Chapter 3

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Zulema's P.O.V.

Mi passai una mano sulla frangia e poi sul viso con il cellulare che ancora poggiava sul mio orecchio. Sapevo benissimo che nulla avrebbe fermato le sue intenzioni ora, semplicemente non avrebbe dovuto chiamarmi. Quello era stato il passo sbagliato, ma probabilmente già lo sapeva e aveva deciso di lasciare andare le redini di una vita così adatta per lei. Non capivo, non pensavo fosse davvero disposta a far sciogliere tutto così. Pensavo di averla fatta stare bene, ma apparentemente avevo sbagliato anch'io, avevo sottovalutato quello che aveva sempre provato per me, che entrambe provavamo.

Sospirai e sentii il suo respiro riprendersi un po'. Senza troppi giochi le chiesi

"Non c'è modo di fermare tutto questo.. vero, Maca?"

"Nada"
Mi rispose..e sì, la credetti perché la conoscevo troppo bene.

Qualcosa in quella sua affermazione mi fece sorridere, sebbene mi trovassi quasi in uno stato di disperazione e senso di colpa.

"Bene..domani alle 18 dietro al ristorante"

Chiusi il cellulare senza aspettare neanche che la sua voce si rilassasse.
Poggiai la schiena sulla parete del balcone. Thomas, il proprietario del ristorante, mi aveva concesso di stare in quella casa per ancora un po' di tempo. Non mi dispiaceva, finché ero sola mi andava bene.
Presi una sigaretta dalla tasca e la misi tra le mie labbra. Il fumo nei miei polmoni calmò i miei nervi, mentre mi perdevo tra le luci della città. Pensai a come fosse così spontanea e schietta quando voleva qualcosa e basta, era un lato suo che mi era mancato. Poi pensai al fatto che fosse incinta, che fosse sposata. Abbassai lo sguardo quasi chiedendo scusa a me stessa..
Non sapevo cosa stessi facendo, ma per quanto avrei resistito davanti a lei?, Spero che l'incontro di domani possa farne uscire qualcosa fuori.

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Alle 18 terminai il mio turno. Poggiai il grembiule sul bancone del ripostiglio e presi un'altra sigaretta in bocca. Accennai al mio compagno che sarei uscita e lui mi annuì.
Andai sul retro.

La vidi lì in lontananza.

Perché si faceva così bella ogni volta? In cosa voleva farmi cascare?!
La mia mente si spostò automaticamente su mille fantasie mentre senza dire una parola passavo i miei occhi su di lei. Aveva un vestito nero attillato che le accentuava tutte le parti del corpo che avrei voluto toccarle.
Scossi la testa prendendo la sigaretta dalle mie labbra e gettandola a terra.

Era concentrata a guardarsi i tacchi, a controllare se ci fosse qualcosa incastrato sotto. La vidi così perfetta, ma inserita in un luogo squallido che solo io avrei scelto.
Senza ancora vedermi sussurrò "cazzo", trovò una chewingum attaccata sullo spillo. Mi fece scappare una risata e lì alzò lo sguardo. Piano sorrise e mi venne incontro.

"Potevi scegliere un luogo migliore?"
Mi disse alzando le spalle.
Io avevo ancora la risata sulla bocca e i miei occhi ad analizzarla per bene..

"Non è un appuntamento, Rubia"

Lei si morse il labbro e scosse la testa

"Certo, hai ragione"

Ah, ora mi assecondava? Assoluta provocazione.

"Ci spostiamo?"

Mi chiese e mi passò la sua mano, come se avesse previsto che io l'avrei presa. Lo feci comunque e una scossa mi passò per tutto il braccio. L'avrei voluta tirare indietro e sbattere ad un muro, tutto sarebbe poi avvenuto spontaneo.

"Maca..non possono vederci in giro, dove cazzo vai?"

Lei non si girava, continuava ad andare avanti, fuori da quel vico..senza lasciarmi la mano

Una libertad JuntasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora