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*Rebeka's pov*

Un mese.
Un mese passato senza vedere i miei amici, neanche Minho, nonostante siamo stati catturati insieme. Ho passato più di una notte immobile nel freddo e duro materasso dei lavoratori della WCKD, circondata dal silenzio e dall'oscurità, a chiedermi che fine avessero fatto.
Tutti i giorni mi aspettavano dieci minuti di camminata, scortata sempre dai dottori, fino ad arrivare al laboratorio principale, in cui rimanevo rinchiusa per ore.
La cosa che più mi rendeva confusa era che io di quelle ore non ricordavo assolutamente nulla, sapevo solo che entravo prima di pranzo e uscivo subito dopo cena. Niente pasti nel mentre, solo una poltiglia indefinita che mi veniva consegnata ogni sera sempre allo stesso orario tramite una porticina di vetro scorrevole tagliata nella porta d'acciaio d'ingresso alla mia 'stanza', sempre se così si potesse chiamare, che veniva aperta solo la mattina quando mi venivano a prendere.
Una mattina, mentre mi stavo dirigendo come al solito verso il laboratorio principale, vidi Teresa.
Era ferma dietro ad una spessa vetrata trasparente che mi divideva dalla comunità scientifica, e mi scrutava dal basso all'alto.
Ero sicura di stare uno schifo, ma non mi importava.
Non feci neanche in tempo a provare a dire qualcosa che Janson mi raggiunse con passo svelto.
"Buongiorno Rebe, che mi racconti?" chiese sorridendo.
"Non mi chiamare mai più così" sputai a denti stretti mentre i dottori che mi accompagnavano iniziarono a stringermi le spalle per tenermi ferma.
"Caratterino... comprensibile. Oggi però ho una novità per te: non andrai al laboratorio, bensì mi seguirai nel mio studio, ho qualche domanda da farti" rispose lui facendo cenno agli uomini che mi sostenevano di seguirlo.
Non avevo neanche la forza di ribellarmi.
Ero fermamente convinta che non potesse andare peggio, che altro avevano da togliermi dopotutto?
Gli uomini mi fecero entrare nell'ufficio subito dopo Janson, e riuscì a vedere Teresa affiancata da una donna vestita di bianco. Ava Paige.
D'istinto strinsi i pugni prima che i dottori mi facessero sedere non esattamente in modo delicato sulla poltrona scura davanti ai tre.
"Come dicevo prima, avrei qualche domanda da farti, Rebe" disse Janson, evidenziando chiaramente il mio nome alla fine della frase.
Dio solo sa quando avrei voluto alzarmi in piedi e piantargli un proiettile in testa.
"Dove sono gli altri?" chiese all'improvviso piegandosi verso di me.
Lo guardai con uno sguardo misto tra il disprezzo e la confusione. Io non ne avevo idea.
"Non lo so" mi limitai a rispondere guardandolo negli occhi con decisione.
"Devo ripetere la domanda?" ribatté l'uomo visivamente stressato.
"Ripetere la domanda non mi farà magicamente trovare una risposta. Semplicemente non ne ho idea" ribattei acida alzando un sopracciglio.
Però avrei così tanto voluto sapere dove fossero finiti.
"Ha ragione, basta con lei. Passiamo al soggetto A7" disse d'un tratto Teresa.
Minho. Stava parlando di Minho.
E sicuramente non l'avrebbero trattato con delicatezza.
"Cosa avete intenzione di fargli?" esclamai provando ad alzarmi, notando solo in quel momento che i miei polsi erano legati alla poltrona con delle larghe e strette cinture marroni.
Teresa mi si avvicinò e mi mise una mano sulla spalla mentre Ava Paige e Janson iniziavano a parlare tra di loro con un tono di voce così basso che anche a me sembrava difficile da comprendere. O forse erano solo gli allucinogeni.
Riuscì a vedere la ragazza passarmi qualcosa, appoggiandomelo delicatamente nella manica della giacca. Era di metallo freddo, ed ero sicura che se non fossi stata attenta mi avrebbe tagliato.
"Sta attenta" mormorò prima di raggiungere nuovamente gli altri due.
La guardai male e in quel momento capì che mi aveva lasciato un bisturi da laboratorio, come se stando lì ferma ne avessi avuto bisogno.
Lanciai a mia sorella uno sguardo interrogativo, quando Janson fece cenno verso gli uomini che mi avevano fatto sedere prima di sollevarmi.
"Non accadrà nulla a Minho così come non accadrà nulla a te. Devi fidarti di noi" disse Ava accennando un sorriso.
"Capirete che dopo tutto quello che ci è successo è l'unica cosa che non posso fare" risposi sospirando e cercando di mantenere la calma.
Cosa che persi totalmente quando dei dottori mi misero bruscamente le mani sulle spalle.
"Che avete intenzione di fare?" quasi gridai iniziando a dimenarmi con ancora più forza di prima.
Ebbi un dejavu: esattamente come quando venni catturata, più mi dimenavo e più uomini accorrevano per tenermi ferma sul posto.
Janson si avvicinò a me con un ago da almeno sette centimetri stretto in mano.
Il viso dispiaciuto di Teresa alle sue spalle fu l'ultima cosa che vidi.

Maze Runner || IS THIS THE END?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora