Chapter 5

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Zulema's P.O.V.

Mentre fumavo la mia sigaretta durante la pausa pensavo a come la mia bionda si stesse divertendo con suo marito. Sia io che lei avevamo palesemente deciso di caderci di nuovo, insieme. Questa volta non mi sarei allontanata più, non avrei rinunciato a stare bene con Maca, perché ero ormai arrivata a questa realizzazione. Quella donna che una volta pareva così debole ed ingenua si era mostrata molto più di quello che era durante gli anni. Sicuramente avrò avuto il mio marchio in prigione, ma lei non era da meno e questo mi aveva presa. La vedevo, quando ancora eravamo dentro quel posto squallido, e mi chiedevo già come avesse tolto fuori quell'attitudine, quella forza di venirmi incontro e parlarmi male guardandomi negli occhi, come nessuno aveva fatto prima.

E ora, ora ero innamorata di chi pensavo rimanesse una mocciosa a vita. Zulema Zahir innamorata, ancora mi colpisce, ma perché negarlo?..mi ero rotta le palle di fare la dura con Maca, non serviva più e questo mi portava a sospirare sollevata. Con lei ero me, con me lei era se stessa. È una sensazione unica, non penso di averla mai provata in maniera esplicita sulla pelle, invece con la bionda attorno sento i brividi ogni santa volta che ci penso. Mi elettrizza, mi fa venire voglia di fare e fare e fare.

Nel retro del ristorante, in quel vico che per me rimaneva parte di casa, lasciai la sigaretta finita a terra passandoci i miei anfibi sopra.
Il mio cellulare vibrò nella tasca. Lo afferrai e sospirai leggendo che si trattasse di lei.

"Zule..non so che ha in testa, ma vuole cenare al tuo ristorante. Riesci a non saltarmi addosso?"

Aiaiai. Eccola di nuovo. Il marito aveva deciso di portarla al nostro posto. Seriamente gli era piaciuto così tanto?..Beh, buon per noi, ma eccola anche a provocarmi come sempre sapeva fare.

"Sono una donna professionale, Rubia"
Digitai.

La immaginai ridacchiare e automaticamente sorrisi anch'io. Misi il cellulare di nuovo nel grembiule per tornare dentro.

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Una quarantina di minuti dopo entrò nel ristorante, la sua mano legata a quella dell'uomo. Non mi infastidiva perché sentivo facesse parte del gioco, quasi mi divertiva. Mi girai di spalle al bancone sorseggiando una birra. Non era mai stato un problema per Thomas lasciarmi usufruire di qualcosina dal bar quando ne avevo voglia.
Sentii i suoi tacchi avvicinarsi, come anche le scarpe pesanti del suo partner.

"Abbiamo prenotato un tavolo per due"
Disse lui a Raul, il mio assistente.

Mi voltai lentamente notando la postura della bionda letteralmente perfetta. Indossava un vestito magenta questa volta, abbinato al suo rossetto. Lasciava che io la osservassi mentre il marito decideva quale tavolo occupare. Ancora non si girava, ma quel sorriso..consapevole della mia presenza, quello rimaneva lì.
Mentre la bocca della birra non lasciava la mia non staccavo gli occhi da lei e dalle sue curve.
Fortunatamente era così semplice contemplarla perché si trovava davanti a me e non dall'altro lato. Ad insaputa di Jorge passò le sue dita sul suo fianco e sul suo sedere, come se si stesse aggiustando le mutande. Sapevo benissimo lo stesse facendo per i miei occhi, con l'intento di risvegliare una tentazione che sarebbe dovuta rimanere tranquilla.
Le piaceva tanto rischiare e questa cosa mi faceva girare la testa.

Scossi il capo riconoscendo le sue intenzioni e poggiai la birra sul bancone. Ora guardavo avanti, ma sentivo che lei stesse sorridendo e che cercava di agguantare il mio sguardo con la coda dell'occhio. Decisi di lasciarla perdere giocando il suo gioco.
Mi alzai e feci un cenno a Raul.
Subito raggiunsi la coppietta carina da dietro sfiorando la sua schiena con la mano.

"Prego, da questa parte"

La vidi sorpresa ma entusiasta, sembrava una bambina. Li portai al tavolo e loro si sedettero. Il marito velocemente con le mani sul menù, lei che ancora sorrideva e sembrava scrutare quel pezzo di carta senza un vero fine.

Una libertad JuntasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora