7. Resistere

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"Quando conoscerò la tua anima, dipingerò i tuoi occhi."

[Amedeo Modigliani]

~♧~

Se per diciassette anni avevo creduto che lavare i piatti fosse uno tra i lavori meno retribuiti sulla faccia della Terra, da quel giorno potei affermare di essermi sbagliata. E intendo sbagliata completamente, sotto ogni, maledetto punto di vista. C'era decisamente di peggio.

Lavare un cavallo, ad esempio. Dover rimuovere ogni singola traccia di argilla dal manto di un equino batteva senza dubbio qualsiasi faccenda domestica. Soprattutto nello sfortunato caso in cui si dovesse nascondere il sopracitato animale da un padre con un drone dotato di telecamera, una madre con manie ossessive-compulsive, e un fratello minore terribilmente ficcanaso.

Contrariamente ad ogni mia previsione, era stato proprio Austin a darmi i maggiori problemi. Aveva insistito per sapere a tutti i costi che diavolo stessi facendo in garage, il motivo per cui mi ostinassi a tenere il volume della radio dell'auto di papà così alto, e perché da sotto il portone di quest'ultimo continuasse a filtrare dell'acqua tinta di rosso.

Provai a dirgli che mi stavo ripulendo dal sangue di un cadavere che avevo fatto fuori a mani nude, ma mi rispose che le mie prestazioni atletiche erano, e cito: "talmente pietose che non sarei riuscita nemmeno ad aprire un barattolo di marmellata", aggiungendo poi che solo io avrei potuto ascoltare stazioni radio con musica tanto pietosa.

Ovviamente la questione non si era conclusa lì, come non sarebbe stato difficile aspettarsi. Dovetti anche dargli dieci dollari per fargli tenere la bocca chiusa. Se avesse usato la sua curiosità per scopi didattici, prima della maggiore età avrebbe vinto la Medaglia Bruce per l'astronomia o cose simili, ne ero certa.

In ogni caso, pur avendo eliminato dal manto del cavallo qualsiasi traccia della conversazione intrattenuta la sera prima con il vicino, non avevo la più pallida idea di cosa farmene, di quell'animale. Non potevo di certo tenerlo, ma nemmeno abbandonarlo per le strade di Santa Monica. Sadie mi avrebbe uccisa, se lo avessi fatto. E per la cronaca, ero certa quel prototipo di decerebrato comunque chiamato Hunter Price avrebbe trovato il modo di tormentarmi anche nell'aldilà, per cui esclusi a priori la morte dalle soluzioni per liberarmi di lui.

Rimanendo i tema, a giudicare dalla canzone che lo svitato mi aveva gentilmente consigliato di ascoltare, ebbi l'impressione che non ci potesse essere vendetta migliore nei suoi confronti, se non quella passiva.

"Do you have the time to listen to me whine
About nothing and everything all at once?
I am one of those
Melodramatic fools
Neurotic to the bone
No doubt about it"

Già, qualcosa mi diceva che il modo più veloce per sbarazzarmi di lui sarebbe stato ignorare con tutta me stessa ogni suo tentativo di dialogo, anche a costo di arrivare sull'orlo di una crisi di nervi.

Qualcuno bussò per l'ennesima volta al portone del garage. Perché diavolo la gente in quella casa non era in grado di farsi gli affari propri? 

Non ricevendo nessuna risposta, chiunque si celasse dall'altra parte della lastra di metallo bussò ancora. Solo una persona poteva essere così insistente.

- Va' via, Austin!- Gridai, in modo da farmi sentire forte e chiaro.

Non udii più nulla. Nessun rumore, niente di niente. Silenzio di tomba. Doveva essersene andato. Grazie al cielo.

Dopo pochi secondi di quiete, mio fratello tornò a bussare con una certa insistenza. No: di certo non se n'era andato,

- La smetti?!- chiesi, un momento prima di aprire il portone di qualche centimetro.

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