Capitolo diciotto. (fine.)

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Il nostro nuovo appartamento era carino. Semplice, essenziale, ma comunque piacevole. Perfetto per me e Luke. Non ci servivano ricchezze o altre cose che invece l'altra gente reclamava tutti i giorni. A noi bastava la compagnia reciproca e un tetto sotto il quale vivere. Niente di più, niente di meno.

17 maggio 2017.

Coppie di innamorati festeggiavano per le strade. Coppie di tutti i tipi per così dire. Dalla finestra di casa mia guardavo due ragazze baciarsi, poi due ragazzi tenersi per mano e saltellare con coroncine di fiori in testa. Erano state abolite tutte le leggi contro le coppie gay e lesbiche e nessuno sembrava infastidito minimamente. Io e Luke decidemmo di restare a casa e festeggiare a modo nostro. E non pensate male! Beh, insomma si, anche in quel modo, ma per la maggior parte erano coccole... mh.

Ci fu un BUM di matrimoni in quel periodo, e tra i tanti anche quello tra me e Luke. Il giorno in assoluto più felice della mia vita! Fui io a chiedere la mano del mio compagno e Luke accettò subito saltandomi addosso.

Qualche tempo dopo.

Ero in salotto a rilassarmi sul divano e Luke dormiva in camera. Erano appena le sei di mattina, ma io non avevo sonno e per non cadere nella tentazione di svegliare Luke ero uscito dalla camera. Non che risolvesse molto la cosa!

Più o meno alle sette sentii un urlo dalla camera. Non poteva essere che Luke. Mi precipitai subito da lui e lo vidi sul letto con gli occhi sgranati e il viso sudato. Preoccupato mi avvicinai a lui e lo abbracciai forte.

-Era solo un incubo piccolo... solo un incubo.- ora piangeva. Aveva sognato suo fratello. Riuscì a dirmelo tra le lacrime. Quando si sentì meglio mi sdraiai accanto a lui.

-Non lasciarmi più solo ti prego...- sussurrò contro il mio collo. Non risposi perché vidi la porta della camera aprirsi e un bambino entrare. Luke si girò e sorrise in modo dolcissimo asciugandosi gli occhi ancora bagnati. Il bambino salì sul letto e si mise in braccio a me guardando Luke.

-Dovresti essere a dormire birbante...- dissi io divertito.

-Ma... perché papà ha gli occhi bagnati?- rispose lui con innocenza.

-Ha fatto un brutto sogno...- e il piccolo si mise tra le braccia di Luke.

-Era brutto brutto?-

Luke sorrise dolcemente accarezzando i capelli biondo paglia del bambino.

-No Ben... papà ora sta bene. Vuoi dormire ancora un altro po'? È presto per andare all'asilo.-

Ben non rispose mai, perché si era addormentato tra le braccia di Luke con un viso da angelo.

-Sai cosa penso, Luke?-

-Cosa?-

-Penso di non poter più avere niente dalla vita...-

-Eh perché?-

-Perché ormai voi siete il mio tutto... e non voglio altro.-

Era la mia famiglia. Il piccolo Ben era stato adottato quando non aveva neanche un anno. Il nome scelto da Luke in ricordo del fratello.

-Sai invece cosa penso io Michael?-

-Cosa?-

-Che ti amerò per sempre, nel bene e nel male.-

-Finché morte non ci separi, Luke.-

-Finché morte non ci separi.-

E così fu.

Amore in guerra. [MUKE]Where stories live. Discover now