"Potremmo dominare il mondo
Su un piatto d'argento
Dalla cattiva alla giusta luce
Fino ad un flusso aperto"[Kick ass]
~♧~
- Ti fermi a cena qui, Colin?- chiese mia madre.
- Mi stupirei se non lo facesse- commentai a bassa voce.
Ormai era come se alloggiasse a casa nostra, pur non essendo tenuto a pagare l'affitto. In compenso, però, Colin aveva appreso tattiche infallibili per battere mio padre ai vecchi videogames di Austin e per invadere la mia privacy, tanto che perfino lui era arrivato a stupirsi che ancora gli aprissi la porta quando suonava il campanello di casa nostra.
- La mia presenza ti irrita, Kimmy?
- Qualsiasi cosa di te mi irrita, Colin Newell.
Non era vero al cento per cento, ad essere sincera. Talvolta riusciva a risultare quasi di buona compagnia, ma quello era un dettaglio che lui non era tenuto sapere, e che io non ero ancora riuscita ad assimilare del tutto.
Sullo schermo della televisione comparvero una ad una diverse lettere, che andarono a comporre la parola "Game over". Colin appoggiò per terra il controller e mi fece cenno di sedermi a fianco a lui, sul pavimento. Per mantenere un certo distacco professionale, anche a costo di ostentare imperturbabilità, preferii optare per il divano.
- Sabato pensavo di dare una festa con qualche amico nella spiaggia sotto casa mia...- lasciò la frase in sospeso, ma il concetto era ben chiaro.
- Noi non siamo amici- risposi, catatonica.
- Migliori amici!- alzai un sopracciglio, rimanendo impassibile. - Lo siamo Kim, non puoi negarlo. Ti porto a scuola tutte le mattine, pranziamo ogni weekend insieme in quella tavola calda desolata che ti piace tanto, e la sera...
- Sei il ragazzo di mia sorella- lo interruppi. - Quando vi lascerete non ci rivolgeremo nemmeno più la parola.
Colin si tolse gli occhiali e strofinò le lenti sul tessuto della sua maglietta. Contrariamente ad ogni mia previsione, nemmeno accennò a ribattere. Rimase zitto. Con il senno di poi, forse il suo silenzio mi destabilizzò più di quanto qualsiasi sua risposta, positiva o negativa, avrebbe potuto fare.
- Oh, andiamo, non dirmi che davvero pensi che convolerete a nozze!
- Non adesso, è ovvio- affermò. - Ma chi può sapere cosa ha in serbo per noi il destino?
- Destino?- gli domandai, scettica.
Ero più che certa che Colin non credesse nell'inevitabilità del fato, esattamente come la sottoscritta. Avevamo sempre avuto un punto di vista simile sul mondo, io e lui, un comune approccio scientifico nei confronti della realtà. La sorte, il caso e la fortuna non erano mai stati concetti in grado di attirare la nostra curiosità, e proprio per questa ragione faticai, a primo impatto, a comprendere le sue parole. Percependo probabilmente una certa titubanza sul mio volto, Colin mi rivolse un sorriso rassicurante, accompagnato da un occhiolino.
- Si fa per dire, Kimmy.
Alle mie orecchie giunse un'inconfondibile moltitudine di scoppi tutt'altro che rassicuranti. Sadie arrivò in salotto e si affacciò dalla finestra che dava sulla strada, spostando leggermente la tenda celeste davanti al vetro. Io neanche mi preoccupavo, ormai, e Colin- sempre in veste di residente abusivo di Villa Hill- aveva imparato a farci l'abitudine. La zona in cui vivevamo sarebbe stata con ogni probabilità la più tranquilla di tutta Santa Monica, se non fosse stato per il vicino e per quella stupida Cadillac rossa anni '80 che si ostinava a guidare, nonostante cadesse quasi a pezzi.
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Mille Anime Disperse
Teen Fiction"Le onde, prima violente e impetuose, parevano ora aver assorbito un po' della sua calma. La distesa d'acqua salmastra davanti ai nostri occhi era tornata placida, quieta, quasi silente. Era tempo che non vedevo il mare tanto sereno, che regnava la...