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gennaio 10, 2020.
tokyo, al giorno d'oggi.
le forti urla al piano di sotto
erano più intense di quelle nella sua testa.non si trattava di un evento insolito, sentire le urla.
sia di quelle al piano di sotto che quelle dentro alla sua testa, erano come se fossero un pacchetto incluso; quando cominciavano quelle di sotto, la sua mente seguiva l'esempio, inondandolo con pensieri autodistruttivi, che urlavano ferocemente contro di lui, facendolo allontanare dalla realtà e deridendo la sua figura rannicchiata protettivamente sotto alle coperte pesanti con le mani fortemente premute contro le sue orecchie nel vano tentativo di zittire le urla.
ma non funzionava mai.
a volte, le urla al piano di sotto erano più intense di quelle nella sua testa.
sembravano succedere abbastanza spesso adesso, le forti grida causate dai continui litigi al piano inferiore tra sua sorella ed il suo ragazzo.
a volte, questi litigi - accesi e violenti - erano abbastanza lunghi da protrarsi per tutto il corso della notte, finendo con vetri in frantumi e strilli fragorosi che, molto probabile, avrebbero potuto svegliare tutto il vicinato.
a volte, invece, erano brevi e veloci - ma ugualmente accesi e violenti -, e finivano con sua sorella che piangeva silenziosamente nel loro soggiorno, nella inutile speranza di passare inosservata, non volendo disturbare suo fratello con i suoi problemi d'amore.
"è una cosa che succede tra le coppie," era quello che gli veniva detto da lei quando le ridervava uno dei suoi lunghi sguardi giudicanti. "un giorno capirai." (e, sinceramente, dubitava che lo avrebbe mai fatto.)
oggi, tuttavia, sembrava essere uno di quei litigi lunghi e turbolenti che probabilmente sarebbero durati tutto il trascorso della notte.
persino la musica a palla, che sembrava scoppiare dalle sue cuffie, non era sufficiente a mascherare il chiasso al piano di sotto che duravano ormai da almeno mezz'ora.
ogni tanto poteva udire attraverso la musica le parole che sua sorella ed il suo fidanzato si urlavano contro in soggiorno, facendogli strizzare gli occhi per trattenere le lacrime.
poteva sentire grida rabbiose, altre offensive e risatine ironiche, poi un momento di silenzio, abbastanza lungo da fargli credere che tutto fosse finalmente finito, quando invece, ecco, che la lotta proseguiva e si ripeteva dolorosamente, in modo atroce.
nero - viola.
«giyuu.»
con gli occhi ben chiusi e protettivamente nascosti, cercò di portare tutta la sua attenzione solo sulla musica che sbraitava dalle sue cuffie, ed ignorare sua sorella ed il suo ragazzo.
«giyuu?»
si muoveva a disagio sul letto, raggomitolato su sé stesso, premendosi ulteriormente le cuffie contro le orecchie. la musica gli stava facendo esplodere la testa.
«tomioka giyuu!»
spalancando gli occhi, si alzò di scatto e si tolse le coperte dalla testa, guardando spaventato verso la voce.
«sabito,» sussurrò, rilassandosi all'istante quando riconobbe i capelli color pesca del ragazzo che lo fissava dalla finestra semiaperta. «che stai facendo lì?»
«nella tua stanza?»
«sul tetto.»
«oh!» ridacchiò sabito, prendendo la sua reazione come un invito a saltare dentro in stanza. «stavo per suonare al campanello quando ho sentito tsutako-san e lo stronzo del suo ragazzo litigare, quindi ho pensato di venire direttamente in camera tua per salvarti. il modo più conveniente, insomma.»
«forse, invece, avresti dovuto suonare il campanello,» borbottò tomioka, mettendo via le cuffie e sedendosi sul letto. «avresti fermato le grida.»
uno sguardo ferito attraversò il volto di sabito. «merda-! mi dispiace.» disse, avvicinandosi a tomioka e sedendosi al suo fianco sul letto. «come ti senti?»
tomioka strinse gli occhi e si morse un labbro, sospirando, «nero-viola. blu.»
«capisco.» annuì sabito, mettendo la sua mano su quella di tomioka e stringendola dolcemente. giyuu si sporse di lato per appoggiare la testa sulla spalla di sabito. «vuoi uscire?»
«dove?» sussurrò tomioka, spostando la mano sotto quella di sabito finchè non sollevo il palmo, intrecciando le dita.
«ovunque,» rispose sabito con la stessa voce bassa, stringendo le dita di tomioka tra le sue. «nomina qualunque posto ed io ti ci porto.»
«nevica,» indicò tomioka, fissando i piccoli fiocchi di neve che cadevano dal cielo ed entravano nella sua stanza con il vento freddo dalla finestra spalancata. «tsutako-nee mi ucciderebbe se dovessi prendere un raffreddore.»
«allora è meglio che tu sia ben coperto.» ridacchiò sabito, alzandosi e trascinando tomioka con sé. tomioka borbottò mentre veniva spinto verso il suo armadio. «vai, vai, copriti bene, altrimenti lo farò io.»
tomioka sospirò, in piedi davanti allo specchio vicino all'armadio, «non ho scelta, vero?»
«certo che ce l'hai, amore mio.» sabito rispose, fermandosi al fianco di tomioka e guardandolo attraverso lo specchio, sorridendo dolcemente. i pochi centimetri di differenza tra loro erano più visibili quando erano vicini.«vuoi restare qui? potremmo coccolarci e guardare film insieme, forse fare anche un bagno...»
come se stesse aspettando che sabito parlasse, la discussione tra tsukako ed il suo ragazzo si fece più intensa, seguita da strilli e disperazione. tomioka rabbrividì.
«già, no.» rispose, andando di fretta al suo armadio ed armeggiando con i suoi vestiti invernali. sabito ridacchiò e gli baciò la tempia sinistra, voltandosi sui talloni verso la finestra, facendo roteare le chiavi della macchina sul dito.
«ti aspetto in macchina.»
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©/chuwuyas, (on archive
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i cieli sono blu come noi.
Fanficsabito x giyuu in un mondo in sfumature di grigio, tomioka è blu e sabito è pesca, il solo colore che riesce a distinguere ─ oppure, dove tomioka riesce ad esprimere i suoi sentimenti tramite i colori e sabito è il solo in grado di capirlo. ─ 𝘪𝘯...