Chapter 2

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Maca's P.O.V.

La vidi correre via, ma sapevo benissimo che avesse provato i miei stessi sentimenti per tutti questi anni. Semplicemente, nonostante fosse stata conosciuta come la merda di Cruz del Sur, era arrivata a proteggere me e la mia "nuova fantastica vita" come mai mi sarei aspettata.

Mi asciugai subito le lacrime sentendo la voce di mio marito fuori. Quel suo tono preoccupato mi precipitò di nuovo in una realtà che la presenza di Zulema aveva scombussolato per parecchi minuti.

"Maca, tutto okay?"

Vedo che spunta e sbircia dalla porta, con la paura che chissà che stessi facendo lì dentro. In effetti non avrebbe mai sospettato che la donna con cui avevo avuto il rapporto più strano ma indimenticabile fosse lì dentro con me pochi minuti prima, e soprattutto che fosse stata una detenuta in Cruz del Sur, o che avesse provocato in qualche modo la morte di mia madre.
Pensandoci mi passai una mano sulla fronte, riconoscendo il peso che mi sarei ancora portata dietro stando con Jorge e continuando a nascondergli metà del mio mondo, di chi ero diventata.

"Tutto okay, arrivo"

Gli dissi, fingendo di osservarmi allo specchio. Lo sentii annuire ed uscire di nuovo..io iniziai a scorrere le dita sulla mia pancia, mi accorsi poco dopo di come l'idea di avere un figlio o una figlia mi potesse spesso far sentire così bene.

Mi aggiustai i capelli e cercai di far scorrere via la faccia di Zulema dalla mia testa, ma non ci riuscivo.. rimaneva continuamente lì com'era stato per gli altri quattro anni precedenti, così quando stavamo per uscire dopo aver pagato, mentre Jorge era intento a sorridere alla coppia con cui era arrivato ad un buon fine, decisi di chiedere il numero di Zulema ad uno dei camerieri. Mi informò che era andata via prima perché si era sentita male...aha, che stronza.
L'idea di una come lei che legalmente possiede un cellulare mi dà i brividi.
Forse ho la voglia di scoprire anche com'è una Zulema in un mondo troppo normale o troppo umano.

Il cameriere mi diede il pezzo di carta in mano che presi prima che mio marito si girasse dopo aver stretto la mano di Pablo.

"Andiamo?"

Gli risposi di sì.
In macchina il viaggio fu silenzioso. Con Jorge era sempre così. Ogni volta che terminava il mitico affare stava muto per almeno un paio d'ore, come se dovesse assumere l'orgoglio che aveva appena ottenuto. E non lo faceva aspettando che un'altra persona parlasse al suo posto, semplicemente lo necessitava. Lo dico perché lo conosco a fondo e ci sono mille lati che un tipo per bene come Jorge può nascondere. Come lui è stato capace di accettare i miei, lo faccio anch'io.

Arrivati a casa andai in bagno per cambiarmi e in mutande mi infilai sotto le coperte osservando il soffitto. Anch'io stavo assimilando, e assimilavo così tanto, ma lui non doveva o poteva capirlo.
Pochi minuti dopo lo sentii sdraiarsi accanto a me. Non esitò a baciarmi, a baciare la mia spalla e poi il mio collo.
Mi voltai delicatamente per ricambiare le sue labbra bagnate per lo champagne che si era portato dal ristorante.
Si spostò sul mio corpo, sentivo solo la stoffa delle nostre mutande separarci.

In un attimo, però, le mille immagini di Zulema su di me mi pervasero nuovamente la testa. Non potevo farne a meno. Non potevo evitare di pensare a lei anche mentre l'uomo che avevo sposato con così tanta voglia era sopra di me intento a spogliarsi definitivamente.
Mi lasciai prendere dalla mia mente, senza farmi troppo problemi.
Gli fermai le mani che si impegnavano a spogliargli il corpo e gliene portai una nelle mie mutande.

Appena iniziò a muovere le dita fu come immergersi in un mondo vecchio troppo conosciuto. Pensai a tutte le volte in cui lei mi aveva toccata con forza i primi momenti e con così tanta passione negli ultimi. Pensai al suo volto e i suoi occhi spalancati ad osservare il mio, la mia bocca aperta per il piacere che mi stava provocando. Strinsi la pelle che mi ritrovavo davanti, strinsi le gambe attorno al suo braccio con la voglia di affondarci dentro. Come avrei voluto sentire il suo profumo, la sua pelle contro la mia, il suo corpo più delicato..come sarei voluta venire per lei.

"Zul-..Zulema.."

Quelle parole uscirono dalle mie labbra con davvero poco autocontrollo. Non pensavo di arrivare fino a quel punto. Jorge separò subito il suo volto dal mio collo e tolse la mano dalle mie mutande.
I suoi occhi enormi mi uccisero con un senso di colpa pesantissimo.

"Che?"

Cercai al meglio di nascondere o cancellare quello che stava per succedere, ma sembrò inevitabile.
Lo guardai stranita

"Che cazzo hai detto, Maca?"

Mentre ero intenta a recuperare il respiro lo sentii separare il suo corpo massiccio dal mio e non togliermi quegli occhi enormi di dosso, in cerca di risposte..e chi gliele poteva dare?

"Non ho detto niente, Jorge..niente"

Mi alzai velocemente per ritornare in bagno. Una mia mano passò per le mie ciocche bionde, che cazzo avevo appena fatto?..

Percepii che anche lui lasciò il letto seguendomi. Io mi osservavo allo specchio e lui faceva lo stesso con me.

"Chi è Zulema?"

Lui non era mai stato violento, ma era sempre troppo capace di rendere tutto più grande di quello che era, anche se in questo caso lo era per davvero.
Aveva un tono tragico e spaventato, ma non potevo dargli giustificazioni o sarebbe nato un interrogatorio. È vero quando dicono che una bugia sia la cosa migliore a volte.
Si trattava di mandare avanti un matrimonio molto giovane, e mandare a puttane il fantasma di un amore che non ha mai avuto il cazzo di coraggio di esistere.

Solo in quel momento mi accorsi che non sapevo neanche io quale opzione scegliere. Avevo vissuto anni senza pensare alle conseguenze e alle azioni programmate di un universo libero, e adattarmi di nuovo sarebbe stata la tappa più difficile, me l'ero ripetuta mille volte.

Sospirai e continuando a fissare il vetro passai ai suoi occhi.
Faceva paura come i nostri corpi nudi non ci facessero lo stesso effetto di sempre, forse perché il sospetto e il terrore occupavano l'intera atmosfera.

"Sei serio? Ho detto che non so che cazzo mi è uscito dalla bocca.."

Lui sospirò e abbassò la testa, poi continuò ad ascoltarmi

"Sono stanca, Jorge..la smettiamo per favore?..vado sul balcone a fumarmi una sigaretta"

Sbuffò e si recò di nuovo tra le lenzuola..

"Ti aspetto qui"

Indossai della biancheria pulita e presi la sigaretta dalla mia borsa uscendo fuori sul balcone. Mi persi tra le mille luci della città sentendo le mie guance bagnate. Ero pronta a sconvolgere l'unica stabilità che avevo?..o doveva succedere e basta?..La confusione iniziava a divorarmi l'anima.

In quel momento mi sentii rilassata per il fatto che avessimo una casa in campagna con il vento fresco capace di rianimarmi la pelle nuda.
Lasciai la sigaretta tra le mie labbra e presi il pezzo di carta guardando quei numeri maledetti.
Avrei rovinato tutto? Probabile,
Ma a volte alcune cose, nonostante siano il peggio che ti possa capitare, vanno compiute per raggiungere un livello successivo.

Squillò due, tre volte e il mio respiro riusciva sempre meno a trattenere il fumo dentro liberandolo troppo velocemente.
Sentii la sigaretta cadermi dalle mani quando finalmente riascoltai la sua voce bassa e cupa, cazzo quanto mi era mancata! Io mi preparai ad abbassare la mia e a tornare a sussurrare com'era capitato tante volte tra me e lei.

"Chi è"
Aveva visto il numero sconosciuto e il suo menefreghismo si percepiva da mille chilometri, mi fece spuntare un sorriso.

"Zulema.."

"Maca?.."

La sentii sospirare

"Come cazzo hai preso il mio numero?"

Per un attimo pensai di chiudere la chiamata e terminare tutto, come in un sogno, come se nulla di quella sera fosse mai successo, ma no, non lo feci.

"Dobbiamo vederci"

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New chapter 💙🔒.

Non so quando potrò pubblicare il prossimo, ma penso che questo possa soddisfarvi per un pochetto😏..

Os quiero, a presto.

Una libertad JuntasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora