《 Sono in ritardo di soli dieci minuti.》Gli dico io sospirando.
《 Iniziamo bene con lei.》 Mi dice lui sedendosi e invitandomi con una mano a fare lo stesso.
《 Cosa vuole detto?》 Gli chiedo io volendo già andare via.
《 Mi parli della sua infanzia, adolescenza, di tutta la sua vita insomma.》 mi dice lui poggiando i gomiti sulla scrivania e guardandomi.
Lo guardo scettica ma decido lo stesso di parlare.
《 Sono nata a New York. Ho venti anni. Ho frequentato la scuola regolarmente, mi sono diplomata e adesso lavoro. Ho passato un'adolescenza normale.》 dico io spostando i capelli dal viso e sistemandomi meglio sulla sedia.
Lui scrive qualcosa su un blocco notes e mi lancia qualche occhiata.
《 Ho due migliori amiche e un migliore amico. Ho vissuto una vita tranquilla. Quando mia mamma ha iniziato ad avere problemi, ho cercato subito di aiutarla in qualche modo. Ha cambiato così tanti psicologi ed ho capito che non sarebbe stato semplice. Quando ho trovato lavoro mi sono dovuta trasferire a Brooklyn, quindi mio padre Warren si è occupato di lei. 》 dico io stringendo le dita in modo nervoso.
《 Vedo che è nervosa.》 dice lui fermandosi e guardandomi fisso negli occhi, io abbasso lo sguardo imbarazzata sulle mie mani.
《 Si, beh. Questa decisione mi fa stare male. Amo la mia famiglia, ma hanno insistito entrambi per farmi avere un futuro e li ho lasciati soli. Adesso non posso stare con loro sempre. 》 Dico io sospirando.
《 Ha anche lei una vita.》 Dice lui posando la penna per proseguire il discorso 《I suoi genitori la chiamano quando c'è qualcosa che non va bene. Anche se non è venuta mai qui, tranne per l'occasione particolare dell'altro giorno, lo so che li aspetta sempre giù. Lei fa il possibile, ma deve iniziare pensare a sé stessa. Lei è molto giovane.》 Continua a dire lui serio.
《 Ha ragione. 》 Sussurro io facendo un respiro profondo.
《 Possiamo concludere qui per oggi. Ci vediamo giovedì prossimo. 》 dice lui passandosi una mano tra i capelli biondi, probabilmente è stanco. 《
Mi dice solo questo?》 Gli domando io scioccata.
《 Giovedì le dirò qualcos'altro.》 Mi dice serio.
《 Va bene.》 Dico io cercando di alzarmi ma a quanto pare la gonna si è incastrata nella sedia, imbarazzata alzo lo sguardo su di lui che mi sta a guardando in modo scettico.
《 Che sta facendo?》 Mi chiede con un sorriso divertito sul volto.
《 Mi si è incastrata la gonna. Non riesco ad alzarmi.》Dico io imbarazzata.
Lui si alza, fa il giro della scrivania e si piega davanti le mie gambe.
《 Che sta facendo?》 Chiedo sta volta io, arrossendo.
《L'aiuto.》 Risponde lui tranquillamente, sento il suo profumo forte riempirmi le narici.
Lui cerca di tirare delicatamente la gonna, cercando di non strapparla, ma con quei movimenti si alza scoprendo le mie gambe, da cui si intravedono le autoreggenti.
Vedo lo sguardo del dottor Kanell fermarsi sulle autoreggenti e proseguire su per le gambe e probabilmente anche oltre per qualche secondo per poi continuare a lavorare per liberare la gonna.
Cinque minuti dopo, finalmente riesce a liberarla dalla sedia senza nessuno strappo, così velocemente mi alzo e abbasso la gonna.
《 Grazie.》 Dico io arrossendo ancora.
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How long must you wait for it?
RomanceJulia incontra Robert quando sua madre ha una crisi, tra i due c'è subito un'antipatia reciproca ma è solo ciò che vogliono mostrare per non apparire subito per ciò che sono. Escono, si conoscono, entrambi si rivelano diversi da ciò che avevano pens...