Adrien

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Ricordo bene, il giorno in cui mi innamorai di ladybug.
Fu naturale come addormentarsi.
E amarla più di ogni cosa al mondo, mi fu altrettanto semplice.
Era come... se fossi nato con quell'unico scopo.
Era il mio destino.
Il fatto che lei, però, non condividesse tutto questo, mi urtava e confondeva non poco.
Per me, era la cosa più normale del mondo, mi veniva spontaneo.
Per lei... era improponibile, anche solo pensarci.
Dire che era tutto assurdo, era voler essere limitativi...
Insomma, dai!
Non ci conoscevamo neanche, eppure... tra noi c'era un intesa unica, dentro e fuori "lavoro", un feeling mai visto, una quasi sincronia del pensiero...
Insomma, eravamo palesemente anime gemelle!
No...
Si sa: non c'è sordo più sordo, di chi non vuol sentire...
E quell'altro tipo, poi, quello che lei diceva di amare... ma chi diavolo era?! Cosa ne sapeva, di lei?
La sua più intima natura, le sue debolezze, la sua fragilità...
Le vivevo io, non lui!
Non mi aveva mai voluto dire chi fosse.
E probabilmente, visto come stavano andando le cose, non lo avrei saputo mai.
Bel modo di passare gli ultimi istanti su questa terra, pensai... rimuginando e rodendomi il fegato!
Me ne stavo disteso sul freddo e duro pavimento, immobile e supino.
La spalla ferita, mi faceva sempre meno male. Ne avrei gioito, non fosse che sapevo bene, che non era affatto un buon segno. Non aveva smesso di farmi male, perché stava guarendo. Aveva smesso, perché ne avevo perso completamente la sensibilità.
Lei, come pure una bella fetta del resto del mio corpo.
Mi sentivo formicolare ovunque, come se fossi stato in una posizione scomoda per troppo tempo, e mi si fosse addormentato tutto.
E avevo freddo. Altro cattivo presagio.
Vidi a stento ciò che accadde, dopo aver consumato le ultime energie che avevo, per mettere fuori uso il miraculous della farfalla. Gli occhi mi divennero pesanti, restare sveglio era una tortura.
L'unica cosa che volevo, era dormire...
"Chat noir!"
Mi sentii sollevare la testa, e avvertii delle dita accarezzarmi il viso e i capelli. Non riuscivo ad aprire gli occhi, ma il dolce profumo che mi riempii i polmoni, era inconfondibile.
"Ciao... milady... " rantolai. Avevo la gola secca, e la lingua felpata.
"Shh! Non parlare, cerca di risparmiare le forze. Tra un attimo starai bene. Ti curerò io, micetto... "
Mi strinse a sé, posando le sue labbra sulla mia fronte. Un calore dolcissimo, mi pervase il corpo.
Poi, la sentii riposarmi a terra. Mi sforzai al massimo per tenere gli occhi aperti, mentre la osservai trasformarsi. Ancora non ci credevo, che ladybug fosse Marinette. E ancora non riuscivo a capacitarmi di come avessi fatto a non capirlo subito.
Combaciava tutto talmente bene...
Il suo modo di fare, il suo cuore buono, la sua dolcezza, la sua bellezza... erano le stesse, in entrambe.
Era ciò che amavo, di entrambe.
Mi sentii il cuore immensamente leggero, pensandoci.
Il tremendo senso di colpa che avevo provato ogni volta che la mia mente, specie in quelle ultime ore, aveva sfiorato l'idea di poter essere felice con Marinette, tradendo seppur platonicamente colei che avevo giurato di amare per sempre... ora non esisteva più.
Ogni dubbio o perplessità, si dissolse nel nulla.
Adoravo Marinette, ne ero geloso, e desideravo averla nella mia vita più di chiunque altra... perché il mio cuore, a differenza della mia mente, sapeva tutto. Sapeva, e vedeva... che Marinette era colei che sentivo destinata a me.
E colei, a cui io sarei appartenuto per il resto dei miei giorni. E anche oltre.
Con la coda dell'occhio, mentre mi crogiolavo nella gioia di quei pensieri, notai Felix avvicinarsi a ladybug. Cercai di alzarmi, ma spostare anche un dito, mi costava lo sforzo di muovere una montagna.
Tuttavia, ladybug lo vide anche senza il mio aiuto. Si guardarono un attimo, poi Felix staccò il suo miraculous dalla giacca. E con mio sgomento totale, lo diede a ladybug. Lila gridò di rabbia.
"Che diavolo fai, imbecille!! Lo devi dare a me! DALLO A ME!"
"Tu sei pazza!" Sbottò lui. "Tu sei pazza, esattamente come mio zio! Non farai niente di diverso da lui, con questi miraculous. Lei sarà pure una rammollita, che non sfrutta il suo immenso potere come dovrebbe. Ma almeno non fa del male a nessuno. Di morte, nella mia vita, ce ne è già stata a sufficienza... "
Chiuse la mano di ladybug con dentro la spilla del pavone.
"Non voglio avere a che fare con questi cosi... " disse. Poi, il suo sguardo andò a mia madre, dentro la sua teca di vetro.
"Puoi aiutarla?" Chiese.
Ladybug portò una mano al petto, turbata.
"Non... non lo so. Non so nemmeno cos'abbia... "
Felix fece una smorfia di disappunto.
"Troveremo il modo, non perdiamo la calma. Prima di tutto, voglio sistemare le cose qui... "
Si voltò a guardare Lila, che la guardò con aria esaltata. Ladybug fece spallucce, sollevò in aria il suo yoyo, e evocò il suo potere. Ogni cosa attorno a noi, venne avvolta da miriadi di piccole coccinelle luminescenti, che risistemarono tutti i danni dello scontro. Una nuvoletta di esse, venne anche da me. Avvertì la ferita sulla mia spalla chiudersi.
Eppure... non mi parve di sentirmi meglio. Che cosa strana...
Ladybug, poi, si voltò a guardare Lila, che le rivolse uno sguardo carico di disprezzo.
"Non otterrai niente... "sibilò. "Non cambierò mai idea. Continuerò a farti la guerra, perché il tuo ideale di mondo mi ripugna! La vita non è un prato fiorito, come tu vuoi dipingerla, con i tuoi zuccherosi genitori a viziarti, e i tuoi amici a coccolarti.
La vita... è abbandono, solitudine... dolore!"
Ladybug la guardò, senza risponderle. Si voltò invece verso Felix.
"Ora capisco perché la segui... " gli disse. "Vi sbagliate entrambi... ma entrambi, avete anche ragione. La vita non è affatto un prato fiorito. Talvolta è arida e bruciata, come un deserto.
Ma una cosa è fondamentale sapere, a riguardo. Un bel prato fiorito, ha comunque le sue erbacce. E un arido deserto... ha comunque le sue oasi. "
Ladybug posò una mano sulla spalla di Felix.
"Hai perso qualcuno che amavi, hai sfogato il tuo dolore, e meditato vendetta. Hai rischiato di uccidere degli innocenti, mosso da tale proposito. Dimmi... cosa pensavi di ottenere?"
Felix guardò il pavimento, sbuffando di collera.
"Io rivoglio mio padre. A nessuno, importa davvero di me. Solo lui, mi capiva davvero... "
Ladybug annuì.
"Posso capire... ma ho brutte notizie, per te. I miei orecchini e il suo anello... "
disse, indicando me. "Possono esaudire ogni desiderio... ma in cambio, chiedono qualcosa. Uno scambio equo, paritario. Una vita torna... una vita deve andare."
Felix la guardò, con profondo sgomento. Lila saltò su come un ossessa.
"Bene, cuore buono, qui ti voglio! Avanti, se sei tanto buona e compassionevole, come millanta di essere... sacrifica la tua vita, e riporta qui suo padre! Immolati per una giusta causa, e resuscita sua zia! Su, ladybug... facci vedere!"
Ladybug chiuse gli occhi, e respirò a fondo.
"Morirei volentieri, se ciò servisse davvero a qualcosa... " rispose. "Ma sarebbe un inutile sacrificio. Dubito fortemente, che tuo padre o tua zia vorrebbero vivere, sapendo di farlo a discapito della mia vita."
"No... " disse Felix. "Basta morte... "
"VIGLIACCA!" tuonò Lila. "La verità è che non vuoi farlo! Ti importa solo di te stessa, sei una codarda egoista!"
"Se mi vedessi morire, ti metteresti il cuore in pace?!" Strillò Ladybug, raggiungendola e chinandosi su di lei. "E questo che ti serve, per riempire il vuoto nella tua vita? Se io morissi, dimmi... ti sentiresti meglio? Meno sola, meno triste... metteresti fine al tuo dolore?"
Lila la fissò, come se Ladybug le avesse appena rivelato un segreto scioccante.
Era ancora livida, ma anche spossata ed esasperata.
"Nulla può migliorare la mia vita... è troppo insignificante!" Mormorò, apatica. "Ma se avessi il tuo potere, di sicuro... di sicuro starei meglio! Tutti mi vorrebbero bene, come ne vogliono a te. Tutti mi starebbero attorno, come fanno con te. Qualcuno... qualcuno mi amerebbe, come chat noir ama te!"
E detto questo, scoppiò a piangere. Lacrime copiose, cariche di una disperazione che da chissà quanto si portava addosso. Fu un pianto liberatorio, di cuore.
Ladybug accolse benevola, ogni sua lacrima.
"Non ti servono né i miei orecchini, né il suo anello, per avere tutto ciò che hai appena detto. Io avevo tutto anche prima, di diventare ladybug, quando ero solo Marinette. Beh, tranne chat noir e il suo amore, ovvio... quello è di ladybug, e basta."
Dammi un attimo, e rimediamo subito, mia cara...
"Non ti servono superpoteri o bugie, per avere tutto quello che chiedi, Lila... servi solo tu, esattamente come sei."
"Non ti credo... " sbottò lei, singhiozzando. "Non sono mai riuscita ad avere un amico, senza le mie fandonie. Non interessa a nessuno, stare con me, se non mi rendo interessante in qualche modo... "
Ladybug le sorrise, e le prese una mano.
"Io come bugiarda, non ti sopporto. Ma chissà, se mi fai conoscere la vera Lila, magari le cose cambiano... "
"Vuoi farmi credere, che dopo tutto questo casino, tu ora vuoi essermi amica? Insomma... ho cercato di ammazzare chat noir!"
Giusta ammonizione, pensai. E da come mi sentivo, nonostante le coccinelle magiche guaritrici, forse non aveva toppato poi più di tanto...
"A tutto, c'è rimedio. Ho risolto, no? Sta bene, ora... vero gattino?"
Alzai un pollice. Non era il momento di distrarla, adesso. Magari, ero solo molto stordito...
"Visto? Nessun problema!"
Lila si morse un labbro, dubbiosa.
"E se non funziona? Non so se ci troviamo proprio, io e te. Continui a non piacermi chissà quanto... "
"Lei non piaceva neanche a me. Francamente... la trovavo patetica."
Felix si era fatto avanti.
"Ma devo ammettere... che è una fanciulla davvero molto interessante... "
E posò una mano sulla sua guancia.
E io non riuscivo a muovermi, porca miseria...
"Si... grazie, Felix... " rispose lei, scansando la sua mano come fosse una mosca.
Ha! Si, questa è la mia ragazza!
"Ad ogni modo... sta a te, decidere." Continuò ladybug. "La vita non è un libro scritto a inchiostro indelebile. Puoi sempre cancellare gli sbagli, e riscriverla ogni volta che vuoi. Non è mai troppo tardi... volpina."
Lila guardò lei, poi Felix.
Poi, tese una mano a Felix, e si fece aiutare ad alzarsi.
"Trovi interessanti anche queste stucchevoli frasi da biscottino della fortuna?" Gli chiese, prendendolo a braccetto, e dirigendosi con lui verso l'ascensore, ignorandoci deliberatamente. Felix fece spallucce.
"Ognuno ha i suoi difetti... " commentò. Lei rise di gusto. Poi, per un attimo prima di sparire nell'ascensore, giurai di averla vista fissare ladybug... indugiando un sorriso.
"La volpe perde il pelo... " Ridacchiò ladybug. "Di danni, però, credo che non ne faranno più."
Ridacchiò tra sé e sé, e si voltò verso di me.
"Dai gattino, usciamo di qui. Agreste e io abbiamo un sacco di cose, di cui discutere. E voglio anche comunicare agli anziani questa cosa di sua moglie. Se sta così per colpa di un miraculous danneggiato, sicuramente loro saranno in grado di aiutarla."
Fece per avviarsi verso l'uscita, quando si accorse che qualcosa non andava.
Io, infatti, non mi ero mosso.
"Micetto, che fai, dormi?" Mi chiamò. Probabilmente, pensava scherzassi, come al solito.
Poi però, la vidi avvicinarsi a me, sospettosa.
Mi voltai a guardarla. Vedevo il suo viso come attraverso un vetro opaco.
Ohi, non andava affatto bene...
"Chat noir..."
La vidi chinarsi su di me.
"Mi... lady... " rantolai. Oddio, parlare era diventato faticosissimo...
"Ma che succede? Che ti prende? Le mie coccinelle ti hanno curato, perché stai ancora così male?"
"Non... non lo so..." le risposi. Mi girava la testa da morire, e avevo un gran sonno.
"Ok, niente panico, è probabile che tu sia ancora un po' frastornato per il colpo. Su, aggrappati a me, ti tiro su io..."
Mi fece avvolgere un braccio attorno alle sue spalle, e cercò di farmi mettere seduto. Ma la mia spina dorsale, come pure le gambe e le braccia, erano molli come asparagi. Ladybug mi reggeva a peso morto.
"Ma perché... perché stai così male, accidenti! Si è chiusa, quella dannata ferita? Forse stai male perché sanguini ancora! Fammi vedere... "
Mi guardò oltre il collo, e la sentì toccarmi la schiena.
"Il buco è chiuso. Oddio... cosa sta succedendo?!"
Con uno sforzo, immane, indicai un punto oltre la sua spalla.
Il mio corpo mi stava mollando, ma la mente lavorava ancora. E molto probabilmente, avevo capito cosa mi stava succedendo.
Ladybug guardò il punto da me indicato.
Era il punto... in cui si trovava la bara di vetro di mia madre.
Ladybug divenne bianca come il latte.
"No.... no, no, no... non esiste! Tu... tu non... non te lo permetto, chiaro!?"
Mi prese tra le braccia, e mi strinse forte, come per impedire che chissà cosa mi portasse via.
"Non esiste... no, tu non mi lasci qui, da sola! Tu rimani con me, ok? Tu... resti con me, chat noir..."
Mi strinse a sé, accarezzando i miei capelli e la mia fronte. Tremava tutta.
"Non... piangere... " bofonchiai. Dal modo in cui parlavo, sembravo ubriaco.
"Loro ti cureranno... " mi sussurrò, la bocca premuta sulla mia fronte. "Loro ti faranno stare bene. Te, e la madre di Adrien. Loro sistemeranno tutto. Non temere... andrà tutto bene, gattino mio. Te lo prometto. "
Lacrime tiepide scivolarono via dalle sue guance, per finire sulle mie. Sussultava e piangeva, mentre cercava di rincuorarmi.
"Lo so... " le risposi. Mi riuscì di alzare una mano, e la portai al suo viso, che mi sforzai di guardare.
Odiavo vederla soffrire così. Ma era incredibilmente bella, anche mentre piangeva.
Lei prese la mia mano, e posò le mie dita sulle sue labbra, che io sfiorai piano.
Erano tante, le cose, che avrei voluto dirle.
Era crudele, pensai, che il destino volesse separarci, proprio ora che eramano ad un passo dal poter finalmente stare insieme.
Lei, infatti, era certa che i monaci del tempio mi avrebbero salvato.
Io, invece, non ne ero poi tanto sicuro.
A dire il vero... avevo paura.
Ma non lo detti a vedere. Lei, lo sentivo, si aggrappava a quella speranza con tutte le sue forze, proprio come stava aggrappata alla mia mano, posata alla sua guancia.
Lottava per tenermi con sé, e ciò riempiva il mio cuore di felicità.
Significava, che una parte di lei teneva davvero, a me.
Forse, pensai, ero stato stupido, ad essere tanto geloso e rancoroso, nei confronti di quel ragazzo, quello che lei amava.
Forse... avrei invece dovuto apprezzare il sentimento che lei aveva per me.
Lei, lui, diceva di amarlo.
Ma ciò non voleva affatto dire, che per me, nel suo cuore, non ci fosse spazio.
Me l'aveva detto spesso, che per lei io ero importante.
Me l'aveva anche dimostrato, e molte volte.
Perché... perché non ero mai riuscito ad apprezzare tutto questo?
La guardai. Ormai, vedevo solo l'ombra rossa della sua maschera, e quella blu dei suoi occhi.
Il mio anello suonò, e il suo eco rimbalzò per tutta la stanza.
Ladybug andò nel panico.
"No!" Singhiozzò. "Se torni normale adesso... "
Le posai un dito sulle labbra.
"Va... bene... " le dissi piano. "Voglio... che tu... veda... chi sono."
Fu un pensiero che mi attraversò la mente, folgorandomi.
Giusto. Era ciò che volevo di più, da sempre.
Volevo che lei mi vedesse. Volevo essere libero di amarla con la mia faccia, come me stesso, senza nascondermi dietro la schiena di chat noir.
Era come milady aveva detto a Lila. Non mi servivano i poteri, per essere me stesso.
Chat noir non modificava la mia mente, o il mio spirito. Lui ero io, ero sempre stato io.
Avevo vissuto davvero, solo dopo aver indossato i panni di chat noir.
Ma se davvero era arrivato il mio momento, me ne sarei andato senza maschera.
L'avrei fatto... da Adrien Agreste.






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