È una solita giornata come le altre ma quando mio padre mi chiama al rientro a casa dal lavoro, capisco che non è così.
《 Solita emergenza.》 dice mio padre con voce ansiosa
《 Okay, arrivo.》 gli dico io chiudendo la telefonata.
La mamma è uscita fuori di testa e sono andati dallo psicologo, di nuovo.
Prendo il giubbotto e le chiavi della macchina, sperando di arrivare il più presto possibile lì.
I miei genitori vivono a New York e io li vado a trovare quando posso per non farli sentire mai soli.
Da quando mia madre ha iniziato ad avere problemi a causa della depressione, il nostro rapporto è cambiato.
Quando è morta nonna Adele e zia Agnes, mia madre ha iniziato a soffrire di depressione.
La cui conseguenza è stata quella di causare un disturbo bipolare. Da due anni, ormai è così.
Capita che ha crisi in cui è così depressa e arrabbiata che rompe oggetti, urla, cerca di picchiare mio padre o inizia a insultare tutti quelli che incontra.
Ci sono giorni in cui è felice grazie agli antidepressivi o a qualche miracolo e altri dove riesce a essere la donna che di sempre.
Il dottor Kanell ha detto spesso a mio padre che può guarire, anche se non del tutto, si cerca di ridurre questo disturbo.
Arrivo dopo mezz'ora davanti al palazzo dove si trova il dottore, scaccio via i pensieri e salgo con l'ascensore, appena esco da esso mi ritrovo difronte una porta con una targhetta con scritto "Dr. Kanell", suono il campanello e aspetto.
Qualche minuto dopo la porta si apre con un clic così entro in una grande e accogliente sala blu, con tanti pazienti che evidentemente aspettano il loro turno per poter parlare con lo psicologo. Non sono mai venuta qui, volutamente.
Ancora non riesco ad accettare che mia madre abbia dei problemi che non riesce più a gestire.
Mio padre Warren è sempre stato una roccia e io glie l'ho detto in queste occasioni, fa forza a entrambi, ma per avermi chiamato dicendomi urgentemente di andare lì, vuol dire sta per crollare e so che ha bisogno di me.
Mi guardo attorno e vedo mio padre seduto in una sedia con la testa fra le mani vicino a una porta Cammino velocemente verso di lui sentendomi il cuore andare a mille.
《 Sono qui.》 sussurro io. Lui solleva la testa e mi guarda con gli occhi di un uomo stanco ma che non si arrende .
《 Ho promesso che sarei stato con lei.》 Mi dice sorridendo leggermente.
《È dentro?》Gli chiedo io cercando di non pensare a quelle parole cosi dolci ma tristi .
《 Sì, dobbiamo entrare, io sono uscito ad aspettare te mentre il dottor Kanell la calmava.》 mi dice lui stringendomi la mano
《 Entriamo allora.》 dico io.
Entro nella stanza e vedo mia madre distesa su un lettino, i suoi capelli biondi si spargono sul cuscino e i suoi occhi verdi uguali ai miei, sono spalancati.
Una donna le inserisce qualcosa nel braccio con una siringa. Probabilmente tranquillanti.
Non riesco a guardarla, è più forte di me. Non riesco a vederla in queste condizioni.
Il dottore dandomi ancora le spalle, parla con lei di qualcosa che non riesco a capire
《 Guarda Abbie, c'è tua figlia.》 dice lui ad alta voce, sentendo i nostri passi.
Mia madre mi guarda e mi sorride con il suo solito sorriso dolce di quando danno qualche potente calmante, le sorrido anch'io e mi avvicino per accarezzarle il viso
《 Sono qui mamma.》 dico io .
《 Abbie come si chiama tua figlia?》 le chiede il medico alle mie spalle 《 Sì chiama Julia.》 risponde lei continuando a guardarmi e a sorridermi.
《 Bene devo parlare un attimo con tua figlia. Scusa se te la rubo.》 dice a mia madre e senza voltarsi.
Le mie sopracciglia si sollevano in una muta domanda.
《 Mi segua.》 mi dice lui, senza voltarsi a degnarmi di uno sguardo.
Entriamo in uno studio adiacente a quella piccola sala dove c'è mia madre.
《 Si sieda.》 dice .
Mi siedo e lo guardo per la prima volta sul serio da quando sono entrata.
Alto, biondo e occhi azzurri, all'incirca trenta anni, molto giovane e a quanto pare ha già successo come psicologo.
《 Allora signorina credo che lei debba venire qui per due giovedì. Per adesso voglio vederla solo due volte.》 Dice mentre scrive al PC probabilmente questo appuntamento, tra l'altro non richiesto.
《 Scusi ma non riesco a capire il motivo per cui io dovrei venire qui.》 dico io stranita.
Lui mi guarda intensamente con quei suoi occhi azzurri, e in quel momento mi inizio a sentire a disagio come non mai .
《 Penso che questo problema di sua madre influisca nella sua vita come in quella di suo padre. Suo padre viene qui una volta a settimana da solo, voglio da tempo che venga anche lei, so che questa di oggi è stata una situazione grave, ma ho colto la palla al balzo per dirle che sono disposto ad ascoltarla.》 mi risponde lui.
Ho pensato molte volte di andare da uno psicologo per le mie crisi nervose e per i miei attacchi di ansia, ma non l'ho mai fatto perché non ritengo nulla di tutto ciò così grave, quindi non ho intenzione d'iniziare proprio giovedì.
《 Non penso di averne bisogno.》 Dico io già nervosa per questa sua sfacciataggine.
《 Ne ho bisogno io Julia.》 Mi dice lui .
《 Ho bisogno di conoscere lei e di sapere come vive anche lei queste situazioni e queste crisi di sua madre. Io non le sto chiedendo se vuole venire. Lei deve venire e basta.》 dice lui facendo un sorrisetto provocatorio.
《 Lei non mi può obbligare.》 dico io stringendo i denti e iniziando già a non sopportarlo
a Mister "devifarequellochedicoio" .
《 Giovedì alle sei di pomeriggio, puntuale. Ora prego può andare.》 dice alzandosi e aprendomi l'altra porta collegata con la sala principale .
《 Arrivederci. 》 mi dice lui sorridendomi e aspettando una mia mossa.
Raccolgo tutto ed esco ma prima di poter replicare ancora una volta quella sua imposizione, lui mi chiude la porta in faccia.
Stronzo del cazzo.
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@ShelovesIreland grazie a te per il titolo di questo capitolo ♡
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How long must you wait for it?
RomantizmJulia incontra Robert quando sua madre ha una crisi, tra i due c'è subito un'antipatia reciproca ma è solo ciò che vogliono mostrare per non apparire subito per ciò che sono. Escono, si conoscono, entrambi si rivelano diversi da ciò che avevano pens...