti sposto la milza..." ringhia, cercando di divincolarmi.
Aria fritta. Il potere del pavone, e il karate che il maledetto studiava da sempre, erano un mix micidiale. Era troppo forte per me, persino da Ladybug...
Se solo ci fosse stato chat noir. Lui era fisicamente più forte, di me. Lo avrebbe fatto a pezzetti!
"Ok, tesoro... ora, tienimela bella ferma. Troppi accessori non le donano, bisogna rimediare... "
Tese le mani verso le mie orecchie.
Io iniziai a scuotere la testa, cercando di impedire che si avvicinasse ai miei lobi. Lila si indispettì.
"La vuoi tenere bene? se si dimena come un'anguilla, come glie li levo quelli stramaledetti orecchini?"
Felix, dunque, mi tirò a sé con forza, e mi cinse con un solo braccio.
Con la mano libera, mi afferrò la testa. Tentai un gesto estremo.
"Felix, ti prego!" Lo supplicai. "Non farlo! Se lei prende i miei orecchini, sarà una catastrofe! Lila ha bisogno di aiuto, non assecondare la sua follia! Ascoltami, Felix... "
Mi riuscì di voltarmi verso di lui. Volevo che mi guardasse in faccia.
"Tu non sei come lei, tu non sei pazzo... Sei solo arrabbiato! Odi il mondo per quello che ti è capitato e, credimi, seppure non conoscendo sulla mia pelle quel dolore, lo posso capire. Ma non è questo il modo di affrontare la cosa! Felix, ti imploro, ascoltami! Io so che c'è ancora del buono in te, tu non sei... "
E posai la mia fronte alla sua.
"... un uovo dipinto."
Felix mi aveva lasciata parlare con aria disinteressata per tutto il tempo. Ma al suono di quella mia ultima frase, il suo corpo stretto al mio, aveva tremato.
E per un istante, nei suoi occhi algidi e insensibili, era guizzata una luce.
Ma quella distrazione durata un attimo, mi costò cara.
Lila aveva approfittato di quel momento per afferrare le mie orecchie. Mi staccò gli orecchini con tanta veemenza, che per poco non mi staccò i lobi.
In un attimo, il mio potere svanì via dal mio corpo, come schiuma dalla pelle sotto la doccia.
In un attimo... ero la semplice Marinette, sola, contro due mostri.
Lila contemplò i miei orecchini con avidità.
Poi, mi strappò via dalle braccia di Felix, afferrandomi per un codino, e mi scaraventò a terra con tutta la sua forza, facendomi fare un volo allucinante.
"Lila!" urlò Felix, e corse da me. Avevo sbattuto la testa, atterrando sul pavimento. La tempia mi pulsava come un tamburo, mentre mi faceva rialzare.
"La vuoi uccidere? Non si era parlato di fare del male a nessuno! Lei non ha più poteri, adesso! non è più invulnerabile..."
Un attimo dopo, qualcosa colpì Felix con una forza inaudita, e io mi sentii sbalzare via dalla sua presa.
Mi preparai a un nuovo impatto contro il pavimento.
Ma non avvenne mai.
Atterrai, invece, contro qualcosa che su di me ebbe una presa salda come il ferro, ma delicata come una carezza. Conoscevo perfettamente, quel tocco...
"Milady forse non ha più i suoi
poteri... " disse una voce tanto adorabilmente familiare, da farmi nascere un sorriso a 32 denti. "...Ma io si!"
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Sei solo tu
Fanfictionil destino ti aspetta in fondo al sentiero intrapreso per sfuggirgli. Non importa quello che si fa, se una cosa è destinata a succedere, succederà. È se un amore è destinato a nascere, nulla potrà impedirlo ❤