Capitolo 15

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Martedì 19 maggio 2020, H 16:00

POV Eleonora

Quel giorno sarebbe stato il primo giorno in cui avrei rivisto Edoardo, non in carne ed ossa, ma online, su Teams per riprendere il nostro corso e portare a termine le lezioni dopo l'orribile pandemia che ci colpì e che - a quei tempi - stavamo ancora cercando di sconfiggere. Quando l'ora X scattò e accedetti alla riunione lui era già lì. Non lo vedevo da quasi tre mesi, non lo sentivo da altrettanto e in tutto quel tempo rinchiusa in casa, non avevo fatto altro che pensare a quanto mi mancasse, a quanto avrei voluto condividere con lui quel periodo, quei momenti. Più osservavo il suo volto sul mio schermo e più sentivo l'irrefrenabile voglia di scrivergli, di fare in modo di sentire la sua voce, di trovare un punto di contatto. Ma sapevo di aver rovinato tutto. Poi, però, un'idea mi balenò in testa. Era stupida, ma in quel momento mi sembrava la cosa più intelligente da fare. Salutai tutti e mi comportai come se nulla fosse accaduto, come se ciò che c'era stato tra me ed Edoardo non fosse mai successo, come se fossimo fermi alla mattina del 26 febbraio, prima che ci baciassimo per la prima volta, prima che ci raccontassimo i nostri sentimenti, prima che io mandassi tutto a puttane con quel mio blocco di merda! Sì, lo so, era una reazione normale, considerato quanto mi successe a sedici anni, ma lui non lo sapeva. Lui non ne aveva idea. E io non avevo coraggio.

«Ti sono mancato, Ele?» Mi chiese Federico.

«Certo, come l'ossigeno in un giorno afoso d'estate»

«Sei una poetessa»

«Sì, lo sono... il martedì»

Federico rise e io continuai a guardare il volto di Edoardo che impassibile aspettava l'inizio della lezione.

«Coordinatrice, come sta?» Domandai cercando di distrarmi.

«Signorina Sava, tutto bene, mi sono mancate le sue frasi simpatiche» disse sistemandosi gli occhiali sul naso. Anche in remoto riusciva ad essere super nervosa.

«Coordinatrì, ma frasi simpatiche non se pò sentì. Battute coordinatrì, so battute» disse Fede facendo ridere anche Edoardo.

Rimasi a guardare il suo sorriso e mi rattristai pensando che non ero stata io a provocarlo. Presi il telefono e cercai il gruppo whatsapp che avevo con le ragazze, rinominato durante la quarantena "Le bimbe di Conte".

«Raga quant'è bello mamma mia!»

«Aridaje» scrisse Silvia.

«Sei na cojona, Ele»

«Fede lo so»

«Avresti dovuto dirglielo»

«Sana, non è facile»

«Nessuno di noi dice che lo sia, ma avresti potuto
quantomeno parlargli, rispondere ai suoi messaggi...
che ne so, dirgli che gli avresti spiegato quando ti
saresti sentita pronta, invece di allontanarlo e basta»

«Sana ha ragione, Ele. E noi te l'avevamo pure detto»

«Lo so, Eva. Sono una cretina»

«Cretina o no, noi ti amiamo, lo sai»

«Grazie, Sana»

«#wegotyourback»

«Vi amo»

H 17:30

«Prima di mettere per iscritto una storia, dovete già aver ben chiaro in mente quale sia il motivo che vi sta spingendo a scrivere, va bene ragazzi?»

Questione di feelingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora