3.

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*Ashley's pov*

Il giorno dopo Jorge e Jackson ci convocarono tutti in salone, non stettero neanche a spiegarci il perché, semplicemente era una questione 'di vitale importanza'.
Entrai nella stanza seguita da Thomas, che si accomodò accanto a me sul divano.
Eravamo i primi ad arrivare, seguiti poi da Newt e da altri uomini che però non conoscevo, doveva trattarsi dei Capi delle piccole sedi del Braccio Destro.
"Sono sicuro che chiunque in questa stanza si starà chiedendo perché siete qui" esordì Jackson alzando le braccia.
"E ve lo diremo subito, questa volta non siamo portatori di cattive notizie" aggiunse sorridendomi.
Ricambiai lo sguardo e appoggiai i gomiti alle ginocchia, volevo proprio sentirla questa.
"Abbiamo rintracciato un treno, sappiamo perfettamente dove va e che cosa porta" disse Jorge incrociando le braccia.
"Esattamente cosa?" chiese uno dei Capi alzando un sopracciglio con curiosità.
"Cavie. Ragazzi, ragazze, di tutte le età e provenienze. I vostri amici potrebbero trovarsi là" rispose l'uomo mentre i suoi occhi si illuminavano leggermente.
Sgranai gli occhi, non volevo crederci.
Rebeka e Minho, potevamo salvarli. Avevano una possibilità.
Non mi accorsi neanche che nella stanza era partito un animato vociare da parte di tutti i membri della platea, qualcuno diceva che dovevamo andare a salvarli, qualcun altro invece sosteneva di stare nascosti e che ormai erano andati.
"Perché rischiare la vita per dei ragazzini?" chiese uno degli uomini che non conoscevo, proprio a sostegno di quest'ultima opzione.
Volevo alzarmi e dire qualcosa, ma appena feci trasparire le mie intenzioni Thomas mi poggiò una mano sullo stomaco e mi fece cenno di rimanere seduta. Sospirai e guardai Newt, seduto di fronte a noi, sul punto di scoppiare.
"Quei ragazzini di sono la nostra famiglia. Scommetto che ognuno di voi in questa fottuta stanza conosce qualcuno che è stato rapito. E vi dirò di più, sono stato sottoposto alle prove del Labirinto per due anni. Avete idea di quanto cacchio di tempo sia? Conosco alla perfezione le sensazioni che si provano, e sono le stesse che quei ragazzi provano tutti i giorni. Non vi sentite in dovere di fare qualcosa?" esclamò il biondo alzandosi in piedi.
Gli sorrisi leggermente, mi aveva tolto le parole di bocca. Thomas gli fece un cenno di solidarietà che purtroppo non colsi a pieno.
"Ha ragione, abbiamo il dovere di prendere una posizione" ribattei io, questa volta cercando di contenermi e rimanendo al mio posto.
"Volete salvare solo i vostri amici, non fate i paladini della giustizia!" ribatté a sua volta lo stesso uomo di prima.
"Forse non hai capito, dobbiamo salvare tutti quei ragazzi. I nostri amici sono un bonus e il loro pensiero ci motiva ogni giorno ad andare avanti. Ma abbiamo il dovere di aiutare ogni singolo di loro" risposi alzando il tono della voce.
Tutti i partecipanti annuirono all'unisono, quasi meccanicamente, zittendo così l'uomo, che iniziò a pensarla esattamente come noi.
"Qual è il piano?" chiese Thomas.
"Semplice: domani a mezzogiorno in punto quel treno passerà dalla ferrovia che avete oltrepassato per venire qui. Dovremo riuscire a staccare i vagoni che ci interessano e così facendo trovare un modo per portarli via" iniziò Jackson prima di venire interrotto da Jorge.
"A quest'ultimo punto ci penserò io, Brenda vi darà una mano con gli scienziati" disse quest'ultimo annuendo guardando nel vuoto.
Non che l'idea di vedere Brenda mi esaltasse più di tanto, ma avevamo bisogno di tutti se dovevamo salvare i ragazzi.
Mi soffermai su questa frase, nell'ultimo mese non avevo fatto molto oltre a tormentarmi sulla loro scomparsa, e ora avevamo la possibilità di salvarli entrambi e io non potevo crederci.
Mi voltai verso Newt e lo vidi nella mia stessa situazione, sollevando e abbassando il piede freneticamente, mordendosi le unghie. Allo stesso tempo però non ricordavo di averlo visto così estasiato, aveva una nuova luce negli occhi, dava speranza anche a me.
Intrecciai le dita con quelle di Thomas, anche lui aveva un sorriso stampato in faccia e gli occhi lucidi. Chissà, magari saremmo tornati gli stessi di sempre.
All'improvviso un rumore alla porta ci fece voltare riscuotendomi a mia volta dai miei pensieri, quando quest'ultima si aprì con un suono secco ci ritrovammo davanti tre uomini vestiti con delle specie di giubbotti antiproiettile neri, con il volto coperto da delle maschere altrettanto scure.
Il silenzio calò completamente sulla stanza mentre quello più avanti si toglieva la maschera, rivelando i suoi occhi grigi e i capelli corti biondo cenere.
"Cosa ci siamo persi?" domandò incrociando le braccia. Avrei riconosciuto quella voce dovunque.
Era Gally.

Maze Runner || IS THIS THE END?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora