Ebbene sì, sto approfittando degli ultimi giorni di vacanza per pubblicare più che posso, perché so già che non appena ricomincerà la scuola non avrò tempo nemmeno per accendere il pc.
Questa ff è davvero troppo importante per me. Viene fuori da un'idea mia e soltanto mia, e se la pubblico è perché ci credo davvero. Sarebbe molto più semplice pubblicizzarla su facebook o twitter o invitare tutta la gente che mi conosce a leggerla, ma in un certo senso preferisco che rimanga tutto nell'anonimato, e che la leggiate soltanto perché l'avete notata in cima alla lista delle fanfictions sui mychem, e vi abbia attirato anche solo dal titolo.
Spero che vi piaccia, e vi prego commentate, ne ho bisogno per sapere come sto procedendo e se devo correggere qualcosa.
M.
Ps. Ehi tu, sì tu, che hai aggiunto la mia storia ai preferiti... c'è un girone in paradiso(?) soltanto per te<3
CAPITOLO 2 - THE PARTING GLASS
Quando io e Mikey torniamo a casa, troviamo mamma al suo solito posto, seduta al tavolo della cucina, col suo inseparabile vestito a fiori gialli e i bigodini in testa, intenta ad ascoltare la radio. In realtà, "intenta" non è la parola giusta. Probabilmente non sta nemmeno facendo caso a ciò che stanno trasmettendo. È soltanto un suo modo per passare il tempo, per distrarsi e non pensare a nulla.
Non pensare a nostro padre.
Mikey è mio fratello. Ha quattordici anni, ma sembra molto più adulto rispetto a tutti i suoi coetanei. Forse dipende dal fatto che siamo soltanto io e lui ad occuparci di questa casa, forse dipende dal fatto che ha assistito all'abbandono di papà quando era ancora troppo piccolo per capire, o chissà forse siamo uguali e anche lui preferisce la solitudine.
So soltanto che è il mio unico migliore amico, l'unico a cui permetto di avvicinarsi e l'unico che riesce a farmi parlare senza riserve. Ed è l'unica persona per cui darei la vita, sinceramente parlando. Proprio come in quei romanzi strappalacrime, sì. Solo che al posto della donzella in pericolo c'è mio fratello, e io ho il compito di proteggerlo da tutto e tutti.
"Mamma, noi andiamo di sopra a fare i compiti" mormora Mikey avvicinandosi a nostra madre e dandole un bacio sulla fronte. Lei annuisce distrattamente e gli fa un mezzo sorriso catatonico. Io la fisso per un istante o due, e il suo sguardo si posa su di me, guardandomi come se non mi conoscesse.
"Gerard..." bisbiglia con un'aria rassegnata, continuando a fissarmi intensamente.
Dice sempre e soltanto il mio nome, ogni dannato pomeriggio che rientriamo da scuola. Non sa dire altro. È il suo modo per ricordarci che si ricorda di noi. Che si ricorda di esistere, e di avere una famiglia a carico.
Non so nemmeno come non l'abbiano ancora licenziata nella fabbrica dove lavora. E sì che il suo compito è soltanto quello di inscatolare il cibo e metterlo sui nastri trasportatori, ma di certo tutti si saranno accorti che c'è qualcosa che non va nel suo cervello, da anni a questa parte.
Non che mi lamenti. La busta paga di mamma è l'unica cosa che ci salva dal morire di fame. Almeno fino a quando non avrò terminato il liceo e non potrò portare io stesso i soldi a casa.
Al pensiero del futuro vuoto e monotono che mi aspetta, ricaccio indietro un moto di disgusto.
"Ciao mamma" dico freddamente.
E seguo Mikey di sopra.
Il giorno dopo a scuola ci sono gli allenamenti di football. Io mi siedo in un angolo sugli spalti, come sempre, e tiro fuori il mio bloc notes.
Non so perché scrivo. È qualcosa che viene dal profondo di me, un bisogno quasi fisico che non ho mai capito fino in fondo, il desiderio di posare la penna sul foglio e anche solo scarabocchiarci sopra, o scrivere frasi senza senso, o le lettere dell'alfabeto. Qualsiasi cosa io scriva, mi fa sentire bene. Ma non bene nel senso che all'improvviso ho voglia di saltellare di gioia o baciare in bocca qualcuno. Bene nel senso che le parole mi prendono per mano, e dolcemente mi accompagnano da qualche altra parte che non sia qui, in un posto dove non devo pensare a nulla, un posto senza preoccupazioni o doveri, un posto sereno.
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Destroy Me
Romance"Distruggimi, Gerard." mormoro sulla sua guancia "fa quello che vuoi. Distruggimi e salvami, fammi a pezzi e poi ricomponimi, come hai sempre fatto, ma... per favore" imploro quasi, con la voce spezzata "per favore... non mi lasciare mai."